Edizione 2017 | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ Passaggi Festival. Libri vista mare Wed, 28 Jun 2017 15:10:59 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.5.1 https://2020.passaggifestival.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-nuovo-logo-passaggi-festival_rosso-300x300-1-32x32.jpg Edizione 2017 | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ 32 32 I numeri dell’edizione 2017 di Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/numeri-edizione-2017/ Wed, 28 Jun 2017 14:21:42 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58610 Positivo il bilancio di Passaggi Festival 2017, con numeri mai raggiunti nelle precedenti edizioni. Il Festival è ideato e diretto da Giovanni Belfiori; presidente della manifestazione è Cesare Carnaroli, mentre Nando dalla Chiesa presiede il comitato scientifico. Passaggi è organizzato da Passaggi Cultura e Librerie Coop, con il contributo di Comune di Fano e Regione […]

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Positivo il bilancio di Passaggi Festival 2017, con numeri mai raggiunti nelle precedenti edizioni. Il Festival è ideato e diretto da Giovanni Belfiori; presidente della manifestazione è Cesare Carnaroli, mentre Nando dalla Chiesa presiede il comitato scientifico. Passaggi è organizzato da Passaggi Cultura e Librerie Coop, con il contributo di Comune di Fano e Regione Marche, e il sostegno di Coop Alleanza 3.0 e Autostrade per l’Italia, nonché di tante aziende private fanesi, tra cui, come sponsor principali, Gibam, Profilglass e Banca Suasa e Radio Fano media partner locale.

Libri e Presenze
10.000 presenze nei 15 incontri in piazza XX Settembre
300 presenze nei 4 incontri alla Chiesa di San Francesco
400 iscritti nei 30 laboratori per bambini e adulti
76 eventi in totale
1.500 i libri venduti nella Libreria Coop (in testa alle vendite il volume di Romano Prodi, seguito da Don Ciotti e Nando dalla Chiesa)

Copertura mediatica RAI
La copertura mediatica delle reti Rai ha rappresentato un evento nell’evento, offrendo a Fano una visibilità nazionale eccezionale:
6 le testate coinvolte, di cui 3 in media-partnership (Rainews24, Rai Radio 3 e Rai Cultura) e tre in collaborazione (la testata giornalistica regionale Rai Marche, Isoradio e Rai Teche).
40 collegamenti effettuati da Fano tra dirette, servizi e interviste, tra cui
8 collegamenti in diretta con Isoradio
6 dirette nei TG nazionali e Marche
9 interviste in onda su Rainews24
4 servizi per TG nazionali e Marche ripresi anche da altre testate Rai
4 servizi di Rai Cultura trasmessi anche sui canali web Rai, Rai 5 e Rai 3.

La città
20 le location cittadine in cui era presente il festival: piazza XX Settembre, Chiesa di San Francesco, Mediateca Montanari Memo, Palazzo de’ Pili, Chiesa Sant’Arcangelo, San Pietro in Valle, Saletta Nolfi, Arco Borgia-Cybo, Corte Malatestiana, Bastione Sangallo, Arco d’Augusto, Caffè Aurora, Caffè Centrale, 7 stabilimenti balneari di Lido e di Sassonia.
3 hotel pieni con gli ospiti del festival

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Nando dalla Chiesa chiude Passaggi ’17: “ci vuole costanza nella lotta alle mafie” https://2020.passaggifestival.it/nando-dalla-chiesa-chiude-passaggi-17-ci-vuole-costanza-nella-lotta-alle-mafie/ Mon, 26 Jun 2017 16:42:38 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58597 A Nando dalla Chiesa, Presidente del comitato scientifico di Passaggi, il compito di congedare il pubblico. Con lui sul palco Giorgio Santelli, Giulio Scarpati e Pif [vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””] Conclude la quinta edizione di Passaggi festival Nando dalla Chiesa che presenta il libro “Una strage semplice”,di cui vengono letti […]

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A Nando dalla Chiesa, Presidente del comitato scientifico di Passaggi, il compito di congedare il pubblico. Con lui sul palco Giorgio Santelli, Giulio Scarpati e Pif

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Conclude la quinta edizione di Passaggi festival Nando dalla Chiesa che presenta il libro “Una strage semplice”,di cui vengono letti alcuni passi dall’attore Giulio Scarpati, che intervista lo il sociologo insieme a Pif e al giornalista Giorgio Santelli. A 25 anni dall’ultimo discorso pubblico di Borsellino, l’operato dei due magistrati è ancora vivo, come dimostra la presenza di più di mille persone in piazza XX settembre.

