Teresa Mazzoli | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ Passaggi Festival. Libri vista mare Thu, 20 Feb 2020 06:57:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.5.1 https://2020.passaggifestival.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-nuovo-logo-passaggi-festival_rosso-300x300-1-32x32.jpg Teresa Mazzoli | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ 32 32 Lo Stato Sociale e Luca Genovese: la realtà attraverso il fumetto https://2020.passaggifestival.it/stato-sociale-luca-genovese-andrea-passaggi/ Thu, 04 Jul 2019 11:19:45 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=65472 Domenica 30 giugno a Passaggi Festival “La band più coinvolgente alla prima esperienza grafica”. Lo Stato Sociale, e Luca Genovese hanno presentato il loro libro “Andrea”. Gli autori hanno conversato con Alessio Trabacchini, critico di fumetti.

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Lo Stato Sociale Passaggi 2019

Domenica 30 giugno Passaggi Festival si è concluso con due incontri, tra cui quello al Pincio, intitolato “La band più coinvolgente alla prima esperienza grafica”. Alberto Guidetti e Alberto Cazzola, membri del gruppo musicale Lo Stato Sociale, e Luca Genovese hanno presentato il loro libro “Andrea”. Gli autori hanno conversato con Alessio Trabacchini, critico di fumetti.

“Andrea”

L’incontro si è aperto con alcuni ragazzi dello spazio autogestito Grizzly che hanno mostrato uno striscione con la scritta “Salvare vite non è un reato”. Uno di loro è intervenuto in difesa di Carola, la giovane comandante della nave Sea Watch. Si è poi iniziato a parlare di “Andrea”, un graphic novel che nasce da un’idea di Luca Genovese. Quest’ultimo ha anche curato le illustrazioni. La storia è ambientata nella periferia di Bologna. Il protagonista lavora in un bar. Subisce subito due traumi: uno è la perdita della persona amata e l’altro è dato dalla struttura sociale in cui si ritrova a vivere. Andrea capisce di non poter contare sulla società. È uno sconfitto che però non si arrende: ha capito di non poter vivere passivamente. Scopre che condividere tutto quello che ha dentro lo porta a scoprire l’esistenza di persone molto simili a lui e stare con loro lo fa stare bene.

La dimensione del bar

Il bar è visto dagli autori come un’alternativa a internet. Nel web spesso gli utenti si scambiano critiche e insulti che non avrebbero il coraggio di riferire di persona. In un bar, invece, si parla guardandosi negli occhi. Alessio Trabacchini aggiunge poi che Andrea, oltre alla sua rutine, vive anche un mondo immaginario in cui la periferia si trasforma in una campagna libera e indisturbata. Luca Genovese ha saputo rendere visivo questo concetto di fuga.

Ancorato al quotidiano

Andrea è un personaggio nel quale tutti si possono riconoscere. Nasce però come specchio della situazione di Alberto Guidetti. L’autore ha, infatti, pensato a questo personaggio in un periodo piuttosto triste della sua esistenza. Gli capitava spesso di pensare alle imposizioni della vita e a quanto possa essere pesante la società. È allora che scatta la necessità di trovare una via di fuga, un mondo alternativo. Questo però non ci deve sottrarre completamente alla realtà ma deve permetterci di tornare sempre al quotidiano che, nel caso del protagonista, è rappresentato dal bar.

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Lorenzo Pavolini: tra la storia e il windsurf https://2020.passaggifestival.it/pavolini-vento-passaggi-festival/ Wed, 03 Jul 2019 15:59:31 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=65439 Domenica si è tenuto l' ultimo incontro della rassegna Europa/Mediterraneo. Nella Chiesa di San Francesco lo scrittore Lorenzo Pavolini ha presentato il suo libro “L’invenzione del vento”.

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Pavolini Passaggi 2019

Domenica 30 giugno si è tenuto il quarto e ultimo incontro della rassegna Europa/Mediterraneo. Nella Chiesa di San Francesco lo scrittore Lorenzo Pavolini ha conversato con Chiara Grottoli. Ha presentato il suo libro “L’invenzione del vento”, ambientato negli ultimi anni del 1900.

