Teresa Mallucci | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ Passaggi Festival. Libri vista mare Tue, 08 Sep 2020 08:41:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.5.1 https://2020.passaggifestival.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-nuovo-logo-passaggi-festival_rosso-300x300-1-32x32.jpg Teresa Mallucci | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ 32 32 Da Rosalind Franklin a Margaret Hamilton, la scienza si fa donna https://2020.passaggifestival.it/aperitivo-universita-camerino-donne-scienza/ Tue, 08 Sep 2020 08:37:58 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75132 Il resoconto dell'incontro con Barbara Re dell'Università di Camerino su donne e scienza.

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Tre storie appassionanti di tre donne appassionate. Una la passione in comune: la scienza.
Così è cominciato l’incontro organizzato dall’Università di Camerino, il cui scopo era appunto quello di ricordare le storie di tre donne che si sono sapute distinguere nell’ambito scientifico. Una storia per ricordare, una per comprendere ed una per costruire.

Le ricerche ci mostrano come solo il 28% dei ricercatori mondiali di oggi sia donna. Un numero che fa riflettere e che deve essere aumentato, soprattutto lavorando sulla valorizzazione del merito. Non si tratterebbe di una manovra positiva solamente per le donne impegnate in campo scientifico, ma sarebbe un ricavo ed una spinta per l’economia mondiale. I dati ci dicono che questa percentuale è destinata a mutare nei prossimi centootto anni e ciò ci porterà a colmare il gap che si cela dietro questo 28%. Non si possono però attendere centootto anni: dobbiamo superare lo stereotipo che ci porta ad affermare con assoluta certezza che la scienza non sia donna e che le donne non possano dunque fare ricerca. Il fisico ed il chimico non sono lavori prettamente maschili, così come la maestra non è un’occupazione esclusivamente femminile.
Gli stessi Stati Uniti d’America nella loro lista dei diciassette obiettivi da raggiungere per lo sviluppo sostenibile hanno inserito l’aumento dell’occupazione femminile.

Per ricordare

La prima storia è quella di una donna a cui non venne riconosciuto il merito dovuto: Rosalind Franklin.

Rosalind nasce a Londra nel 1920 da una famiglia ebraica. Appassionata di scienze, chimica e matematica fin da giovane riesce a vincere diverse borse di studio fino a quando accede all’università di Cambridge ed inizia ad interessarsi alla struttura dei cristalli.

Presto si inserisce in un gruppo di ricerca insieme ai noti Watson e Crick che però la vedono solo come un’assistente. Nasce un doloroso rapporto-scontro con i colleghi uomini, soprattutto con Watson, dovuto al desiderio maschile di prevalere. Quando si arriva alla pubblicazione della scoperta della doppia elica del DNA (che valse un Nobel ai colleghi Watson e Crick) il riconoscimento che le si sarebbe dovuto attribuire purtroppo non venne ed anzi, a causa delle radiazioni pericolose delle ricerche effettuate Rosalind si ammalò di cancro e morì alla giovanissima età di trentotto anni. Quello di Rosalind fu un amore viscerale e disinteressato per la scienza, tanto che ella continuò a lavorare anche dopo che le fu diagnosticato il cancro. La sua storia va ricordata perché ci insegna a non darsi per vinti anche quando tutto sembra remarci contro e soprattutto ci insegna che in campo scientifico non esiste un sesso migliore dell’altro: la conoscenza e la competenza vanno riconosciute per quello che sono.

Per comprendere

La seconda è invece la storia di una grande informatica: Margaret Hamilton. Grazie a lei è stato possibile rendere reale quello che sembrava essere solo un grande sogno, l’atterraggio sulla luna. Armstrong stesso in un’intervista ha detto che senza lei l’allunaggio non sarebbe stato possibile. Il 20 luglio del 1969 la navicella di Neil Armstrong ebbe qualche problema tecnico durante la fase d’atterraggio: l’intervento di Margaret non solo permise di portare a termine la missione, ma ha anche contribuito allo sviluppo dei moderni sistemi operativi. Il contributo che Margaret Hamilton ha dato alla scienza a portato alla nascita della cosiddetta “ingegneria del software”. Il 22 Novembre del 2016 Margaret Hamilton ha ricevuto dall’allora Presidente degli Stati Uniti Barak Obama, la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza che possa essere data ad un civile americano, per il suo fondamentale contributo nelle missioni Apollo.

Per costruire

L’ultima storia è quella di Serena, ex studentessa dell’Università di Camerino. Da sempre interessata all’ambito della tecnologia, Serena ha potuto fare un’esperienza in azienda arrivando a toccare con mano il mondo dell’energia. Ha affermato di “studiare cose che non esistono”, poiché la scienza dà la possibilità di guardare oltre il confine, di immaginare soluzioni che oggi non ci sono. Il suo interesse è rivolto principalmente agli algoritmi applicati all’ottimizzazione energetica.
Serena ora si trova in Belgio dove ha vinto una borsa di studio per completare il suo dottorato. L’augurio che Passaggi le fa, ed in generale l’augurio dell’intero mondo della scienza, è che possa non perdere mai la sua passione e dare vita a qualcosa di utile e unico di cui si continuerà a parlare nel corso del tempo.

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Tarrare e gli appetiti di un’intera epoca https://2020.passaggifestival.it/michele-petrucci-racconta-storia-uomo-vorace/ Fri, 04 Sep 2020 08:52:42 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75245 Ne L'Insaziabile viene raccontata con grande umanità una vicenda che di per sè non ha nulla di umano: Tarrare e la sua polifagia

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Petrucci Passaggi Festival

Si è conclusa ieri la Rassegna di Fuori Passaggi, con sede al Pincio e dedicata a tutti gli appassionati, e non, di fumetti e graphic novel. Protagonista è stato Michele Petrucci che assieme ad Alessio Trabacchini ha presentato il suo ultimo libro L’Insaziabile.
Si tratta di un vero e proprio fumetto storico incentrato su una vicenda tanto reale quanto incredibile. La storia che Petrucci ci racconta è una storia di violenza ed eccesso, trattata però con tanta delicatezza ed umanità.