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Giulio Scarpati legge alcuni passi da ‘Una strage semplice’

“Ma che cosa abbiamo fatto?” è il grido di un’Italia distrutta e sgomenta di fronte alla sconfitta assoluta, quella di Capaci del 1992. Da coloro che hanno difeso Falcone fino all’ultimo a coloro che lo hanno voluto morto si sono resi conto che ci si era spinti troppo in là, tutti scoprirono di non avere capito Falcone. Il libro, scritto a memoria, è un racconto serrato della genesi, dello sviluppo e della “conclusione” della battaglia contro la mafia, che vuole ricostruire pezzo per pezzo la verità come un puzzle. Dalla Chiesa sceglie di raccontare i fatti, come tutti li conoscono, per fare un resoconto il più lucido e obiettivo possibile, evitando di perdersi nelle ipotesi infondate e concentrandosi “su quello che c’è, che è accaduto, che è a nostra disposizione” anziché “scegliere i segreti nei cassetti”.
Intervengono Pierfrancesco Diliberto, meglio conosciuto come Pif, e Giulio Scarpati parlando della loro esperienza rispettivamente di regista e attore con la mafia. Da un lato il primo, siciliano, racconta il suo rapporto sin dall’infanzia con questa organizzazione criminale, del quale ha preso coscienza solamente una volta a Milano. Qui si rende conto che fino a quel momento aveva guardato da un’altra parte, seguendo la regola implicita dell’indifferenza e la tendenza a fingere di ignorare i crimini della mafia. Scarpati sottolinea l’importanza dei media, in particolare quelli statali, che hanno anche uno scopo paideutico, ma tendono spesso a trascurarlo. L’attore evidenzia la portata di un simile evento che paragona per drammaticità all’undici settembre e che spiega essere stato un momento di svolta, fortemente emotivo della storia italiana, egli denuncia la necessità di un fatto come questo per smuovere le coscienze italiane.

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Giorgio Santelli (RaiNews24), moderatore dell'evento

Giorgio Santelli (RaiNews24), moderatore dell’evento

“Buscetta è il mio Virgilio che mi porta a visitare questo inferno” citando le parole di Falcone, Nando dalla Chiesa dice che questi rappresenta l’unica faccia dello Stato con la quale il pentito vuole confrontarsi, svelando tutti i segreti più inconfessabili di Cosa Nostra perché “non ci si pente con tutti”. L’autore descrive le stragi come “una forte scossa”, “una cosa immensa”, nel ’92 è nato il mito che ha aiutato l’Italia a rigenerarsi, rigenerazione però ancora incompleta.
“Ce l’ho con le commemorazioni senza memoria” perché “la memoria non può essere una piuma mentre la commemorazione sì”, dice dalla Chiesa sottolineando che è questo lo scopo del libro: fare memoria. Ma non solo ricordare, bisogna anche attivarsi per sradicare la visione folkloristica della mafia riconoscendo la sua espansione sia nel Nord Italia –sebbene si parlasse anche qui dell’operato di Falcone e Borsellino- sia nel resto di Europa, dove ancora oggi non esiste il reato di associazione mafiosa. “Io sono un artista antimafia” dice Pif, soffermandosi sul significato del termine “antimafia”: troppo spesso le persone con questo titolo vengono viste come le uniche in dovere di fare qualcosa. “Noi siciliani siamo bravissimi ad implodere”, continua spiegando che tutt’oggi molti in Sicilia prendono la mafia con troppa superficialità, ormai abituati ad essa: “Che vuoi che sia, è la terra del Gattopardo” scherza Pif imitando un suo concittadino tipo.
“Il maxiprocesso va raccontato” afferma il regista, annunciando un nuovo possibile film, poiché cambiò la percezione che si aveva della mafia anche agli occhi di coloro che fino a quel momento non avevano voluto vedere.
Terminano così, con grande partecipazione del pubblico, questi quattro giorni di festival che si concludono in continuità con l’argomento di apertura affrontato da don Luigi Ciotti, ospite insieme ai sopra citati di questa edizione per condividere esperienze e conoscenza riguardo questa piaga sociale ed economica che si sta espandendo a macchia d’olio.

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Testo di Elena Angelucci, Veronica Orciari, Elisabetta Vitali

Immagini di Silvio Stelluti Scala

 

 

 

 

 

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Catena Fiorello: “gli emigranti italiani sono stati i nostri eroi” https://2020.passaggifestival.it/catena-fiorello-gli-emigranti-italiani-stati-nostri-eroi/ Mon, 26 Jun 2017 16:28:03 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58592 Catena Fiorello presenta sul palco di Passaggi Festival il suo ultimo romanzo  Picciridda. [vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””] [no_dropcaps type=”normal” color=”red” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]l[/no_dropcaps]’incontro si apre con l’inevitabile riferimento ai suoi fratelli Beppe e Rosario ben noti ai più. L’autrice spiega poi che quando si […]

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Catena Fiorello presenta sul palco di Passaggi Festival il suo ultimo romanzo  Picciridda.

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[no_dropcaps type=”normal” color=”red” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]l[/no_dropcaps]’incontro si apre con l’inevitabile riferimento ai suoi fratelli Beppe e Rosario ben noti ai più. L’autrice spiega poi che quando si ha un cognome conosciuto si ha anche una grande e alle volte pesante responsabilità.
Ma nonostante ciò, ci rivela Catena, il suo non rappresenta un peso bensì un orgoglio in quanto portato con grande dignità.
Prima di addentrarsi nella descrizione del suo libro, l’autrice apre al pubblico una finestra sulla sua infanzia ricordando con molto affetto la nonna, Catena D’amore. Un nome alquanto bizzarro ma adatto alla sua personalità decisa e prorompente. Questa nonna rappresenta per la scrittrice un grande esempio di forza e coraggio in quanto nonostante i tempi difficili e le sgradevoli voci con grande determinazione e tenacia riuscì a crescere da sola ben quattro figli.