Un periodo storico semplice

I due protagonisti sono Giovanni e Pietro, due ragazzi che frequentano il liceo. Correva il 1978, l’anno dell’uccisione di Aldo Moro. Con il boom economico si assisteva ad un picco demografico. In quel periodo la partecipazione politica dei giovani trovava poca espressione. Tutto appariva semplice. I due ragazzi avevano una passione comune: il windsurf. Non volevano partecipare troppo al loro tempo. Volevano vivere in spiaggia, voltando le spalle alla città. La gente in cercava delle opzioni di fuga dalle scelte abituali. Rispetto agli anni precedenti, c’erano molti più modi per raggiungere la felicità. Uno di questi era appunto il windsurf. Questo, prima di diventare un’attività molto diffusa, era appannaggio di poche persone. Era uno dei cosiddetti sport di scivolamento. La tavola planava sull’acqua.

Il windsurf come metafora di vita

In questo libro Lorenzo Pavolini ha voluto rendere grafica e visibile una metafora. Ha pensato che questi ragazzi interpretassero il windsurf come qualcosa capace di portarli sopra l’orizzonte storico. Loro sono sopra e la storia è sotto. Quest’ultima, infatti, conosce tante guerre. Se la guardiamo da vicino, vogliamo allontanarci, galleggiarci sopra. Non vogliamo sprofondare nel dolore. Dunque l’autore ha deciso di divedere alcune pagine in due parti. Nella zona superiore scorre la vicenda dei due protagonisti e in quella inferiore vengono descritti alcuni fatti storici.

Due personalità in contrasto

I protagonisti sono Pietro e Giovanni. Il primo è votato all’azione, il secondo alla contemplazione. I due sono molto diversi. Pur avendo le stesse possibilità economiche, Giovanni, a differenza di Pietro, proviene da una famiglia borghese. È dunque abituato alla cultura, ai libri, a certi tipi di mestiere. Ha una personalità poetica e segue la sua passione semplicemente perché è quello che gli piace fare. Pietro invece è più pratico. Finirà per fare del windsurf un mestiere. Chiara Grottoli ha osservato che Giovanni sembra costantemente in bilico tra quello che vuole fare veramente e quello che gli altri si aspettano che lui faccia. È sempre dubbioso. Pietro, al contrario, è sicuro delle sue scelte. Lorenzo Pavolini ha aggiunto che Giovanni, non sopporta il conflitto. Vuole andare d’accordo con tutti, soprattutto con gli adulti. Pietro invece non si cura del rapporto con loro. L’autore ha cercato di uscire dagli schemi della drammaturgia, tipici del romanzo. Lì tutto risulta scolpito in maniera chiara: disgrazia o felicità, riuscita o fallimento. La realtà è diversa. Chiara Grottoli ha giudicato il suo modo di scrivere molto interessante.

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L’intervento di Zdravka Evtimova a Passaggi Festival: “Vi aspetto in Bulgaria” https://2020.passaggifestival.it/zdravka-evtimova-passaggi-festival/ Wed, 03 Jul 2019 11:05:06 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=65424 Il terzo incontro della rassegna Europa/Mediterraneo ha ospitato Zdravka Evtimova, una scrittrice bulgara. Aiutata dalla traduttrice Clara Nubile, ha presentato in inglese il suo libro “La donna che mangiava poesie”. È intervenuta anche Katia Migliori, critica letteraria. L’incontro si è svolto sabato 29 giugno alla Chiesa di San Francesco.

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Evtimova-Passaggi-2019

Il terzo incontro della rassegna Europa/Mediterraneo ha ospitato Zdravka Evtimova, una scrittrice bulgara. Aiutata dalla traduttrice Clara Nubile, ha presentato in inglese il suo libro “La donna che mangiava poesie” (Besa Editore). È intervenuta anche Katia Migliori, critica letteraria. L’incontro si è svolto sabato 29 giugno alla Chiesa di San Francesco.

Il commento di Katia Migliori

La donna che mangiava poesie” si articola in undici racconti, ambientati in Bulgaria. La prima a prendere la parola è stata Katia Migliori, che ha introdotto il libro con un suo breve commento. Ha spiegato che quella della Bulgaria è una dimensione fatata e miserabile. Spiccano il giallo feroce dei campi e il colore della polvere. Vige un senso di contraddizione e di opposizione. Si tratta di una sorta di “realismo magico in chiave bulgara” in cui prevale l’uso dell’ironia e del sarcasmo. Katia Migliori ha definito la scrittura dell’autrice potente, scarna e ruvida. Ha aggiunto che due elementi molto presenti sono la sensualità femminile e la fatalità. L’evento è visto come accadimento improvviso e imprevedibile. Ha concluso affermando “Ѐ una magia che corrode il corpo e il cuore”.