La malattia

Siamo nella Parigi del diciottesimo secolo e per le strade della città francese si aggira uno strano personaggio: un certo Tarrare (probabilmente si tratta di uno pseudonimo). La sua vicenda è arrivata fino a noi tramite una serie, purtroppo piuttosto scarna, di documenti medici che ne hanno analizzato il caso.                                                                                                    Tarrare era infatti affetto da polifagia, ossia un impulso continuo di mangiare.
Non si trattava solamente di ingurgitare una quantità incredibile di cibo, quanto di un bisogno mai saziabile e indipendente dalla volontà di cibarsi di qualunque cosa. Così Tarrare si ritrova a mangiare animali vivi o morti che fossero, quantitativi esorbitanti di carne ed anche diversi oggetti. Immaginare la sua dolorosa vicenda in un contesto quale poteva essere la Parigi del diciottesimo secolo ci fa presto capire che egli è arrivato a vivere una vita aliena a qualunque tipo di socialità.

Una vita di spettacolo

Michele Petrucci ci ha raccontato di deputarsi un ricercatore di storie. Per lui le idee sono come pesci: bisogna scendere in profondità per ripescare quelle più interessanti. La storia di Tarrare è giunta fino a lui tramite un suo amico artista di strada che condivide con Tarrare una vita di “spettacolo”. Sì perché Tarrare, sfruttando una sua malattia, per diverso tempo si è esibito per strada. Gli spettatori si presentavano recando con sé ciò che volevano che Tarrare mangiasse: si racconta che egli abbia ingurgitato diversi serpenti ed anguille, tutti rigorosamente vivi.
Oltre i pochi documenti medici sopra citati di Tarrare non è rimasto null’altro: Michele Petrucci ha quindi sfruttato gli spazi bianchi di questa vicenda estrema, creando una biografia romanzata di un personaggio difficilmente inseribile in un contesto umano.

La sconfitta di Tarrare

Un uomo che è divenuto metafora vivente della fame ma anche testimone degli eventi storici del tempo (siamo in piena rivoluzione francese) e soprattutto uomo. Quella di essere un uomo è una caratteristica che i suoi contemporanei non gli hanno mai attribuito: Tarrare ha vissuto una vita di privazioni, di odio e di incomprensione da parte di chi lo circondava.
Il fascino che la sua storia esercita deriva dalla scabrosità della sua patologia ma anche dal contrasto tra la sua vita di ultimo e gli avvenimenti storici che ha attraversato, destinati a lasciare una traccia indelebile nel mondo.
Quella di Tarrare è la triste vicenda di uno sconfitto, parte da sconfitto e morirà tale in giovanissima età. Sconfitti sono anche i personaggi che lo circondano, soprattutto i compagni che assieme a lui compongono il circo ambulante. Michele Petrucci si è immaginato una presenza femminile nella vita di Tarrare, Clarisse. Si tratterebbe della figura da lui amata, seppure è facilmente intuibile come nella realtà storica Tarrare fosse un personaggio assolutamente a margine, senza nessuna figura positiva accanto a lui. La difficoltà maggiore è stata quella di rendere graficamente una storia così violenta, così cupa. Per questo è nata l’esigenza di mitigare la vicenda, creando una vita a questo personaggio ed inserendo addirittura una storia d’amore.

Tarrare in questo incredibile fumetto storico diventa dunque il simbolo di chi soffre, di chi è diverso e di chi non si sente accettato. Colui che diventa lo zimbello, il capro espiatorio, il φαρμακός come direbbero gli antichi greci.

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La filosofia che ci salva: come essere felici https://2020.passaggifestival.it/filosofia-guida-semplice-studio-interiorita/ Thu, 03 Sep 2020 09:38:20 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75101 Simonetta Tassinari presenta il suo nuovo libro e ci accopagna tra Platone, Schopenhauer e tanti altri nel tortuoso sentiero dell'esplorazione di noi stessi

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S.O.S. Filosofia Tassinari

“La filosofia deve essere per tutti, non ci sono età giuste. Non si è mai né troppo giovani per filosofare né troppo vecchi”. Così si è presentata Simonetta Tassinari, protagonista della Rassegna Libri filosofici per bambini e bambine ed autrice di S.O.S Filosofia, il suo ultimo libro edito da Feltrinelli. Come ha spiegato più volte lei stessa, questa rassegna è nata poiché è giusto credere nel binomio filosofia-bambini. Si tratta di uno spazio per ragionare insieme, una sorta di percorso per i più piccoli per introdurli nell’affascinante mondo delle speculazioni filosofiche.

siamo tutti un po’ filosofi

La filosofia è un mistico percorso verso la felicità, una cura particolare al pensiero che a sua volta rappresenta il nostro privilegio, la nostra caratteristica ed in quanto tale va studiato ed approfondito.
Simonetta Tassinari ha raccontato di essersi follemente innamorata della filosofia al Liceo, tanto da andare in giro con una maglietta fatta da lei stessa su cui troneggiava la scritta “I love Platone”. Eh sì perché Platone è stato il suo grande amore e a diversi anni di distanza fa ancora parte della personale top-ten dell’autrice.
Ora dedita in prevalenza a quella comunemente definita come “filosofia pratica”, Simonetta Tassinari ci ha confessato che ciò è nato in un particolare momento della sua vita, quando ella ha sentito il bisogno di un cambiamento. La filosofia pratica ci aiuta a ritrovare le nostre radici, a sentirsi parte integrante di una tipica πόλις greca. Da specialista in filosofia politica (soprattutto nel liberalismo) è quindi approdata alle filosofie ellenistiche ed orientali.                                                                      In realtà non è un filosofo solo colui che ha dedicato la sua vita allo studio ed alla divulgazione di materiale filosofico. A ben vedere siamo tutti un po’ filosofi perché tutti noi dialoghiamo continuamente con chi ci circonda e tutti noi siamo costretti a compiere continuamente delle scelte. Ogni nostro comportamento è pensato e ben ponderato, e questo fa di noi dei veri e propri pensatori.

Avere o essere?

Il libro si articola in una serie di capitoli all’interno dei quali vengono posti problemi reali e quotidiani e si chiama in causa un filosofo, uno psicologo o anche un neuropsichiatra per tentare di trovare una soluzione che possa essere logicamente soddisfacente.
Ad esempio, un problema affrontato è quello della ricerca della felicità. In questo caso viene interpellato lo psicologo e psicoanalista tedesco Erich Fromm e la sua opera più importante Avere o Essere. Non c’è dubbio che la nostra vita sia una ricerca spasmodica verso la felicità, una felicità che secondo Fromm può essere dinamica oppure catastematica.
La felicità dinamica è tale poiché per essere raggiunta necessita di uno sforzo da parte nostra. Si tratta del raggiungimento di un obiettivo che però dopo essere stato appunto soddisfatto deve essere mantenuto, e ciò accade difficilmente. Per questo, come diceva un altro grande filosofo del calibro di Arthur Schopenhauer: “La vita è come un pendolo che oscilla tra la noia e la morte”.
La felicità catastematica è invece quella felicità che ci fa comprendere che ciò che abbiamo è più importante di ciò che potremmo avere. È una felicità non passiva poiché per il suo raggiungimento occorre un lungo lavorio sull’essere. Con essa ci si accorge che tutto nell’avere è precario e che invece ci rimangono solo i beni spirituali.