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Catena Fiorello sul palco assiema ad Anna Rita Ioni, presentatrice degli incontri di Passaggi

[no_dropcaps type=”normal” color=”red” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]A[/no_dropcaps]mbientata negli anni della depressione italiana, i primi anni sessanta, la storia raccontata da Catena nel suo libro presenta come protagonista la giovane Lucia, la quale a soli 11 anni, età estremamente importante in quanto densa di cambiamenti e passaggi, vede i propri genitori assieme al suo fratellino emigrare in Germania in cerca di fortuna lasciandola così sola con la nonna Rita.
La situazione affrontata dalla piccola Lucia raffigura quella vissuta da tante altre bambine italiane che, divenute oggi adulte, leggendo questo libro spesso arrivano alla commozione e alle lacrime. Condividono con Lucia il profondo senso di abbandono e la rabbia iniziale nei confronti dei genitori che nonostante le promesse fatte, a Natale e a Pasqua saltano l’appuntamento non tornando in Italia a ritrovare i propri cari.
Si immedesimano, poi, anche nella successiva comprensione che quell’atto estremo e doloroso fu compiuto nella speranza che il partire per lavorare in altri Paesi avrebbe potuto poi garantire un futuro migliore e florido ai propri figli.
Infatti quella rabbia iniziale con il senno del poi si trasforma in lacrime di amara consapevolezza. Catena racconta poi di aver deciso di scrivere questo libro anche per rendere omaggio a tutti gli emigranti italiani partiti alla volta di altri Paesi con lo scopo di raggiungere l’unica meta della loro esistenza ovvero il futuro dei loro figli . “Sono dei veri proprio eroi del mondo contemporaneo”. “Sono loro che devono essere ringraziati se ora viviamo così bene”. “Hanno abdicato alla pretesa di avere qualcosa per sé per puro amore nei confronti dei figli”
“Ricordo che qualche tempo fa” – spiega Catena – “chiesi ad un ‘ex emigrante’ come avesse fatto a faticare quasi ammazzandosi di lavoro per tutto quel tempo senza stancarsi mai. E lui mi rispose che nessuno di loro si stancava di lavorare perché il loro obiettivo era più forte del dolore della sofferenza, della fatica. Il lavoro diventava così il senso della vita”.
Picciridda è a tutti gli effetti una bambina in carne ed ossa che con le sue forze risulta in grado di elevarsi da sola. Lucia ha regalato a Catena la gioia di conoscere tante persone, le quali riconosciutesi in lei, le hanno aperto i loro cuori.
Per questo l’autrice ringrazia picciridda confessando che le ha insegnato a vivere.

L’incontro si conclude poi con del sano divertimento accompagnato da tante risate suscitate dalla coinvolgente simpatia di Catena e – come lei stessa afferma – della Trinacria intera.

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Testo di Martina Broccoli

Immagini di Silvio Stelluti Scala

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GIANNI MINA’ E GIUSEPPE DE MARZO: “ABBIATE FIDUCIA NEI GIORNALISTI” https://2020.passaggifestival.it/gianni-mina-giuseppe-de-marzo-abbiate-fiducia-nei-giornalisti/ Sun, 25 Jun 2017 21:37:52 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58588 Nell’ultima giornata di Passaggi Festival 2017, Gianni Minà e Giuseppe De Marzo presentano il libro “Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà”, conduce il giornalista di RaiNews24 Stefano Corradino. L’incontro è anche l’occasione per conferire il premio Passaggi 2017 a Gianni Minà. [vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””] “Vogliamo sapere […]

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Nell’ultima giornata di Passaggi Festival 2017, Gianni Minà e Giuseppe De Marzo presentano il libro “Così va il mondo. Conversazioni su giornalismo, potere e libertà”, conduce il giornalista di RaiNews24 Stefano Corradino. L’incontro è anche l’occasione per conferire il premio Passaggi 2017 a Gianni Minà.

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“Vogliamo sapere quello che succede nel nostro paese o no?” così Gianni Minà provoca il pubblico del Teatro della Fortuna ricordando gli eventi drammatici del G8 di Genova del 2001.  Le proteste pacifiste contro la globalizzazione neoliberista furono represse dalla violenza brutale della polizia, rappresentando una vera e propria violazione dei diritti umani che è stata riconosciuta e condannata solamente oggi, dopo 16 anni, grazie ad una sentenza ‘storica’ della Corte di Strasburgo. Perché la verità è arrivata così in ritardo? I fatti di Genova rappresentano solo uno dei numerosi ‘misteri’ ancora irrisolti nel Belpaese – da Brescia a Ustica, passando per la stazione di Bologna -, eventi che dovrebbero essere riconosciuti, approfonditi e condannati nell’immediato, sono invece nascosti e insabbiati: “è il sintomo di un Paese frustrato e fragile, dove la democrazia è stata ferita profondamente” – condanna Gianni Minà -.“Un Paese che non ha memoria è un paese che si perde e un popolo senza memoria è senza futuro” ribatte Giuseppe De Marzo, esaltando Gianni Minà come uno dei pochi interpreti rimasti del ‘giornalismo vero’. Il libro nasce proprio dall’esigenza di un cittadino attivista di lavorare con Minà per conoscere e condividere il suo pensiero.