C’è bisogno di felicità

È poi intervenuta l’autrice. Ha iniziato alzandosi in piedi, in segno di rispetto. Sin dalle prime parole, ha ricevuto calorosi applausi dal pubblico. Ha raccontato il suo mestiere. Lavora dieci ore al giorno traducendo dal bulgaro all’inglese o viceversa. Per lei scrivere è respirare, non può farne a meno. Crede che la missione della scrittura sia dire la verità in modo onesto. Quando scrive, lo fa con amore. Prova questo sentimento per tutti i personaggi, anche i più odiosi. C’è anche un dolore nel raccontarli. Sostiene che il compito dello scrittore sia quello di restringere il territorio della sofferenza e ampliare quello della felicità. Infatti, spiega, nel mondo c’è tanta sofferenza e tanto bisogno di felicità. Scrive dunque con uno scopo ben preciso: rendere i suoi lettori più consapevoli e più felici. La sofferenza, secondo lei, è transitoria. È solo una fase, un passaggio necessario al raggiungimento della felicità.

L’autrice racconta la Bulgaria

La vita in Bulgaria è più difficile di quella in Italia. Zdravka Evtimova era insegnante di inglese in una scuola di ragazzini zingari, poco interessati allo studio. Ha deciso allora di proporre loro il teatro. Nessuno credeva che sarebbero riusciti a rappresentare un’opera di Shakespeare. In realtà sono stati molto ispirati e hanno recitato in lingua inglese. All’inizio non capivano ciò che stavano dicendo, poi lei ha tradotto in bulgaro per loro. Hanno recitato con il cuore. Alla fine dello spettacolo tutti i genitori erano entusiasti. Le hanno detto che per lei avrebbero rubato qualsiasi cosa. Lei, buttandosi in ginocchio, li ha pregati di non rubare e di educare bene i loro figli. L’autrice ha spiegato che la Bulgaria è un paese bellissimo e gli abitanti sono persone buone, anche se spesso sono arrabbiati. L’incontro si è concluso con la lettura di un brano tratto dal libro e con un fragoroso applauso del pubblico.

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Il mondo della preistoria con Elisabetta Serafini e Caterina di Paolo https://2020.passaggifestival.it/serafini-di-paolo-preistoria-passaggi/ Wed, 03 Jul 2019 10:57:19 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=65422 Il secondo incontro della Rassegna Piccoli asSaggi si è tenuto venerdì 28 giugno presso la Mediateca Montanari. Elisabetta Serafini, maestra di scuola primaria, ricercatrice e storica, e Caterina Di Paolo, grafica e illustratrice, hanno presentato il loro libro, intitolato “Preistoria. Altri sguardi nuovi racconti”.

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Preistoria Passaggi Festival

Il secondo incontro della Rassegna Piccoli asSaggi si è tenuto venerdì 28 giugno presso la Mediateca Montanari. Elisabetta Serafini, maestra di scuola primaria, ricercatrice e storica, e Caterina Di Paolo, grafica e illustratrice, hanno presentato il loro libro, intitolato “Preistoria. Altri sguardi nuovi racconti”. Ha conversato con loro Valeria Patregnani, direttrice del Sistema Bibliotecario di Fano.

Un racconto che sfiora la realtà

Il libro è particolarmente adatto ai bambini della scuola primaria. Viene raccontata la preistoria, il periodo che precede l’invenzione della scrittura. Caterina, che ha curato le illustrazioni, ha trovato interessante lavorare il ambito storico. La preistoria è sicuramente una fase misteriosa, tuttavia si è sempre pensato che le donne avessero un ruolo marginale nel lavoro. Questo è senza dubbio falso. Le autrici allora hanno voluto tentare di scardinare gli stereotipi, pur proponendo immagini simpatiche. Il loro obiettivo era quello di riprodurre la realtà e di sviluppare senso critico. Elisabetta ha spiegato che vi è un’immensa ricchezza di informazioni sulla preistoria, ma purtroppo per l’insegnamento vengono spesso utilizzati manuali con lacune o errori. Nel libro si è voluto parlare in particolare delle donne e dei bambini, diversamente da come si è soliti fare. In questo modo si ottiene un effetto di realismo e i lettori, che sono appunto bambini, si sentono rappresentati. Le autrici hanno cercato di raccontare una storia complessa in modo semplice, ma non banale. Gli storici, prevalentemente di sesso maschile, hanno tramandato la storia come se solo l’uomo avesse agito. In realtà le tracce preistoriche sono state lasciate da persone: uomini, donne e bambini. Caterina ha spiegato come raccontare la storia sia uno strumento di potere. Essa può essere scritta in molti modi, che sono modi soggettivi. Per cui la storia che troviamo nei libri di testo può essere messa in discussione.