Simonetta Tassinari intende la filosofia nella stessa maniera in cui la vedevano gli antichi greci: si tratta di un allenamento, soprattutto mentale, una vera e propria trasformazione di sé che può avvenire solo a seguito di una buona dose di pratica e di impegno. Per questo studiare filosofia non è facile e non tutti hanno le capacità ( o anche solo la pazienza) per applicarvisi, perché spesso ci spaventa più agire su noi stessi che agire su ciò che ci circonda.

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Il calcio femminile da Mussolini a oggi, un problema che persiste https://2020.passaggifestival.it/federica-seneghini-sport-femminile-passaggi-festival/ Wed, 02 Sep 2020 10:09:53 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75045 L'appassionante e tormentata storia del calcio femminile dall'età fascista a oggi ci mostra che le divergenze sono spesso difficili da appianare

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Federica Seneghini Passaggi Festival

L’undici giugno del 1933 si disputò ufficialmente la prima partita di calcio femminile organizzata da una squadra composta interamente di donne. In piena Italia fascista Rosetta e le sue amiche, tutte ragazze tra i quindici ed i vent’ anni, si misero in testa un’idea per il tempo rivoluzionaria: perseguire il loro hobby e giocare quindi a calcio.
Ecco che dunque Rosetta e le sue amiche si contrappongono, in maniera vistosa, al prototipo della donna fascista. In un’Italia in cui già il calcio cominciava ad essere lo sport più seguito, non si accontentano più di vedere le partite e basta, ma ora vogliono proprio farne parte.

Le origini

Federina Seneghini con “Giovinette, le calciatrici che sfidarono il Duce”, edito da Solferino, ci introduce al mondo conflittuale del calcio femminile. Durante l’incontro della Rassegna di Saggistica, l’autrice ci ha parlato delle difficoltà che ha dovuto superare per poter dare vita a questo libro. La sfida è stata dover rimettere insieme i pezzi e presto ci si è resi conto che il materiale era troppo per un solo articolo. Da qui l’idea di scrivere un libro nel quale racchiudere i tanti personaggi attorno a cui ruota la vicenda.
Di quegli anni però rimaneva solo un numero limitato di articoli e dopo quasi due mesi di assidue ricerche tramite Facebook si è finalmente arrivati a rintracciare un nipote di quell’unico giornalista che al tempo, non aveva denigrato la squadra di Rosetta ma che anzi, aveva scritto di loro positivamente.
Carlo Brighenti è dunque divenuto parte integrante della storia ed è indubbio che il suo sostegno giornalistico sia servito a promuovere e a far conoscere la squadra.

Le donne e il pallone

Tante erano le obiezioni che, soprattutto gli uomini del tempo, muovevano alle nuove giocatrici. La “preoccupazione” più grande era quella che pallonate che le ragazze ricevevano potessero mettere a rischio la loro fertilità. La donna fascista per antonomasia non poteva non avere figli, sennò che angelo del focolare sarebbe mai stata? Per questo dunque presto in porta vennero piazzati due giocatori maschi, al fine di appianare le divergenze con il resto del mondo dello sport.
Attenzione però: lo scopo di Rosetta e delle altre non era certo quello di contrapporsi al regime del Duce, quanto quello di potersi semplicemente dedicare ad un’attività per loro piacevole. A questo scopo esse introdussero infatti delle regole quali dividere la partita in due tempi di venti minuti ciascuno ed usare un pallone più leggero del normale.

Il tramonto del sogno

Il sogno delle ragazze era quello di dare vita ad una squadra il più numerosa possibile, tanto che al momento del loro massimo splendore, arrivarono a contare cinquanta giocatrici. Purtroppo però non fu loro possibile sfidare squadre di altre città poiché semplicemente non esistevano altre squadre femminili all’infuori di quella di Rosetta con base a Milano.
Quando inizialmente viene costituita la squadra al capo del CONI (Comitato olimpico nazionale italiano) vi era un certo Arbinati, il quale, inaspettatamente, diede l’ok per la formazione di questa nuova squadra femminile. Successe però che quando Arbinati si ritirò arrivò Achille Starace, personaggio completamente diverse dal suo predecessore. Starace era interessato solamente a quelle attività che, nelle imminenti Olimpiadi del 36, avrebbero potuto portare lustro e gloria al regime fascista. Il calcio femminile non rientrava tra queste.
Per questo dunque, più che sciogliere direttamente la squadra, Starace con una serie di subdoli tentativi spinse Rosetta e le altre ad andarsene.

Il calcio ancora oggi

Il problema del calcio femminile di oggi è lo stesso di quello di novant’anni fa. I pregiudizi sono gli stessi. Purtroppo è difficile leggere la cronaca di una partita femminile con voti, pagelle ecc. come accade per una normale partita di calcio maschile. Spesso non si può nemmeno parlare di articoli di cronaca quanto di veri e propri “articoli di costume” che cercano di scandagliare le ragioni più profonde per cui mai una donna dovrebbe voler giocare a calcio. Non bastano passione e voglia di mettersi in gioco come motivazioni? Per quanto ancora nelle nostre menti sport come il calcio devono rimanere appannaggio esclusivo del sesso maschile? E soprattutto perché mai ancora insistiamo nel dire che esistono sport più “virili” e altri più “femminili”?

Le difficoltà del calcio femminile in Italia sono presenti soprattutto a livello pratico. Un esempio? Dopo i terribili mesi del lock-down finalmente è ripartita la tanto desiderata Serie A maschile. E quella femminile dov’è finita? Perché non è potuta ripartire?
Ci auguriamo in ultimo che il libro di Federica Seneghini possa aiutare a far comprendere e a far aprire gli occhi su una realtà come quella del mondo dello sport femminile, troppo spesso ignorata e sottovalutata.