Entrambi gli autori hanno in comune la passione per il Sud America, terra a cui hanno dedicato gran parte della loro vita, tant’è vero che quando Stefano Corradino chiede a Minà quale incontro sia stato il più significativo nella sua immensa carriera, egli non ricorda ‘grandi nomi’ bensì il pranzo offertogli con calore da una tribù Maya al confine tra Guatemala e Messico.

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Gianni Minà e Giuseppe De Marzo dialogano con Stefano Corradino (RaiNews24)

Gianni Minà e Giuseppe De Marzo dialogano con Stefano Corradino (RaiNews24)

“Non esiste un pianeta B, ma soltanto un piano B di cui abbiamo davvero bisogno” afferma Giuseppe De Marzo, delineando i due principali problemi sociali nel mondo; la crescita economica infinita a fronte di risorse finite, da una parte, e l’abbassamento dei salari, dall’altra. De Marzo continua il suo coinvolgente intervento cercando di tratteggiare ‘un piano d’azione’ capace di riconsegnare centralità all’informazione libera e ai diritti sociali, con la speranza di risvegliare le ‘menti addormentate’ soprattutto dei più giovani. “Ci servono più piazze come questa” – dice De Marzo riferendosi al pubblico di Passaggi – “per riprendere a lottare e tornare ad essere umani”, ricordando l’amico-attivista Vittorio Arrigoni, assassinato a Gaza nel 2011.

La serata si conclude con la premiazione di Gianni Minà da parte del sindaco di Fano Massimo Seri per i suoi infiniti meriti giornalistici e umanitari, suscitando uno scroscio di applausi da parte del pubblico che si alza in piedi per l’amatissimo giornalista.

I due autori ci lasciano con quello che è al tempo stesso un monito e un invito: “spegnere un po’ la televisione e tornare ad incontrarci in piazza”.

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Articolo a cura di Elena Angelucci, Veronica Orciari, Elisabetta Vitali

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Marcello Veneziani: il mito come ponte verso una dimensione eccezionale https://2020.passaggifestival.it/marcello-veneziani-mito-ponte-verso-dimensione-eccezionale/ Sun, 25 Jun 2017 20:13:35 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58582 “C’è un mito in ognuno di noi e ognuno di noi a bisogno di un mito, c’è un mito per vivere, c’è un mito per morire.” [vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””] Il mito – dice Marcello Veneziani, intervenuto al Teatro della Fortuna nella giornata conclusiva di Passaggi Festival 2017 per presentare […]

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“C’è un mito in ognuno di noi e ognuno di noi a bisogno di un mito, c’è un mito per vivere, c’è un mito per morire.”

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Il mito – dice Marcello Veneziani, intervenuto al Teatro della Fortuna nella giornata conclusiva di Passaggi Festival 2017 per presentare l’ultima sua opera Alla luce del mito (Marsilio) – è irruzione di una dimensione eccezionale rispetto a una vita ordinaria, delinea un aspetto di diversità in confronto all’ordinarietà dell’esistenza. Il mito è anche proiezione, la nostra epoca è immersa nell’immediato, nel presente e nell’utile, il mito è il richiamo ad un passato favoloso ma anche proiezione di una dimensione a più livelli: è elevazione, realtà trascendente. Il mito è un racconto sorgivo del pensiero del mondo, i miti non muoiono; di mito si vive e di mito non ci si può liberare. C’è sempre la cristallizzazione di un fatto che si separa dal fluire quotidiano e banale delle cose e diventa qualcosa su cui costruire un’opera.

Marcello Veneziani dialoga con Armando Trono(Radio24) nella splendida cornice del Teatro della Fortuna di Fano

Marcello Veneziani dialoga con Armando Trono(Radio24) nella splendida cornice del Teatro della Fortuna di Fano

L’errore è stato pensare il mito come un fossile delle società arcaiche, un detrito storico superstizioso. “Quando il mito si è dissociato dal pensiero è venuto meno anche quest’ultimo”, ma il mito, cacciato dalla porta, rientra sempre dalla finestra sotto forma di surrogato.

