Martina Mariani | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ Passaggi Festival. Libri vista mare Mon, 20 May 2019 09:18:25 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.5.1 https://2020.passaggifestival.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-nuovo-logo-passaggi-festival_rosso-300x300-1-32x32.jpg Martina Mariani | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ 32 32 Giornata Internazionale dei Musei https://2020.passaggifestival.it/giornata-internazionale-musei-passaggi-festival/ Mon, 20 May 2019 09:18:25 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=63453 Dal 1977 si tiene la Giornata internazionel dei Musei, una giornata in cui poter visitare grauitamente i musei della propria città.

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Ogni anno si celebra la Giornata Internazionale dei Musei. Quest’anno si è tenuta il 18 maggio. La città di Fano ha tenuto aperti i propri musei fino a mezzanotte.

Musei come hub culturali: il futuro della tradizione

È questo il tema scelto per l’edizione della Giornata Internazionale dei Musei 2019 che si è appena conclusa.

Per questa edizione si è deciso di focalizzarsi sul nuovo ruolo adottato dai musei al giorno d’oggi, ossia come se i Musei fossero degli attori nelle loro rispettive città.

Perché sì, il mondo è in continua evoluzione, e con esso anche i musei stanno cambiando.

In una società sempre più frenetica e frettolosa, i Musei si son dovuti evolvere per stare al passo di questi nuovi ritmi, ma si sa: i Musei rappresentano qualcosa di antico, già successo, qualcosa che va conservato più a lungo possibile.

Tutto il contrario di ciò che sta avvenendo nel mondo, dove quello che è accaduto ieri è già dimenticato.

Ecco che i Musei hanno trovato il modo di conservare testimonianze del passato e allo stesso tempo essere moderni ed interattivi, per attirare l’attenzione di un pubblico sempre più digitalizzato, attraverso l’istituzione della Giornata Internazionale dei Musei.

Origine della Giornata Internazionale dei Musei

Organizzata da ICOM (International Council Of Museums) dal 1977, ogni anno viene scelto un tema cardinale per sottolineare l’importanza dei Musei come protagonisti nello sviluppo della società.

Ogni anno, gli eventi possono durare un giorno, un fine settimana o anche una settimana intera.

Inoltre, dal 2011 in Europa viene celebrata la Notte Europea dei Musei il sabato precedente la Giornata Internazionale dei Musei: l’iniziativa invita a visitare i Musei gratuitamente fino all’una di notte, concedendo al pubblico una diversa prospettiva di quelle che sono le meraviglie conservate.

I Musei di Fano

La nostra città offre diversi Musei, quali:

il Museo Archeologico e la Pinacoteca del Palazzo Malatestiano, palazzo voluto da Pandolfo III Malatesti nella prima metà del Quattrocento, al quale si accede dalla Piazza XX Settembre e nel quale sono conservate le raccolte civiche di Fano.

Il Museo custodisce reperti di diversi periodi storici ritrovati a Fano e dintorni, anche di natura pittorica;

la Pinacoteca di San Domenico, una Pinacoteca d’arte sacra contenente la chiesa medioevale, gli altari tardo-barocchi e le opere di Gasparoli, nonché la pala d’altare del Guercino titolata lo “Sposalizio della Vergine”, le tele di Cantarini, Ceccarini, de Magistris, Guerrieri, Barocci, Zuccari e altri importanti pittori del XVII secolo;

il Museo delle Scienze Naturali presso il palazzo Bracci Pagani, ospitante circa 5000 pezzi fossili e minerali locali dedicati ad esposizioni artistiche e bibliotecarie;

la Quadreria della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, comprendente tredici dipinti nella “Sala dei Ritratti” e quattordici dipinti nella “Sala delle nature morte”.

Questo campus artistico rappresenta la collezione più vasta di nature morte maginiane al mondo;

il Museo Diocesano, contenente opere di proprietà della Diocesi o provenienti da chiese dismesse e prestiti.