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Il confuso presente di Corrado Augias: guida alla sopravvivenza https://2020.passaggifestival.it/corrado-augias-passaggi-festival-breviario-confuso-presente/ Thu, 27 Aug 2020 10:17:59 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75005 Già vincitore del Premio Andrea Barbato per il giornalismo nel 2016, Corrado Augias ha presentato il suo nuovo libro Breviario per un confuso presente in occasione della Rassegna Grandi Autori.

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Già vincitore del Premio Andrea Barbato per il giornalismo nel 2016, Corrado Augias ha presentato il suo nuovo libro Breviario per un confuso presente in occasione della Rassegna Grandi Autori.
Una sorta di vademecum perché la confusione diventi rivoluzione, un compendio che vuole passare in rassegna le caratteristiche di questi anni. Sì perché, come ha più volte ripetuto lo stesso Augias, noi abbiamo vissuto ed ancora viviamo la più grande rivoluzione dell’umanità.
Una rivoluzione caratterizzata dalla vastità e dall’istantaneità, caratteristiche che fino ad ora non si sono potute riscontrare in nessun’altra occasione, nemmeno per avvenimenti dalla portata epocale quali la scoperta del fuoco.

Un’Italia paradossale

Si tratta dunque di un racconto appassionato di tutti gli eventi che ci hanno condotto qua, eventi inquadrati in una lunga, anzi lunghissima, ottica. L’opera si articola in una serie di brevi capitoli, in accordo con l’intenzione dell’autore di costituire una sorta di fotografia.
Numerosi sono i capitoli dedicati alla scoperta dell’identità del popolo italiano. Augias ha parlato di “Un popolo ambiguo, figlio di una storia drammatica ed a sua volta ambigua”. Un paese certamente corrotto e malavitoso, ma anche produttore di grandi primati. La straordinaria ricchezza italiana di oggi deriva in primis dalla povertà della sua storia politica e militare. Fino al 1861 non si poteva certo parlare di uno Stato italiano: la nostra penisola era articolata in un numero spropositato di piccole “cellule” e ciò le ha concesso di uscirne arricchita come nessun altro paese. L’Italia è nata da un paradosso ed è bella per questo.

Ma cosa è una nazione? Per Augias una nazione è innanzitutto un insieme di lingua, un organismo vivo che si modifica poiché ognuno è libero di declinarla a modo suo. La “lingua madre” di un popolo ne costituisce l’essenza, il fattore coesivo di base. Racchiude i comuni patimenti.
Augias, però, dice che:

Allo steso modo, anche ciò che dobbiamo dimenticare fa una nazione. Alcune questioni vanno dimenticate affinché trovino una soluzione. La nota questione meridionale ad esempio, non è purtroppo destinata a risolversi. Bisogna mettere i conti a zero e guardare all’avvenire insieme, ci si deve augurare un futuro comune migliore.

L’incedere tecnologico

Andando avanti con la lettura, ci si imbatte in una serie di capitoli dedicati ad uno sguardo all’avvenire. L’intelligenza artificiale ad esempio: cosa succederà nel futuro? Le macchine prenderanno il sopravvento? È opinione comune che presto le incombenze infermieristiche saranno assolte da macchine. La domanda dunque sorge spontanea: tra la macchina e l’essere umano potrà mai svilupparsi un rapporto affettivo anche solo vagamente simile a quello che si instaura tra un medico ed il suo paziente? Sembra un mero racconto di fantascienza, ma è tutto alle porte.
Corrado Augias afferma inoltre che anche lo scadimento politico sia legato all’avanzare inesorabile delle macchine: sono venute meno le competenze, l’apprezzamento ed il valore della conoscenza. Esempio attualissimo ne è la riforma costituzionale per il taglio dei deputati, una riforma nata dalla rabbia populistica contro la politica. Non si può però fare una riforma che nasca dalla rabbia, ed è anche vero che non si può votare per il taglio dei deputati e basta. Fare politica oggi non può e non deve significare solamente preoccuparsi dei media: il politico medio di oggi non agisce in vista di un futuro migliore, ma banalmente e meschinamente si preoccupa delle più imminenti elezioni.

Una Francia rivoluzionaria

L’ultimo capitolo affrontato da Augias si incentra sulla trilogia della rivoluzione francese: libertè, egalitè e fraternitè. Con questo motto i francesi hanno fissato le caratteristiche di uno stato democratico e moderno, basato su libertà, uguaglianza e fraternità. Le tre vanno contemperate nel modo migliore possibile ed in particolare la fraternità deve esserne l’ammortizzatore. In Italia ad esempio durante la seconda metà del 900 l’ammortizzatore è stato il nostro più grande vanto. Siamo infatti stati capaci di rendere operative una serie di provvidenze che volevano rendere pratica l’imprecisa idea della fraternità.

Il libro comincia con una frase di Francesco Petrarca, celeberrimo poeta aretino vissuto durante il 1300. Egli raccomandava di saper guardare contemporaneamente avanti e indietro ed in questo Augias afferma di essersi ispirato a lui. Lo scopo del suo libro è quello di condurci passo a passo lungo i tortuosi sentieri della nostra modernità, con l’intenzione di sviluppare in noi uno spirito critico ed attento che possa insegnarci che non c’è futuro senza passato, ma anche che alle volte bisogna fare i conti con il passato per potersi gettare avventurosamente nel futuro.

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I libri più venduti? Nelle classifiche trionfano epidemia e ricette https://2020.passaggifestival.it/classifica-libri-piu-venduti-feltrinelli-camus-veltroni/ Mon, 13 Apr 2020 07:39:18 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=69372 Le classifiche dei libri più venduti offrono diversi spunti di riflessione. Dalla Peste di Camus ai ricettari di Benedetta Rossi, ma non solo...

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experiential crossing lettura

La nostra permanenza forzata in casa sembra non avere una fine. I giorni scorrono lentamente e altrettanto fa questo Covid-19: si lascia alle spalle una lunga scia di morte e procede inesorabilmente ad allungarla.

Stare a casa, però, significa anche riscoprire noi stessi e le attività del nostro tempo libero. Ora come mai, l’Italia ha bisogno di tornare a riflettere, a leggere. I libri influenzano enormemente la nostra modalità di approccio al reale ed il nostro modo di vivere la quotidianità. Vi stupite, quindi, se nella classifica dei cento libri più venduti stilata dal sito delle librerie Feltrinelli (come anche in altre classifiche) compaiono volumi che ci raccontano proprio di periodi di epidemie?

Un male che ritorna

Nella top ten delle Feltrinelli il secondo posto va a La peste di Albert Camus (edito da Bompiani). Si tratta di una riflessione allegorica sul male, soprattutto su quello scaturito dal secondo conflitto mondiale, conclusosi appena due anni prima della pubblicazione del romanzo.