Ci troviamo in un’epoca gremita di surrogati di miti essendo contemporaneamente consapevoli che il mito è fondamentale per l’animo dell’uomo. Tutti nasciamo con una vocazione mitopoietica che seleziona dal passato alcune figure e le fa vivere come un eccezionale momento verso il quale abbiamo nostalgia, che è trasformazione della lontananza in mito. Il mito accompagna il ricordo, siamo animali mnemonici che fondano sulla reminiscenza. Il mito è anche a base dell’amore, noi tramite l’innamoramento non facciamo altro che mitizzare l’altra persona che diventa unica tra le tante. Non bisogna vedere il mito come un “fratello barbaro” e irrazionale della ragione. Malinowski concepisce il mito come una carta costituzionale di una comunità, in quanto facendo riferimento a un passato mitico e sacro, giustifica una determinata azione dell’uomo.

Mentre l’utopia è visione, parla di un mondo mai esistito, il mito parla di un mondo altro mai morto, ideale, calato nel reale paradigma, nella realtà non contrapposto alla realtà.

Il mito diventa un espediente per “addomesticare la morte”; tuttavia non ci priva della nostra condizione mortale, ma ci permette di dare una continuità, di avere proiezioni che vanno al di là della nostra vita terrena e di non concepirla “come una bestia che ci rapisce”.

“C’è una cosa più terribile del canto delle sirene: il silenzio delle sirene. Quando non cantano più, perdiamo l’incanto della vita, la capacità di vedere un altro mondo, oltre quello immediato, materiale e contingente.

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Marcello Veneziani conclude l’incontro con una suggestiva immagine, da un dipinto di Magritte: c’è un ponte, un ponte che si interrompe a metà ma che nel fiume si riflette per intero. C’è una meta visibile, che è quella che percorriamo nella vita e un’altra metà invisibile. Se hai occhi attenti che riescono a specchiarsi dentro il fiume lo vedi per intero. Percorrere il ponte e arrivare all’altra sponda è un’impresa ardua, per farlo non bastano le gambe. Questo cammino richiede uno sforzo immaginativo del pensiero e della creatività che proprio nel ‘contingente’ si riscopre. Coloro che invece hanno ‘la vista della mente’ riescono a comprendere che noi abitiamo in due regni: “quello della necessità e quello essenziale, verso il quale noi ci proiettiamo per avere la capacità di guardare anche le cose invisibili.”

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Articolo a cura di Aurora Pozzi e Giorgia De Angeli

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Nottambulibri con Rai Radio 3: “La notte di Frankenstein” https://2020.passaggifestival.it/nottambulibri-rai-radio-3-la-notte-frankenstein/ Sun, 25 Jun 2017 12:51:39 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58575 Tommaso Ragno legge Frankenstein nell’ex Chiesa di San Francesco Nell’atmosfera suggestiva dell’ex chiesa di San Francesco, l’attore Tommaso Ragno, voce del programma radiofonico di Radio 3 “Ad alta voce”, legge passi dal noto romanzo di Mary Shelley “Frankenstein”, condotto da Lorenzo Paolini. [vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””] Rai Radio 3 regala […]

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Tommaso Ragno legge Frankenstein nell’ex Chiesa di San Francesco

Nell’atmosfera suggestiva dell’ex chiesa di San Francesco, l’attore Tommaso Ragno, voce del programma radiofonico di Radio 3 “Ad alta voce”, legge passi dal noto romanzo di Mary Shelley “Frankenstein”, condotto da Lorenzo Paolini.

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Rai Radio 3 regala al pubblico di Passaggi una serata differente, ripescando un classico della letteratura che risalta in un festival dedicato a libri contemporanei, portando una ventata di mistero e classicità, accentuata dalla bellissima chiesa a cielo aperto.
Tommaso Ragno, noto attore di cinema, televisione e teatro, “dà vita” lui stesso al famoso mostro della scrittrice inglese con un’ottima performance artistica. La sua voce profonda e i suoi gesti ricalcano perfettamente le sensazioni di orrore, fremito e spasmo del protagonista, sconvolto e ripugnato dalla sua stessa creazione. I grandi romanzi non stancano mai: ogni volta la rilettura è diversa, l’interpretazione è personale e nonostante, nel caso specifico, Frankenstein abbia avuto centinaia di rappresentazioni, ognuna è differente e ugualmente interessante e questa non fa eccezione. Il pubblico rimane sotto l’incantesimo dato dallo spettacolo che mescola alla bellissima location e alla formidabile interpretazione anche effetti sonori che conferiscono un’aurea di paura ed inquietudine. Le parole della Shelley prendono così vita e sembrano spandersi nella notte stellata che si staglia sopra di loro.
Su uno sfondo di luci ed ombre infatti, l’attore e il presentatore intrecciano un gioco fatto di botta e risposta, attraverso il quale si ripercorrono i sentimenti e le vicende che portarono alla stesura del libro, leggendone i passi più significativi. Si scoprono così le avventure di Mary Shelley e il suo amante e poi marito Percy Bysshe Shelley, noto poeta romantico inglese, dell’anno senza estate, il 1816, dove Mary ospitata a Ginevra a casa di Lord Byron ha l’idea per il suo immortale romanzo. Il compito di tutti i presenti era inventare una storia di fantasmi e Mary andò fino in fondo creando “Frankenstein, o il moderno Prometeo”, pubblicato due anni dopo nel 1818. Il mostro creato da Frankenstein ha bisogno di amore e affetto ma riceve soltanto odio e disprezzo che lo portano a diventare un essere mostruoso ed incontrollabile: il tema di Passaggi di quest’anno “l’amore al tempio dell’odio” risulta così esplicitato attraverso questo incontro, cosa che lo rende uno degli incontri “collaterali” più interessanti e suggestivi del festival.