È suddiviso in due sezioni, Lapidario e Raccolta Museale;

il Museo Etnico Bagnaresi presso il Palazzo Malatestiano, ricco di raccolte ottenute da quarant’anni di viaggi nei cinque continenti da parte della signora Maria Teresa Bagnaresi, per un totale di 2600 oggetti tra maschere, statue, armi da taglio, avori, cesti e gioielli;

per ultimo, ma non per importanza, il Complesso Monumentale San Michele, contiguo all’Arco d’Augusto, che racconta la storia della Via Flaminia, utile per la promozione del territorio.

Fano e le sue bellezze

Per chi si fosse perso questo appuntamento che si rinnova ogni anno, è sempre possibile visitare i Musei dei quali la città di Fano, e non solo, ne è ricca.

È di Fano il patrimonio artistico più eterogeneo della provincia che, ancor prima di entrare dentro i sui musei, accoglie il visitatore con l’Arco di Augusto, le mura Romane, la Rocca Malatestiana e tanti altri “pezzi” museali esposti sempre, agli occhi di tutti.

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L’allunaggio, un grande passo per l’umanità https://2020.passaggifestival.it/allunaggio-passaggi-festival/ Tue, 19 Mar 2019 08:30:23 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=62908 Il 21 luglio 1969 è una data importante per la storia dell'umanità: avviene l'allunaggio, il primo viaggio dell'uomo sulla Luna.

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Nel 2019 ricorre il cinquantesimo anniversario dell’allunaggio, un evento fondamentale nella storia dell’uomo.

21 luglio 1969, ore 02:56 UTC

Neil Armstrong mette piede sulla Luna e sarà per sempre ricordato come il primo uomo ad averlo fatto nella storia.
Apollo 11 è la prima missione spaziale ad aver accompagnato degli uomini sulla Luna e questi erano gli statunitensi Neil Armstrong, appunto, e Buzz Aldrin.

L’allunaggio è avvenuto sei ore prima del contatto tra il piede dell’uomo e il suolo lunare, precisamente il 20 luglio 1969 alle ore 20:17:40 UTC.

«That’s one small step for [a] man, but [a] giant leap for mankind.» sono le emozionanti parole dette da Armstrong in quel prezioso momento, parole che rimarranno impresse nella mente di tutti quei bambini che stavano seduti sul divano sulle gambe dei propri genitori ad aspettare trepidanti che la storia dell’umanità cambiasse per sempre.

Il piede di Aldrin si posò sulla Luna 19 minuti dopo quello di Armstrong ed entrambi trascorsero all’incirca due ore e un quarto sul satellite naturale della Terra e, durante questo tempo, raccolsero 21,5 kg di materiale da riportare.
La missione terminò il 24 luglio con un ammaraggio nell’Oceano Pacifico.

Durante tutta la durata della missione, Michael Collins rimase nell’orbita lunare mentre gli altri “camminavano” sulla Luna.

Il sogno lunare

Negli anni ’50 e ‘60 gli Stati Uniti d’America combattevano la “guerra fredda” contro l’Unione Sovietica, e fu proprio il paese del socialismo reale, il 4 ottobre 1957, ad inviare il primo satellite artificiale nello spazio, lo Sputnik 1.

Questo grande successo fu poco gradito dalla fazione rivale, che vedeva la Russia dimostrare con spavalderia la propria potenza – e anche la propria pericolosità – in tutto il mondo e ciò comportò la nascita della “corsa allo spazio”: il presidente americano di allora, Dwight Eisenhower, diede inizio al “Programma Mercury” con l’obiettivo di portare l’uomo nell’orbita terrestre.

Ma questo non bastò a fermare la potenza sovietica nel raggiungere il primato della nazione che per prima riuscisse anche a raggiungere fisicamente lo spazio: il sovietico Yuri Gagarin fu il primo essere umano a volare nello spazio e il primo ad orbitare intorno alla Terra, nell’aprile del 1961.

Dopo neanche un mese, fu un americano a compiere un volo suborbitale, Alan Shepard, ma il primato russo non era stato ancora digerito dall’America.

Ora, il presidente degli Stati Uniti d’America era John Kennedy, il quale temeva che agli occhi delle Nazioni Unite e del mondo intero l’America apparisse inferiore agli altri Paesi, e soprattutto della Russia.