La vicenda ha luogo a Orano, in Algeria. I topi cominciano misteriosamente a morire l’uno dopo l’altro e così anche gli uomini: la peste è tornata a mietere vittime. Si tratta di un male latente, di un qualcosa che non può e non potrà mai essere debellato definitivamente e che, come tutto ciò che di cattivo su questa terra, è destinato a perdurare e a ripresentarsi nel tempo.

In modo analogo occupa il sesto posto nella classica Cecità di Jose Saramago (edito da Feltrinelli). In un tempo e un luogo non precisati, all’improvviso l’intera popolazione diventa cieca per un’inspiegabile epidemia. Chi ne è colpito rimane sconvolto, esplodono la violenza ed il terrore e i rapporti di convivenza sociale risultano essere pericolosamente a rischio. Saramago con il suo romanzo fantastico ci offre la descrizione nuda e cruda della bestialità a cui l’uomo può spingersi. Un uomo che assieme alla vista sembra perdere anche l’uso della ragione, unico spiraglio di luce e salvezza in un mondo altrimenti sopraffatto da una violenza senza senso alcuno.

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Sia Camus che Saramago si soffermano sul carattere imprevedibile ed assolutamente fuori controllo di queste epidemie. Si tratta di eventi naturali (sempre che voi non aderiate a teorie complottiste…) su cui l’uomo non hai mai avuto controllo e mai lo avrà. Già Il pittore ottocentesco tedesco Caspar David Friedrich con il suo dipinto “Mare di ghiaccio” ci aveva illustrato l’ineluttabile verità: la natura non appartiene all’uomo e anzi, essa esercita sull’uomo stesso un potere a tratti mortale.

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Contro il nemico invisibile

A ulteriore conferma del fatto che tutto ora giri attorno al virus, o meglio a quello che le nostre vite ora sono diventate a casa di questo virus, è la presenza in tutte le classifiche di Spillover (Adelphi) del giornalista e divulgatore scientifico David Quammen. Un libro del 2012 che sembra preannunciare l’emergenza pandemia che stiamo affrontando ora. Un libro o una profezia? Parrebbe un miscuglio di entrambi in realtà…

All’undicesima posizione troviamo Roberto Burioni con Virus la grande sfida. La battaglia dell’uomo del XXI secolo (Rizzoli). Burioni attinge alla sua lunga esperienza di medico e ricercatore per mostrare la natura e il funzionamento dei virus, il loro passaggio dagli animali all’uomo, l’evoluzione delle nostre conoscenze scientifiche e gli effetti devastanti delle epidemie nella storia dell’umanità. Con rigore medico ci illustra la battaglia che stiamo portando avanti contro quello che il premier albanese Edi Rama ha definito “un nemico invisibile”.

Libri più venduti: il tempo libero in cucina

Nella classifica Mondadori invece, entro le prime dieci posizioni, troviamo diversi libri di ricette: segnale che il tempo libero a disposizione ora è tanto ed è tanta anche la volontà di riempirlo. Dedicarsi alla cucina è uno dei modi per ingannare l’inattesa.

Non c’è dubbio che riempire lo stomaco sia un fattore importante per il benessere e la felicità. Mondadori ci propone In cucina con voi! Tutte le nuove ricette di Fatto in casa da Benedetta (Mondadori Electa) e anche Fatto in casa da Benedetta. Torte, primi sfiziosi, stuzzichini… le ricette più golose del web. 1 (Mondadori), entrambi firmati dalla popolare conduttrice Benedetta Rossi.

L’importanza del cogliere l’attimo

Figura in diverse classifiche il romanzo La misura del tempo di Gianfranco Carofiglio (edito da Einaudi): una riflessione sul tempo che scorre inesorabile consumandosi e consumandoci e, insieme, un viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali. Una riflessione sicuramente attuale sul concetto di tempo come entità altra, un qualcosa che, ora più che mai, passa e ci vede obbligati quasi a non poterlo sfruttare.
Forse però sarebbe meglio non affannarsi a rincorrere un tempo che spesso ci lascia indietro. Come ci spiega la grande poetessa novecentesca Alda Merini, il trucco è nel vivere l’attimo presente (il solito “Carpe diem” oraziano):

“Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.”
(versi tratti dalla poesia “Il mio passato”)

La diversità come ricchezza

La signora del martedì (Edizioni E/O) di Massimo Carlotto occupa il trentasettesimo posto della classifica di Feltrinelli. Protagonisti sono tre personaggi che la vita ha maltrattato, che ricevono odio mentre ricercano amore e rispetto. Un attore porno costretto alla panchina da un ictus, un travestito obbligato a nascondersi da un ambiente ipocrita e perbenista ed una donna misteriosa ed affascinante.

Tre esseri umani sui quali la società si accanisce perché diversi, perché più deboli. Quante volte già abbiamo assistito (o magari anche preso parte) a episodi di violenza contro qualcuno diverso da noi? Pensiamo all’apartheid per esempio. Una politica di segregazione messa in atto a partire dalla metà del novecento dal governo di etnia “bianca” nel l’Africa del Sud e rimasta in vigore fino, addirittura, al 1991.

Questo è solo uno dei tantissimi esempi che ci mostrano la prevaricazione di uomini su altri uomini in nome della diversità che, per fortuna direi, non ci rende tutti uguali. Per questo bisogna sempre tenere a mente che essere diversi non significa assolutamente essere inferiori: il mondo è bello perché è vario, no?

Per un futuro libero

Anch’esso presente nella classifica di Feltrinelli, Odiare l’odio di Walter Veltroni (edito da Rizzoli) ci parla di come l’odio sia “incubatore delle coscienze”. Gli avvenimenti storici passati spesso sono famosi proprio per l’odio e la violenza che li hanno permeati. Fascismo, nazismo, stalinismo e così via. Un odio che è costato la vita a milioni di persone. Un odio che non va dimenticato e che non deve ripresentarsi.