 

Veronica Orciari, Elisabetta Vitali

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Armando Massarenti a Passaggi: “Woody Allen è il nuovo Ovidio. In amore sbagliando si impara” https://2020.passaggifestival.it/armando-massarenti-passaggi-woody-allen-ovidio-amore-sbagliando-si-impara/ Sun, 25 Jun 2017 11:57:12 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58569 Il Direttore del supplemento culturale del Sole 24 Ore ‘Domenica’, Armando Massarenti, a Passaggi per parlare d’amore e filosofia [vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]  Il primo incontro del dopocena è con a Armando Massarenti che presenta il suo libro “Metti l’amore sopra ogni cosa. Una filosofia per stare bene con gli altri”, intervistato […]

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Il Direttore del supplemento culturale del Sole 24 Ore ‘Domenica’, Armando Massarenti, a Passaggi per parlare d’amore e filosofia

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Il primo incontro del dopocena è con a Armando Massarenti che presenta il suo libro “Metti l’amore sopra ogni cosa. Una filosofia per stare bene con gli altri”, intervistato dal creatore di Passaggi Giovanni Belfiori con gli interventi di Iaia Forte e Andreina Bruno.

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Chi si aspetta un libro che parla soltanto d’amore, sbaglia: questo è un manuale di amore e di filosofia in cui il protagonista imbranato di Woody Allen in Provaci ancora Sam rappresenta il punto di partenza metaforico e letterale per lo sviluppo del libro e dell’incontro. Infatti l’attrice Iaia Forte apre la serata con una lettura delle prime pagine del libro che vertono appunto sul protagonista del regista americano: «amare significa comprendere, ed è difficile, che qualcosa di altro da sé è reale»: questo è il pensiero di Iris Murdoch che accompagna tutto il dibattito incorniciato dalla performance degli attori del Silence Teatro di Bergamo, che mimavano gesti d’amore vestiti di bianco, richiamando le statue neoclassiche di Canova. L’intervistatore domanda a Massarenti se l’amore folle e geloso di Otello per Desdemona possa essere considerato amore soprattutto oggi quando il femminicidio è una piaga sociale. Il filosofo ritiene che Otello impazzisca a causa di un dubbio provocato dall’inaccettabilità dell’individualità dell’altro, ritenendo scioccamente che questi sia solo un’appendice di sé. È qui che la filosofia entra in gioco consigliando di non affidarsi a garanzie assolute, che non esistono, ma di abbandonarsi alla fiducia in senso strettamente amoroso ma anche più ampiamente etico-sociale. Infatti non si parla solo di un sentimento passionale ma anche delle relazioni con le altre persone, che sono facilitate dalla filosofia e dall’amore.

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Armando Massarenti, Giovanni Belfiori, Iaia Forte e Andreina Bruno

Armando Massarenti, Giovanni Belfiori, Iaia Forte e Andreina Bruno

«Mi piace interpretare donne perse per amore perché è un grande piacere e un grande esorcismo allo stesso tempo», interviene Iaia Forte, elogiando grandi personaggi femminili da lei stessa interpretati come Erodiade e Molly B, che hanno sicuramente molto da insegnare poiché parte di un universo da lei stessa definito, «sentimentalmente bollente e complicato». «Le parole possono curare», aggiunge, per Iaia infatti l’immaginazione è la salvezza per ogni essere umano e lei con il suo lavoro dà voce e corpo a questa immaginazione.
Lasciando la parola a Massarenti che, ricollegandosi al tema del festival “L’amore al tempo dell’odio”, parla di questo sentimento che è irrazionale ma che nasconde meccanismi che la filosofia può aiutare a svelare. L’innamoramento non è consapevole ma condizionato anche da fattori chimici che Massarenti spiega nel suo libro. Quindi c’è un libero arbitrio in amore come nella vita? Le scelte possono essere razionali o amorose, nel secondo caso spesso si sbaglia e questo serve a migliorarsi. Nessuno ha le risposte in tasca come Humphrey Bogart nel film di Woody Allen, ma bisogna fare pratica d’amore. Serve un equilibrio, un’aurea mediocritas, difficile da raggiungere, «ma è questo il bello» dice Massarenti, da un lato bisogna tenere conto delle passioni senza farsi coinvolgere troppo altrimenti se ne esce distrutti, dall’altro non bisogna essere troppo calcolatori in amore. La filosofia ci dà strumenti per cercare questo equilibrio e l’augurio di Massarenti è che essa «diventi utilissima per tutti», anche attraverso il suo libro.