Considerando che l’Unione Sovietica vantasse i migliori missili, si apriva agli occhi dell’America un percorso faticoso per raggiungere il livello di questa e, ovviamente, per superarlo.

L’America sogna l’allunaggio

Così Kennedy affermò, il 25 maggio 1961:

Credo che questa nazione si debba impegnare a conquistare l’obiettivo, prima della fine del decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e di farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Nessun progetto spaziale di questo periodo sarà più impressionante per il genere umano, o più importante per l’esplorazione spaziale; […]

Proponiamo di accelerare lo sviluppo del veicolo lunare appropriato. Proponiamo di sviluppare alternativamente dei booster con carburante solido e liquido, molto più grandi di quelli attualmente in sviluppo, finché non sarà certo quale sarà il migliore.

Proponiamo fondi aggiuntivi per lo sviluppo di altri motori e per esplorazioni senza equipaggio che sono particolarmente importanti per uno scopo che questa nazione non trascurerà mai: la sopravvivenza dell’uomo che per primo farà questo audace volo.>>

Inoltre, secondo Kennedy non sarebbe stato solo un uomo a raggiungere la Luna, bensì l’intera nazione. Il suo programma con questo obiettivo aveva il nome di “Programma Apollo” e, dopo varie prove mal riuscite, l’Apollo 11 raggiunse finalmente la Luna.

Scelte formali prima del lancio

Poiché all’equipaggio delle missioni Apollo precedenti venne data la libertà di nominare a proprio piacimento le navicelle utilizzate, e per Apollo 10 si optò per Charlie Brown e Snoopy, si preferì riservare per Apollo 11 dei nomi più seri, come se la causa del fallimento fossero stati i nomi troppo scherzosi.

Così, si diede al modulo di comando il nome Columbia, da Columbiad, il grande cannone che sparava la navicella verso la Luna nel romanzo di Jules Verne, “Dalla Terra alla Luna”; invece il Modulo Lunare Apollo (LEM) venne chiamato Eagle, l’uccello simbolo degli Stati Uniti d’America.

Inoltre si scelse di usare il numero arabo “11” anziché il numero romano “XI” per evitare che alcune nazioni non lo comprendessero.

Sito di allunaggio

Inizialmente la NASA annunciò di aver trovato cinque possibili siti di allunaggio, dopo anni di studi sulle fotografie ad alta risoluzione della superficie lunare acquisite dalle sonde inviate.

Infatti, nemmeno i migliori telescopi riuscivano a permettere una buona osservazione della superficie lunare.

Così, la selezione del migliore sito di allunaggio si basava sui seguenti criteri:
– era necessario usare un sito pianeggiante e con pochi crateri;
– importante avere un percorso libero da ostacoli per evitare errori da parte del radar di atterraggio;
– considerare i possibili ritardi nel conto alla rovescia del lancio;
– calcolare una traiettoria di ritorno libero per la navicella;
– godere di una buona visibilità per l’atterraggio;
– raggiungere l’obiettivo con minor propellente possibile.

Attenzione mondiale

Riguardo al primo passo da compiere sulla Luna, alla prima conferenza stampa venne chiesto: “Chi di voi signori sarà il primo uomo a mettere piede sulla superficie lunare?”, ma ancora nessuno lo sapeva, o perlomeno così risposero.

Si stima che circa un milione di spettatori abbiano assistito al lancio dell’Apollo 11, riempiendo le strade e le spiagge vicine al sito di lancio. Vi erano inoltre 19 governatori statali, 40 sindaci, 60 ambasciatori e 200 membri del congresso, 3500 circa media (dei quali due terzi appartenente agli Stati Uniti e i restanti ad altri 55 Paesi).

Il lancio venne trasmesso in diretta tv in 33 Paesi e si stima che 25 milioni di spettatori fossero solo quelli degli Stati Uniti e milioni di persone ascoltarono l’evento via radio.

Tutto pronto per partire

Alle 12:52:00 UTC del 20 luglio, Aldrin e Armstrong entrarono nel modulo lunare Eagle e si preparano per la discesa verso la Luna e così, alle 17:44:00, Eagle si separò dal modulo di comando Columbia.