L’importanza di studiare la preistoria

È difficile spiegare la storia ai più piccoli. Questo strumento può essere utile anche per i docenti, come guida all’insegnamento. Per questo motivo le autrici hanno cercato di coprire tutto l’arco cronologico. La storia, afferma Elisabetta, serve a contestualizzare concetti come quello di “famiglia”, che non significava solo ciò che intendiamo noi oggi. Uomini, donne e bambini collaboravano per raggiungere uno scopo comune. Fra loro vi era una stabile equità.

Le donne e la storia

Il progetto non è ancora concluso. Uscirà un secondo libro sulle civiltà dei fiumi. Ci sono degli elementi ricorrenti in questi testi, uno dei quali è il rapporto tra le donne e il mestiere di storica. In “Preistoria. Altri sguardi nuovi racconti” si parla di due personaggi femminili che hanno contribuito alla ricerca di informazioni sul periodo preistorico: Mary Anning e Mary Leakey. Nel libro che verrà pubblicato prossimamente si parlerà di Agatha Christie. La famosa scrittrice, infatti, era una donna molto interessata all’archeologia.

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Sofia Viscardi presenta Venti: la coralità di una generazione https://2020.passaggifestival.it/sofia-viscardi-venti-passaggi/ Tue, 02 Jul 2019 17:45:10 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=65397 Sofia Viscardi in “Cosa significa avere vent’anni oggi" che si è tenuto al Pincio dove, il 27 giugno, è stata presentata la nuova piattaforma web “Venti”.

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Viscardi Passaggi 2019

Matteo B. Bianchi, scrittore e autore TV, e Daniela Collu, conduttrice Radio – TV, hanno conversato con Sofia Viscardi, youtuber e scrittrice, e Irene Graziosi, autrice. L’incontro, intitolato “Cosa significa avere vent’anni oggi”, si è tenuto al Pincio giovedì 27 giugno. Ѐ stata presentata la nuova piattaforma web “Venti”, che propone contenuti di vario tipo per giovani.

Cos’è Venti

Sofia Viscardi ha venti anni. Nasce così il nuovo format “Venti”, frutto della collaborazione di quattro persone: Sofia, Irene, Matteo Squadrito e Fred Fumagalli. All’incontro di giovedì Sofia inizia raccontandosi. Spiega di aver sfruttato l’attenzione del pubblico su di lei per proporre un contenuto più significativo. “Venti” non è destinato a focalizzarsi solo su di lei. Lo scopo è, infatti, quello di rappresentare una generazione. Una sola identità deve diventare coro. Sofia definisce Venti “un contenitore di contenuti per giovani”, che utilizza Youtube, Instagram e anche Podcast.

Un progetto ben riuscito

Se Irene e Sofia sono riuscite nel loro intento, è stato grazie alla loro amicizia. Tra loro c’è un feeling molto spontaneo, che va al di là del loro rapporto professionale. Irene sceglie quali contenuti proporre, tenendo conto però del fatto che sarà Sofia a proporli al pubblico. Devono dunque essere in linea con lei, rappresentarla in qualche modo. Il lavoro è molto istintivo, per cui è difficile verbalizzarlo. I contenuti video si ispirano a fonti e stimoli che spesso sono cartacei. Irene, infatti, legge molto. Si passa poi a parlare della fama di Sofia. Lei spiega che è sempre stata consapevole che questo tipo di notorietà dura poco ed è destinato a concludersi. Tuttavia non è spaventata da questo, sostiene di poterne fare a meno. Sofia si è sempre raccontata, anche in altri modi, per esempio attraverso la stesura dei suoi due romanzi “Succede” e “Abbastanza”. Sono libri che non la rappresentano più. Ora lei è diversa e continua a raccontarsi su Venti.