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Elisabetta Vitali e Veronica Orciari

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Guido Guerzoni: Animali al di là degli eccessi https://2020.passaggifestival.it/guido-guerzoni-animali-al-la-degli-eccessi/ Sat, 24 Jun 2017 21:45:22 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58548 Potremmo vivere senza animali? Con questa domanda di Francesco Petretti a Guido Guerzoni, autore del libro Pets. Come gli animali domestici hanno invaso le nostre case e i nostri cuori, si apre l’incontro tra il direttore di Rai Geo &Geo e l’autore nella terza giornata di Passaggi Festival. “Impossibile”, sostiene Guerzoni, anche quando si parla di animali […]

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Potremmo vivere senza animali?

Con questa domanda di Francesco Petretti a Guido Guerzoni, autore del libro Pets. Come gli animali domestici hanno invaso le nostre case e i nostri cuori, si apre l’incontro tra il direttore di Rai Geo &Geo e l’autore nella terza giornata di Passaggi Festival.

“Impossibile”, sostiene Guerzoni, anche quando si parla di animali selvatici che rischiano l’estinzione, sebbene la questione non sembrerebbe avere un diretto impatto con la nostra quotidianità.

Al contrario gli animali domestici oramai sono parte integrante della nostra vita: li vediamo al bar, nei ristoranti e addirittura nelle palestre. Si parla infatti di circa 4 miliardi di euro investiti in un business, sempre crescente, che si è sviluppato attorno a loro.[vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]

Sono in continuo aumento strutture adibite alla cura e all’educazione di cani e gatti: dai saloni di bellezza alle scuole di Bon Ton – ad avviso di Guerzoni i conigli sarebbero gli alunni meno attenti -, dai corsi di yoga ai negozi d’abbigliamento fino agli accessori di strampalati. Sebbene questi scenari possano farci stupire e sorridere, dobbiamo riconoscere che sono la conseguenza della diffusa tendenza all’umanizzazione dei nostri amici a quattro zampe, i quali sempre più spesso passeggiano con vestitini e scarpette proprio come i loro padroni.[vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]

Guido Guerzoni dialogo con Francesco Petretti (Rai Geo & Geo)

Guido Guerzoni dialoga con Francesco Petretti

Una particolare attenzione va posta sul fatto che al giorno d’oggi anche ai cani vengano somministrati psicofarmaci per combattere malesseri quali attacchi di panico o crisi dell’abbandono e depressione, curiosamente gli stessi problemi che affliggono molto spesso anche gli stessi padroni. Quello che quasi sempre accade è che infatti coloro che accolgono in casa cani o gatti sono single, ultrasessantenni e coppie senza figli che ricercano in un animale tutto quell’affetto di cui sentono la mancanza.

In seguito gli ospiti hanno affrontato il toccante tema del randagismo. Guerzoni infatti propone dei metodi di prevenzione e sensibilizzazione rispetto a tale fenomeno, rispondendo anche a una critica che spesso viene mossa agli amanti degli animali, ovvero quella di interessarsi maggiormente a questi rispetto agli esseri umani.

In realtà, nonostante gli atteggiamenti di persone estremiste la verità è che l’affetto e la cura nei confronti degli animali nulla toglie a quello che si prova per gli esseri umani, anzi ci rende solo migliori e più persone più empatiche.

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Testo di: Elena Angelucci, Martina Broccoli

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Furio Colombo su Trump: un corpo estraneo all’interno della Casa Bianca https://2020.passaggifestival.it/furio-colombo-donald-trump-un-corpo-estraneo-allinterno-della-casa-bianca/ Sat, 24 Jun 2017 21:24:29 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58544 La notte è scesa sull’Unione. E’ con questa frase che il Washington Post sottolinea la costante frenata della vita pubblica americana ed è con questa stessa  frase che Furio Colombo apre la terza giornata della quinta edizione di Passaggi Festival, sintetizza la voce di molti americani che urlano all’unisono: “Trump is not my president!” [vc_separator […]

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La notte è scesa sull’Unione. E’ con questa frase che il Washington Post sottolinea la costante frenata della vita pubblica americana ed è con questa stessa  frase che Furio Colombo apre la terza giornata della quinta edizione di Passaggi Festival, sintetizza la voce di molti americani che urlano all’unisono: “Trump is not my president!”

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Trump non è un “evento” come un altro, spiega Colombo che per anni ha lavorato come giornalista negli Stati Uniti, “un uomo che fa un discorso di 13 minuti sostenendo che sole e folla facessero da cornice al suo insediamento presidenziale mentre, in realtà, pioveva a dirotto e la piazza era deserta”.

“Trump non può governare!” tuona ancora dal palco, e aggiunge che “sostenere che Trump non può governare non è un’opinione bensì un dato di fatto”.