Armstrong esclamò fiero: “The Eagle has wings”, cioè “L’Aquila ha le ali!”.

Ad un certo punto ci furono dei segnali di allarme da parte del computer di navigazione, indicati dai codici 1202 e 1201, facenti parte della sezione “Executive alarm”, ma fortunatamente si rivelò tutto un falso allarme. Gli astronauti non correvano alcun pericolo.

L’allunaggio: il grande sogno di Kennedy

Una volta sulla superficie del satellite, disposero le attrezzature necessarie per installare l’Early Apollo Scientific Experimenti Package e issarono la bandiera americana.

Dopodiché studiarono il sito dell’allunaggio, fecero fotografie e raccolsero dei campioni di roccia. Armstrong posò un campione di roccia in una busta che poi conservò nella tasca della sua tuta spaziale.

Fu così che tantissime persone poterono vedere in diretta le immagini delle impronte umane sulla Luna, simbolo del grande passo compiuto dall’umanità.

Quel giorno, non solo venne realizzato il grande sogno di Kennedy di vedere un uomo americano sulla Luna prima della fine degli anni ’60, ma quel giorno si capì che il test di Apollo 11 funzionava e che quindi esso potesse essere l’iniziatore per tutte le missioni successive!

Ritorno sulla Terra

astronauti allunaggio passaggi festivalDopo aver dormito e riposato, si prepararono a tornare sulla Terra, portando con loro non solo reperti lunari e fotografie, ma anche tanta soddisfazione e la consapevolezza di aver compiuto un’opera importantissima per tutti, destinata ad essere ricordata per sempre di genenerazione in generazione: sapevano che per il mondo loro non sarebbero mai morti.

Atterrarono sulla Terra poco prima dell’Alba, alle 16:51 UTC nell’Oceano Pacifico, impattando violentemente con l’acqua e finendo a testa in giù per ben 10 minuti, per poi tornare nella posizione naturale grazie ai galleggianti:

Va tutto bene, la nostra lista di controllo è completa, aspettiamo i nuotatori“, fu l’ultima trasmissione ufficiale di Armstrong dal Columbia.

Inutile descrivere i grandi festeggiamenti di cui godettero i tre astronauti al loro ritorno dall’allunaggio; festeggiamenti ai quali parteciparono sei milioni di persone, e che furono solamente l’inizio di un gigantesco tour mondiale di 38 giorni al quale parteciparono i tre eroi in 22 paesi al di fuori dell’America.

Ancora oggi questo grande evento affascina grandi e piccini e quella data, il 21 luglio 1969, è rimasta impressa a tutti, anche a coloro che ancora non erano nati o che erano troppo piccoli per aver vissuto in diretta questo avvenimento, perché non importa quale anno sia oggi: ogni volta che si rivedono quelle immagini è il 21 luglio 1969 per tutti.

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Altiero Spinelli e il desiderio di un’Europa libera e federale https://2020.passaggifestival.it/altiero-spinelli-europa/ Mon, 11 Feb 2019 16:43:52 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=62715 Sviluppa un'idea differente rispetto ai suoi compagni: ha un'idea di Europa libera ed unita, un'Europa federale con una moneta unica, un esercito ed una politica estera unica anch'essa.

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Altiero Spinelli Passaggi Festival

Altiero Spinelli nasce a Roma il 31 agosto 1907. Fin da subito manifesta un forte interesse per la politica, tant’è che a soli 15 anni, al tempo del primo governo Mussolini, la sua coscienza politica è già matura e nel 1924, all’età di 17 anni, si iscrive al Partito Comunista affermando con decisione: “l’ho fatto, come si diventa prete, con la consapevolezza di assumere un dovere e un diritto totalizzanti”.

Fa riferimento alla figura del prete non per fede –anzi, era fermamente laico- ma perché, come un prete, si sente di svolgere una missione straordinaria, necessaria da compiere, un importante impegno morale da assolvere per il bene di tutta la comunità.