In dialogo con i giovani

È evidente che Venti sia uno spazio libero per le autrici. Possono proporre il contenuto che vogliono. Ci deve essere però una responsabilità di fronte a questo, dato che il pubblico è molto vasto. Irene e Sofia si interrogano molto su questa questione. Loro non si limitano a proporre la propria visione delle cose, ma cercano un dialogo con il proprio pubblico. Per questo motivo sentono questa responsabilità molto relativamente. Attraverso l’empatia, puntano a sviluppare l’intelligenza emotiva nei giovani. Sostengono che occorra elaborare e riflettere su ciò che accade. Cercano sempre di lasciare qualcosa che non sia solo la risata e il divertimento.

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Matteo B. Bianchi racconta l’odio ingiustificato verso Yoko Ono https://2020.passaggifestival.it/yoko-ono-matteo-bianchi/ Sun, 30 Jun 2019 11:03:49 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=65149 Giovedì 27 giugno Matteo B. Bianchi ha presentato il suo libro “Yoko Ono, Dichiarazioni d’amore per una donna circondata d’odio”, incentrato sulla figura di una donna famosa per essersi sposata con John Lennon, cantante dei Beatles. L’incontro, guidato dalla conduttrice radio – TV Daniela Collu, si è tenuto al Pincio. Hanno concluso I Camillas con […]

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Giovedì 27 giugno Matteo B. Bianchi ha presentato il suo libro “Yoko Ono, Dichiarazioni d’amore per una donna circondata d’odio”, incentrato sulla figura di una donna famosa per essersi sposata con John Lennon, cantante dei Beatles. L’incontro, guidato dalla conduttrice radio – TV Daniela Collu, si è tenuto al Pincio. Hanno concluso I Camillas con il loro intervento musicale, volto a omaggiare Yoko Ono.

Una vita singolare

Matteo B. Bianchi inizia subito a parlarci di Yoko Ono, una delle donne giapponesi più famose. Questo personaggio suscita un odio unanime e inspiegabile. Quello che risulta interessante per lo scrittore è il fatto che la gente la odia senza saperne il motivo. Si sa solo che Yoko Ono è la responsabile dello scioglimento dei Beatles, la band di fama mondiale. Questo però non è vero e sono gli stessi Beatles a confermarlo. Si divisero a causa di questioni economiche e disaccordi. La vita di Yoko Ono fu a dir poco straordinaria. Nacque miliardaria, in una delle famiglie più potenti del Giappone. Dopo il trasferimento del padre in tempo di guerra, andò a vivere in campagna con la madre e i fratelli. Qui visse in povertà assoluta, arrivando a soffrire una fame inestinguibile. Quando la guerra si concluse, la famiglia si ritrovò e Yoko Ono si iscrisse all’università di filosofia. Era una donna molto intelligente. In seguito si trasferì in America, dove iniziò a produrre musica e arte d’avanguardia. I genitori, ritenendo che questo fosse un mestiere squalificante, le tolsero l’eredità. Ricominciò dunque a vivere nella povertà, ma questa volta per sua scelta. La sua musica è molto particolare e le sue opere erano destinate ad un pubblico molto ridotto. Conoscendo però la sua storia paradossale, assurda e irreale, tutto ciò diventa più comprensibile.

Il rapporto con John Lennon

Mentre Yoko Ono stava allestendo una sua mostra a Londra, si presentò John Lennon. Lei ancora non sapeva chi fosse. Per i due anni seguenti si scrissero e si telefonarono. Quando si incontrarono per la seconda volta crearono subito un disco insieme. Dopo il loro fidanzamento l’arte di Yoko Ono venne improvvisamente conosciuta da un pubblico vastissimo. Si trattava di un’arte complicatissima, non comprensibile da un pubblico medio. Lui era affascinato dalla sua personalità e dal suo intelletto e la considerava un idolo, cosa che la gente non riusciva ad accettare. Lei era anche la sua coscienza politica: era femminista e si batteva contro il razzismo e l’omofobia. Gli fece capire che la sua fama poteva essere uno strumento potentissimo per lanciare messaggi positivi. Così, alla prima notte di nozze invitarono tutta la stampa. Si fecero trovare in pigiama circondati da cartelli che incitavano alla pace. Tutti pensavano che fossero pazzi e che lei l’avesse plagiato. Dai due nacque un figlio e uscì un disco sulla loro felicità famigliare. Su di lei c’era una forma di razzismo molto forte. La gente se la prendeva con lei assecondando i pregiudizi. Era giapponese, non era bella secondo i canoni dell’epoca, non aveva problemi a farsi vedere nuda. Tutte le sue produzioni erano mal viste dalla critica. Nonostante i suoi messaggi cadessero nel vuoto, lei procedeva imperterrita. Solo oggi si riconoscono la validità e la modernità di quei dischi.