Oggi tutto questo è amplificato dai social dove le parole diventano pietre per colpire e dove contano l’omologazione, i likes, l’apparenza. Come fa Massimo Carlotto nel suo romanzo, anche Veltroni ci parla del rifiuto per chi è diverso per etnia, per religione, per inclinazioni sessuali, per opinioni politiche, chi è debole, chi appare come una minaccia o come un capro espiatorio. Coloro che vivono una vita guidati dall’odio sono uomini che non hanno mai conosciuto l’amore e che credono di trovare nella prevaricazione e nella violenza una valvola di sfogo. L’odio ci fa solo sentire più soli ed infelici, ottenebra la nostra mente e non ci permette di comprendere la realtà.
Non tutto è perduto però. Come afferma l’autore: “Se noi che odiamo l’odio troveremo le parole giuste, allora la libertà avrà un futuro. E nel futuro ci sarà libertà.


 

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Vietato il contatto fisico? Abbracciamoci nei libri https://2020.passaggifestival.it/abbraccio-letteratura/ Sun, 05 Apr 2020 07:40:25 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=69137 Nell’attesa di poter finalmente tornare ad abbracciarci, avvertendo tutto il peso della mancanza di contatto fisico, consoliamoci rivivendo gli abbracci che hanno fatto la storia della letteratura. Dall’antica Grecia ai giorni nostri sono innumerevoli gli episodi che descrivono gesti d’affetto entrati a far parte del nostro immaginario. “Un abbraccio vale più di mille parole”, recita […]

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abbraccio letteratura libri

Nell’attesa di poter finalmente tornare ad abbracciarci, avvertendo tutto il peso della mancanza di contatto fisico, consoliamoci rivivendo gli abbracci che hanno fatto la storia della letteratura. Dall’antica Grecia ai giorni nostri sono innumerevoli gli episodi che descrivono gesti d’affetto entrati a far parte del nostro immaginario.
“Un abbraccio vale più di mille parole”, recita un famoso proverbio. Questo gesto fisico può assumere significati diversi, l’unica certezza è che difficilmente si tratta di un gesto sgradito.
La scienza medica, ad esempio, ci indica che abbracciare rilascia endorfina nel sangue e ciò ha numerosi benefici: genera benessere, riduce la pressione arteriosa, aiuta ad alleviare i mal di testa e abbassano i livelli di stress ed ansia.

Gli abbracci impossibili nei classici

La letteratura classica ci offre numerosi esempi di abbracci tanto sperati quanto irrealizzati. Nel libro XI dell’Odissea, Ulisse, l’uomo dal multiforme ingegno, riesce a parlare con le ombre nel mondo degli Inferi. All’improvviso egli vede la madre Anticlea, la fa avvicinare e le chiede notizie sulla sua morte, che egli ignorava, e sulla sua sposa.
Mentre lei parla, l’eroe vorrebbe abbracciarla, eppure per ben tre volte le sue braccia non incontrano il corpo della madre ma solo l’ombra.
Virgilio, memore dell’episodio narrato da Omero, costruisce una scena analoga nella sua Eneide. Enea incontra nei Campi Elisi il padre Anchise, defunto durante il viaggio verso l’Italia. Padre e figlio piangono appena si incontrano e vorrebbero abbracciarsi; ancora una volta però il gesto non riesce, poiché Anchise non possiede più alcuna fisicità.
Per quanto riguarda i classici della letteratura italiana, anche Dante dimostra di aver fatto sua la lezione omerica. Nella Comedìa, nel II canto del Purgatorio, egli vede un’anima che si distingue tra le altre e che avanza verso di lui. Si tratta di un suo amico musico e cantore, Casella. Per esprime l’impossibilità di un contatto fisico tra i due, il poeta fiorentino riprende la figura tipicamente omerica del mancato triplice abbraccio.

Abbracci materni

Come ci spiega David Grossman nel suo libro L’Abbraccio (Mondadori), questo gesto rivela la mamma al suo bambino. Grossman con le sue magiche parole dà vita ad un commovente apologo sulla solitudine e sull’amore.
Un abbraccio può arginare il nostro senso di solitudine e smette di farci sentire “uno”, facendoci invece diventare “due”.
Lo stesso amore materno lo ritroviamo racchiuso nell’abbraccio che si scambiano August e la mamma in Wonder dell’autrice R.J. Palacio. Si tratta di un bambino nato con una grave deformazione craniofacciale che, da sempre, ha dovuto imparare a convivere con il rifiuto e la paura dei coetanei. L’abbraccio assume qui una funzione quasi terapeutica, simbolo di un amore incondizionato e un modo per infondere sicurezza.

La sicurezza di un abbraccio

Tutti conservano nella loro memoria il ricordo di abbracci speciali, capaci di aiutarci a superare momenti critici della nostra vita. Ce lo spiega bene Abu Lhawa in Ogni mattina a Jenin (Feltrinelli): la protagonista si rifugia nel ricordo degli abbracci del padre. Non ha più trovato un luogo tanto sicuro come quando nascondeva la testa nella cavità del suo collo e delle sue spalle robuste.
In maniera analoga Aibeleen, protagonista del romanzo The help (Mondadori) di Katheryn Stockett, ritrova sicurezza negli abbracci dell’amica Minnie. Donna di colore americana al servizio di famiglie bianche nell’America degli anni 60, ella ha appena perduto il figlio vittima di un incidente sul lavoro. L’aiuto della cara amica le permetterà di assimilare un lutto inimmaginabilmente doloroso che l’accompagnerà, però, per tutto il resto della vita.

Un abbraccio per dire ti amo

Assieme al bacio, da sempre l’abbraccio è una delle manifestazioni d’amore più dirette e sincere. Abbracciarsi vuol dire amarsi, vuol dire avere cura l’uno dell’altro.
Infatti Oliver ed Elio, protagonisti di Chiamami col tuo nome di André Aciman (Guanda), esprimono il loro profondo e giovanile sentimento amoroso tuffandosi l’uno nelle braccia dell’altro.
Una delle scene d’amore più commoventi è senza dubbio, nell’Iliade, l’immagine di Achille, eroe greco per eccellenza, che abbraccia disperato il corpo senza vita dell’amato Patroclo, brutalmente ucciso in battaglia dall’eroe troiano Ettore. Si tratta, quindi, di un gesto che esprime un amore vivo e presente ma anche di un amore perpetuo, che rimarrà anche dopo la morte seppure nella misera forma di un ricordo.

Abbracciarsi per costruire un mondo migliore

Nel libro L’arte dell’abbraccio (Piemme) il filosofo e anziano maestro buddista giapponese Daisaku Ikeda dialoga con Sarah Wider, docente di letteratura americana ed ex presidentessa della Ralph Waldo Emerson Society. Daisaku Ikeda, oggi ultranovantenne e fra le figure più importanti del buddismo, spiega che costruire relazioni fra gli esseri umani è un’arte potente e creativa, e se ad essa fosse dedicato il tempo che si dedica ad altre attività, il mondo sarebbe un posto migliore.