Un ragazzo operoso

Entrato in clandestinità, fugge a Milano, dove viene apprezzato da Antonio Gramsci per la sua serietà, la sua maturità e la sua prudenza, nonché per la sua vivacità nel lavoro: Gramsci si rese conto di come quel ragazzo fosse diverso da tutti gli altri che frequentavano l’ambiente gramsciano.

“Da quando ero entrato nella clandestinità mi ero dato lo pseudonimo di Ulisse, perché nel mio animo risuonavano ancora, da quando li avevo letti per la prima volta sui banchi della scuola, i versi:
«… Fatti non foste per viver come bruti – ma per seguir virtute e conoscenza … »
Come l’eroe dantesco potevo dire di me e de «li miei compagni» che «… dei remi facemmo ali al folle
volo … ». Ed ora il turbine mi si era levato contro; mi aveva sommerso; il volo era finito.” (Come ho tentato di diventare saggio, ed. Il Mulino)

Infatti, questo forte sentimento politico gli riserva all’età di 20 anni, il 3 giugno 1927, una condanna di arresto a 16 anni e 8 mesi per attività sovversiva, da scontare in carcere e poi al confino: trascorre quindi dieci anni tra i penitenziari di Roma, Lucca, Viterbo e Civitavecchia e poi 6 anni al confino, prima a Ponza e poi a Ventotene.

La libertà di pensiero

Durante gli anni del carcere matura un profondo dissenso per le azioni di Stalin e del comunismo sovietico, dissenso al quale approda in seguito a numerose riflessioni che gli suscitano un forte disagio nei confronti della Russia, l’unico posto al mondo nel quale venivano sperimentati gli ideali di socialismo, in maniera però discordante: regnava la mancanza di libertà.

Come spiegherà più tardi nel suo libro autobiografico “Come ho tentato di diventare saggio”,
“togliere la libertà di pensare, mentire con me stesso, rinunziare alla libertà del mio pensiero: non era però mai stato scritto nel patto fra l’anima mia e il comunismo, ed è contro questo scoglio che ha fatto naufragio la prima parte della mia vita.” Non accettava che venissero meno queste condizioni basilari della vita dell’uomo e, per questa sua opposizione, nel 1937 viene espulso dal partito comunista.

Il Manifesto di Ventotene

Arriva a Ventotene il 13 luglio 1939 per concludere gli ultimi anni di confino e qui incontra Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, la moglie di quest’ultimo.
Insieme cercano spunti per un’azione politica che permetta di formare un’Europa pacificata e propongono una federazione che unisca sotto una reale legge comune i popoli: nasce così “Per un’Europa libera ed unita”, ossia un’Europa federale con una moneta unica, un esercito ed una politica estera, unica anch’essa.
L’idea federalista non viene però accolta dai confinati di Ventotene e così loro sono visti come intellettuali borghesi che hanno poco a che fare con il radicalismo della lotta antifascista.

Il progetto, poi nominato “Il manifesto di Ventotene”, scritto nell’inverno del 1941 durante il confino fascista sull’isola, ha come modello gli Stati uniti d’America e ciò a molti appare come una provocazione.

Rimangono isolati: i comunisti tolgono loro il saluto e la possibilità di mangiare insieme nella mensa comune e ciò a conferma dell’idea maturata da Spinelli di quanto gli ideali comunisti non vengano davvero praticati.

L’incontro con Ursula

In questa tesa atmosfera però, accade qualcosa di molto importante tra Altiero e Ursula: i due, improvvisamente, si rendono conto dell’esistenza reciproca, nonostante quello non sia il loro primo incontro.

“Una sera, poco prima di tornare nei cameroni, mentre stavamo bevendo lentamente il passito in piedi al banco del bar, accadde che Ursula e io, mentre stavamo parlando di non so più cosa, ci guardammo sgomenti, sentendoci infinitamente distanti dai compagni che a due passi da noi conversavano fra loro, di chissà cosa. Durò un istante, che ad entrambi sembrò un’eternità. Rientrai nel camerone un po’ stordito, come se avessi bevuto una bottiglia intera di passito, con la testa vuota, senza pensare a nulla.”
Così parla Altiero Spinelli nel suo libro autobiografico del forte folgore provato una sera qualunque per la donna che amerà e dalla quale nascerà la figlia Barbara.