Dopo la morte di Lennon

Yoko Ono divenne vedova sotto i riflettori. Il marito era stato ucciso davanti ai suoi occhi. Per la prima volta ricevette lettere di solidarietà e di simpatia. Invitò alla preghiera e mostrò un contegno che fu molto apprezzato. Uscì poi il suo nuovo disco. Sulla copertina c’è una foto degli occhiali insanguinati del marito. Il suo intento era quello di raccontare la sua realtà in quel momento e di restare coerente con sé stessa e con la sua arte. Tale gesto apparve incomprensibile e Yoko Ono ritornò ad essere criticata. A fine incontro I Camillas hanno proposto una personale interpretazione della sua musica, suonando e cantando in suo onore.

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L’Europa si mescola: i bambini imparano ad accogliere lo straniero https://2020.passaggifestival.it/europa-laboratorio-diversita/ Sat, 29 Jun 2019 13:57:24 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=64956 “Raccontami il tuo paese” è stato un simpatico laboratorio didattico-creativo per bambini e ragazzi sopra gli otto anni. Si è tenuto giovedì 27 giugno presso bagni Carlo, in Sassonia. A curarlo è stata l’associazione umanitaria L’Africa Chiama Onlus, che opera a favore degli abitanti del continente africano, specie i bambini. Lo scopo era quello di […]

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“Raccontami il tuo paese” è stato un simpatico laboratorio didattico-creativo per bambini e ragazzi sopra gli otto anni. Si è tenuto giovedì 27 giugno presso bagni Carlo, in Sassonia. A curarlo è stata l’associazione umanitaria L’Africa Chiama Onlus, che opera a favore degli abitanti del continente africano, specie i bambini. Lo scopo era quello di educare all’accoglienza e all’integrazione.

La gioia di colorare il proprio paese

Dopo un momento iniziale dedicato alle presentazioni, il laboratorio ha avuto inizio. I partecipanti sono stati divisi in gruppi. A ogni gruppo è stato assegnato uno stato europeo ed è stato consegnato un elenco delle caratteristiche tipiche dei suoi abitanti. Queste dovevano essere rappresentate su un cartellone e incarnate dai bambini. Così, ad esempio, i francesi assumevano quel loro modo tipico di parlare. Ognuno era diventato cittadino di un paese. Sui volti dei bambini intenti a disegnare si leggeva un forte entusiasmo. Si impegnavano a rendere il proprio paese bello, colorato e gioioso.

L’insieme di due culture

Improvvisamente alcuni bambini sono stati allontanati dal proprio cartellone e inseriti in un altro stato. Si sono così ritrovati in un altro gruppo, ma hanno dovuto mantenere le caratteristiche tipiche del loro paese di provenienza. Nel nuovo ambiente risultavano diversi, avevano un altro modo di parlare, altre abitudini. Tuttavia sono stati ugualmente accolti, erano i benvenuti. I disegni sono stati ampliati con elementi caratteristici dell’altro paese. Le due culture si sono unite con facilità. Sono dunque nati nuovi stati con nuovi nomi, risultati di una mescolanza. Infine coloro che avevano abitato sempre nello stesso paese hanno presentato il proprio cartellone. Hanno mostrato i propri disegni, spiegando al pubblico quali culture si erano incrociate e qual era il risultato.

Un laboratorio ben riuscito

È sicuramente stato un laboratorio molto formativo. Tra i sorrisi e il divertimento è stato lanciato un messaggio ben chiaro. I bambini sono stati educati ad accettare il diverso e ad accoglierlo così com’è. Hanno avuto modo di comprendere come l’insieme di due culture risulta più ricco, più vivace e meno monotono.

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