Come ci insegna il poeta cileno Pablo Neruda, abbracciarsi vuol dire tante cose. I molteplici significati di questo gesto possono essere efficacemente riassunti nella parola “condivisione”, come scrive nella sua poesia La magia di un abbraccio:

(…) il più delle volte un abbraccio
è staccare un pezzettino di sé
per donarlo all’altro
affinché possa continuare il proprio cammino meno solo.

 


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Edi Rama, una passione che guida https://2020.passaggifestival.it/kurban-sacrificio-edi-rama-rubbettino/ Fri, 03 Apr 2020 10:46:58 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=69055 Kurban / Il sacrificio: la casa editrice Rubbettino mette ora a disposizione dei lettori nella versione e-book l’autobiografia politica del premier albanese Edi Rama. Non è solo un memoriale ma è anche un manifesto politico, uno strumento di lotta e, soprattutto, un formidabile saggio di antropologia. Un libro in cui Edi Rama si racconta, in […]

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Kurban Edi_Rama Rubbettino

Kurban / Il sacrificio: la casa editrice Rubbettino mette ora a disposizione dei lettori nella versione e-book l’autobiografia politica del premier albanese Edi Rama. Non è solo un memoriale ma è anche un manifesto politico, uno strumento di lotta e, soprattutto, un formidabile saggio di antropologia.

Un libro in cui Edi Rama si racconta, in cui ci fa vedere che la sua non è solo la figura di un grigio burocrate, ma quella di un artista che ha saputo applicare all’arte del governo la capacità di immaginare un futuro diverso. Un politico sicuramente sui generis mosso dall’idea, inconcepibile quasi al giorno d’oggi, che la bellezza possa cambiare la storia ed il mondo.

Kurban. Il lato oscuro del potere

Per il premier albanese politica vuol dire passione, “la passione di dare forma con i propri poteri decisionali a cambiamenti nella vita degli altri, non importa se per un solo attimo o per tutta la loro vita”.
Fin dalle origini dell’uomo però il potere è stato, e continua ad essere, una minaccia costante ed ingannevole. Come afferma lo stesso Edi Rama: “Può diventare nibbio che acceca, fuoco che abbaglia, magia che inebria, potere che deforma, aliena, limita chiunque non sa che altro fare di esso, tranne che vivere di esso: potere che prima o poi lo trasforma in uno schiavo pericoloso, dannoso, incontenibile e irrazionale”. Un po’ quella che è la dialettica hegeliana servo-padrone a ben pensarci.
Il potere porta con sé anche la paura di perderlo. I veri politici che hanno cambiato la storia non sono coloro che hanno affermato di essere immuni ad essa ma, al contrario, coloro che di fronte a questa paura non hanno mai voluto abbassare le armi.
Per questo dunque dar vita ad una buona politica significa esercitare un potere responsabile, il quale decida sull’ordine delle cose terrestri siano esse grandi quanto il mondo o piccole quanto un paesino.

Edi Rama e Tirana, la città che rinasce nel colore

Nella sua autobiografia Kurban (che letteralmente è l’agnello, in questo caso l’agnello sacrificale), Edi Rama ci racconta anche quello che fu per lui uno dei progetti più importanti: ridipingere i luoghi chiave della capitale albanese, così da risvegliare l’orgoglio dei cittadini e la voglia di difendere la propria patria. Il colore non era solo arte, ma anche una forma d’azione politica.
Così, a mano a mano, i colori cominciarono a risanare la pelle scorticata dei vecchi edifici. Il premier racconta che “cominciò anche a lacerarsi il fitto sipario dell’indifferenza sociale verso lo spazio pubblico, iniziò a mettersi in movimento l’occhio paralizzato dei cittadini rassegnati di fronte al pandemonio urbano, si aprì il primo sentiero di una comunicazione perduta tra il cittadino e la città”.
“Finalmente, dopo anni interi vissuti sotto il bianco e nero esclusivo della Televisione di Stato del presidente delle Piramidi insieme alle carcerazioni e alle percosse di giornalisti per strada, andavano di moda trasmissioni con telefonate alla televisione e alla radio, la mattina e la sera, dove per mesi interi, non si parlava di altro che dei colori”.
In definitiva si tratto di un’operazione politica importantissima, che in quei mesi trasformò Tirana, la capitale morta del Paese più povero d’Europa, in una caffetteria simile a quelle di Montmartre, dove si discuteva con passione sui colori degli impressionisti.

Ha fatto il giro del web in poche ore e ha suscitato cori di plauso bipartisan il discorso del premier albanese al “piccolo esercito” di medici e infermieri in partenza per l’Italia.
L’Albania si è dichiarata pronta a non abbandonare l’amico in difficoltà, poiché tutti combattono lo stesso nemico invisibile. È una battaglia questa che nessuno può vincere da solo. Un grande gesto di umanità quello che il premier ha rivolto ai “fratelli e alle sorelle italiane”, simbolo che una speranza esiste anche nei tempi più bui.
Con questa autobiografia edita da Rubbettino, Edi Rama ci lascia la testimonianza dell’importanza di una politica esercitata nel rispetto di sé e di chi ci sta attorno, esercitata con la consapevolezza che il mondo non può che essere migliorato.


Titolo: Kurban/ Il sacrificio
Autore: Edi Rama
Editore: Rubbettino
Pagine: 276
Prezzo: 16.00 euro
ISBN: 9788849850420


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Il ciclismo femminile: le sue eroine appassionanti e appassionate https://2020.passaggifestival.it/donne-in-bicicletta/ Fri, 27 Mar 2020 09:35:33 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=68560 Donne in bicicletta, un romanzo di Antonella Stelitano che racconta le storie di grandi campionesse del ciclismo femminile sconosciute al grande pubblico sportivo.

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donne in bicicletta

Lina Cavalieri, Alfonsina Strada, Paola Scotti e così via. Quanti di voi conoscono queste donne? Quanti di voi sanno che è grazie a loro se oggi esiste anche la storia del ciclismo femminile?

Il nuovo libro di Antonella Stelitano Donne in bicicletta (edito da ediciclo editore) ha il merito di riportare agli onori le cicliste che hanno vinto le gare più prestigiose a livello nazionale e internazionale, rimaste sconosciute al grande pubblico.