Ed è la stessa figlia Barbara che, molti anni dopo, ritrova il padre nel pensiero di Max Weber;
pensiero nel quale lo stesso Spinelli si rispecchia:
“La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non sarebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile.

“Ma colui che può accingersi a questa impresa deve essere un capo; non solo, ma anche in un certo senso molto sobrio della parola, un eroe.
E anche chi non sia né l’uno né l’altro, deve forgiarsi quella tempra d’animo tale da poter reggere anche al crollo di tutte le speranze, e fin da ora, altrimenti non sarà neppure in grado di portare a compimento quel poco che oggi è possibile. […]
Solo un uomo siffatto ha la vocazione per la politica.”

La perseveranza nella ricerca di un’Europa Federale

“…occorre fin d’ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far sorgere il nuovo organismo, che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa: un largo stato federale.
Se ci sarà nei principali paesi europei un numero sufficiente di uomini che comprenderanno ciò, la vittoria sarà in breve nelle loro mani, perché la situazione e gli animi saranno favorevoli alla loro opera, e di fronte avranno partiti e tendenze già tutti squalificati dalla disastrosa esperienza dell’ultimo ventennio.”  (Euxit. Uscita di sicurezza per l’Europa; il Manifesto)

Questo è il forte pensiero che accompagna Altiero Spinelli in questi anni precedenti al grande evento della caduta del governo Mussolini. Il 25 luglio 1943 infatti, mentre terminava la sua pena, cade il regime fascista, ma le lungaggini della macchina statale ritardano il rilascio di quelli di Ventotene che, stanchi, il 7 agosto mandano una lettera al capo del governo Badoglio in cui auspicano inoltre l’inserimento del paese in un’Europa libera.

Il 19 agosto vengono rilasciati e Spinelli si reca subito a Milano per organizzare il convegno che decreta la nascita del movimento federalista europeo: è il 27 agosto.

Dopo l’armistizio e la fuga del Re, Spinelli si rifugia in Svizzera e qui elabora con i federalisti un documento che indica l’urgenza di formare una confederazione di stati europei con un governo transnazionale, eletto direttamente dal popolo.

Dopo essersi liberati dal nazismo, l’Italia è divisa però in due blocchi di influenza. La guerra fredda sta per iniziare e l’Europa Federale ancora è solo un pensiero lontano.

Spinelli crede che per creare questo federalismo, bisogna abolire la sovranità degli stati, cioè tagliare le radici del nazionalismo europeo che è stato all’origine delle due guerre del ‘900. L’idea di Altiero Spinelli è però condivisa solo da una minoranza in quanto si scontra con le necessità di ricostruzione del Paese dopo la distruzione causata dalla guerra.

Gli intellettuali solitari possono cambiare il mondo

L’ideologia di Europa di Altiero Spinelli supera tutte le altre ideologie politiche in vigore, è un’idea di Europa intesa non tanto dal punto di vista economico, ma piuttosto dal punto di vista culturale come Unione vera e propria tra i popoli di tutti i Paesi membri, per evitare che l’orrore vissuto già più volte a causa dell’egemonia di una Nazione sulle altre non si ripeta.

Nonostante il suo fosse un pensiero minoritario, molti aspetti dell’Europa di oggi lo rispecchiano. Tuttavia, rimane il problema di superiorità economica di alcuni Paesi su altri, e quindi il pensiero di Spinelli è ancora attuale: eliminare che il pesce grande mangi il pesce piccolo.

Gli ultimi operosi anni

Altiero Spinelli viene eletto deputato nelle liste del Partito Comunista Italiano, di fronte al quale si presenta, nel 1976, alle elezioni politiche italiane per la Camera dei Deputati, come indipendente di sinistra.

Sempre in questo periodo viene eletto componente del Parlamento Europeo, del quale rimane membro per ben dieci anni.

Muore a Roma, sua città di nascita, il 23 maggio 1986, dopo una intensa vita volta all’unificazione e alla parità tra gli Stati con un risultato formidabile di Unione Europea, seppur imperfetta.

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