Non si tratta solo di una vicenda sportiva. I chilometri che quelle donne hanno percorso con le loro biciclette ci hanno permesso di arrivare qui, oggi. La loro storia si lega indissolubilmente al lungo cammino dell’emancipazione femminile, processo ancora tristemente incompleto.

Pedalare è uno scandalo

Si tratta di donne che, contro tutti i pregiudizi e i luoghi comuni, hanno deciso di montare sul sellino delle proprie bici e lanciare la loro sfida personale. Già nel 1897, gli uomini di scienza sostenevano che “il pedale poteva provocare la deformità del piede”. Addirittura, quando iniziarono a entrare in commercio i tandem a inizio ‘900 si decise, a seguito di un acceso dibattito, che le donne avrebbero dovuto occupare il sellino anteriore, per non mostrare il fondoschiena a sguardi indiscreti e scatenare le reazioni dei perbenisti.

Ci volle tanto tempo prima di arrivare a consentire alle donne di inforcare una bicicletta, prima che si abbandonasse l’idea che si trattasse di un atto scandaloso, indecente.

Tutte le protagoniste

Lina Cavalieri, una delle attrici e cantanti liriche più famose nei primi anni del ‘900, sin dal 1893 si cimentava nelle gare ciclistiche. Alfonsina Strada fu l’unica a partecipare al Giro d’Italia per uomini, nel 1924. O ancora, Maria Cannis vinse il primo giro d’Italia interamente femminile. Questi sono solo alcuni dei nomi delle eroine che hanno saputo portare nuova dignità a questa disciplina sportiva, precedentemente destinata a soli uomini.

Con loro la bicicletta divenne coraggio, anticonformismo, tenacia e parità di diritti. Donne che dovettero imparare tra mille sforzi a conciliare il lavoro con gli allenamenti, tra i mille pregiudizi della società. Per allenarsi e gareggiare, dovevano avere il consenso dei mariti o dei fidanzati, quasi sempre ex ciclisti o allenatori.

I pedali della Resistenza italiana

Con la diffusione del fascismo in Italia e del nazismo in Germania, vennero introdotte delle ordinanze che prevedevano persino l’arresto per donne che si fossero mostrate “pedalando con calzoncini troppo corti”. Così la bici diventa simbolo di ribellione: nelle campagne le donne diventavano staffette segrete della Resistenza partigiana. Esse venivano usate anche nelle città, poiché destavano meno sospetti degli uomini tra le pattuglie nazifasciste.

Un romanzo che ci invita a riflettere e che vuole ricostruire la storia del ciclismo italiano femminile, perché, come afferma l’autrice stessa, “la cultura sportiva di un paese si misura non solo in medaglie, ma anche nella custodia della propria storia“.

La storia del ciclismo femminile è stata scritta dai maschi, l’interpretazione, la visione e la descrizione è tutta al maschile, ieri come oggi. In un paese in cui a capo delle organizzazioni ufficiali e degli sponsor ci sono sempre stati uomini, Antonella Stelitano ci propone quindi una ricostruzione storica da un nuovo punto di vista: quello femminile.

Il percorso della parità tra i sessi è ancora lungo e faticoso. Basti pensare che oggi chi vince il Giro d’Italia femminile, percepisce un premio tra i 600 e gli 800 euro e chi vince la Coppa del Mondo poco più di mille euro. Gli uomini invece più di un milione, sponsor compresi.

Il trucco però è non arrendersi mai e, come fanno le protagoniste di Donne in bicicletta, testa bassa e pedalare sempre!

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Titolo: Donne in bicicletta
Autore: Antonella Stelitano
Editore: Ediciclo Editore
Pagine: 496


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Marcos y Marcos ha una nuova casa virtuale: il sito e le novità digitali https://2020.passaggifestival.it/marcos-y-marcos-nuovo-sito/ Mon, 23 Mar 2020 18:46:30 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=68277 Tante le sezioni offerte, la prima è la sezione “Libri”: tutte le novità, le collane, il catalogo completo, audiolibri, ebook.

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marcos y marcos

La casa editrice Marcos y Marcos ha una nuova dimora virtuale ed è ora pronta a condurci mano nella mano a visitarne tutte le stanze. Ancora una volta, approfittiamo di questo indesiderato periodo di permanenza forzata nelle nostre abitazioni e della possibilità di essere connessi e di poterci mantenere in contatto per alimentare la nostra cultura.
E quale modo migliore per farlo di quello di continuare a leggere e divertirsi con i libri?

Tour nella nuova dimora virtuale

Le stanze del nuovo Marcos y Marcos online comprendono tante sezioni diverse. La prima è la sezione “Libri”: tutte le novità, le collane, il catalogo completo, gli audiolibri, gli ebook.

Corsi” invece ci propone numerosi laboratori diversi, con lo scopo di trasmettere a coloro che vi si sottopongono la passione per i libri.
In particolare, Marcos y Marcos ci propone la sezione “Voci”. Da sempre considerata di importanza rilevante dalla casa editrice, la Voce è stata al centro di diverse loro iniziative. In quest’ottica dunque al lettore vengono proposti “libri sonori”, veri e propri spettacoli di lettura ad alta voce, ed anche “Corsi” della Voce Booksound per leggere ai più giovani assieme a diversi laboratori per ragazzi.

Un libro per tè

Casa Marcos apre le sue porte a visite guidate per le scuole, appuntamenti con i lettori per tè, “merende d’autore”. Tutto questo si trova nella sezione “Esperienze”. Porte che purtroppo ora possono essere aperte solo virtualmente ma che comunque ci conducono in posti meravigliosi.

Ricordiamo che ogni giorno Marcos y Marcos è in diretta sui suoi canali social con letture, racconti, incontri con autori, librai e gruppi di lettura. Il lettore può trovare quanto appena detto in un calendario dal nome “Un libro per tè”. Inoltre, con l’inaugurazione del nuovo Digital Marcos, sono disponibili tantissimi contenuti video pubblicati ogni giorno.

Marcos y Marcos per le scuole

Ultimo ma non ultimo, Marcos y Marcos ci dimostra l’interesse e l’attenzione che ciascuno dovrebbe avere per le istituzioni scolastiche. In un periodo in cui, ci teniamo a ricordarlo, l’insegnamento non si deve arrestare, la casa editrice ci propone MarcoScuole.

Disponibile per le scuole che lo richiedono a partire dal 25 marzo, si tratta di dispense e tutorial legati ai romanzi della casa editrice, per continuare a leggere e ad occupare il nostro tempo in maniera divertente e, contemporaneamente, consapevole.

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