“L’America che l’ha votato non esiste più” continua il giornalista, che legge l’elezione di Trump anche come un contraccolpo alla presidenza Obama e una rivincita della “razza bianca suprematista”. Fin dal primo giorno in cui ha cominciato a respirare l’aria della stanza ovale, Trump, si è adoperato nella demolizione delle riforme varate da Obama, come se non ne volesse lasciarne traccia, come se tutto ciò che poteva essere ricondotto all’ex presidente, dovesse essere soppresso, soffocato. [vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]

Fuorio Colombo presenta il suo nuovo libro "Trump Power". Conduce Antonio Di Bella

Furio Colombo presenta il suo nuovo libro “Trump Power”. Conduce Antonio Di Bella

“Trump è un tiranno isolato, proprio come la sua politica”. Un uomo confuso, senza competenze che, come un qualsiasi imprenditore privato, ha interpretato la sua elezione come un appalto della Casa Bianca, di cui ha in pratica reso partecipe tutta la sua famiglia.

“Trump – dice Colombo – è stato eletto da molte persone che ingenuamente credevano di fare un grande colpo; eppure come è possibile che ciò sia avvenuto e che poi abbia prodotto un risultato di questo genere? Si può sempre sbagliare, ma non al punto di non voler avere più niente a che fare con la persona che s è eletta. E invece con Trump è avvenuto questo: chi lo ha votato, vorrebbe non averlo fatto”.

Furio Colombo tenta di dare una risposta, sociologica e non politica, sul motivo perché nessun esperto di sondaggi aveva previsto la vittoria trumpiana. La candidatura di Donald Trump, evidenzia il giornalista, è stata concepita come un tentativo di castigare il vecchio mondo politico, l’establishment. Incarnava al meglio quel sentimento di disprezzo e odio che intaccava l’America più profonda.
Un’altra spiegazione, forse estrema e provocatoria, potrebbe essere il desidero di prendersi gioco delle istituzioni, eleggendo “un uomo sboccato e volgare”. Da qualsiasi proposito sia nato questo falso sostegno ,oggi sembra essere stato totalmente rimpiazzato dalla delusione, in quanto il favore popolare ammonta soltanto al 40%.[vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]

La Casa Bianca è ormai diventato un centro di raccolta di famigliari del presidente, il genero del quale è sotto inchiesta per aver intrattenuto rapporti segreti di carattere finanziario e politico con la Russia. Putin si è guadagnato una presenza in un ambiente al quale non è mai stato un invitato d’onore. Tra i pochi che non fanno parte della sua famiglia, troviamo personaggi “grigi e sconosciuti” senza un curriculum, vicini all’estrema destra americana e al fascismo europeo che, a detta di Furio Colombo, “imbarazzerebbe qualsiasi destra europea”.[vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]

Le menzogne del neo presidente sono state pubblicate sui maggiori media statunitensi. Il New York Times ha dimostrato come “ogni giorno Trump abbia detto una bugia”, il Washington Post, dal canto proprio, sostiene di avere la prova delle interferenze russe sulle elezioni. Trump, però, esorta a non dare ascolto a tali rumors, e lo fa perfino ponendo limiti alla libertà di ricerca e di opinione del giornalismo a stelle e scrisce, da sempre uno dei più liberi del mondo. Ma proprio il fatto che i giornalisti osino tanto, ci dimostra che la percezione del pericolo è molto grande.

Colombo conclude con un ringraziamento speciale ai giornalisti americani che “non hanno mai taciuto niente e che sono un grande esempio di coraggio per i nostri colleghi italiani”.[vc_separator type=”transparent” position=”left” color=”” border_style=”dashed” width=”” thickness=”” up=”” down=””]

Testo di: Aurora Pozzi e Giorgia De Angeli

 

 

 

 

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Walter Veltroni: “La felicità è negli altri, spetta a noi cercarla” https://2020.passaggifestival.it/walter-veltroni-la-felicita-negli-altri-spetta-cercarla/ Sat, 24 Jun 2017 10:31:05 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=58536 Walter Veltroni presenta a Passaggi Festival il suo quarto lungometraggio Veltroni in occasione della seconda serata della quinta edizione di Passaggi Festival presenta il suo nuovo film “Indizi di felicità” che si articola attorno a storie speciali ed uniche nella loro semplicità, sulle quali è impossibile non riflettere. Insieme a lui, sul palco, Marino Sinibaldi, […]

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Walter Veltroni presenta a Passaggi Festival il suo quarto lungometraggio

Veltroni in occasione della seconda serata della quinta edizione di Passaggi Festival presenta il suo nuovo film “Indizi di felicità” che si articola attorno a storie speciali ed uniche nella loro semplicità, sulle quali è impossibile non riflettere. Insieme a lui, sul palco, Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio Tre e critico letterario.  

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[no_dropcaps type=”normal” color=”red” font_size=”” line_height=”” width=”” font_weight=”” font_style=”” text_align=”” border_color=”” background_color=”” margin=””]D[/no_dropcaps]i fronte all’assassinio collettivo della speranza di felicità che attanaglia i nostri tempi , Veltroni risponde con un’indagine “poliziesca” avente come scopo la ricerca di “indizi di felicità”. Egli desidera infatti contrastare il singolare paradosso dell’uomo moderno occidentale che, pur vivendo in un clima pacifico e fertile rispetto a quello affrontato ieri ed oggi da molte persone nel mondo, si rapporta con una quotidiana indifferenza dovuto all’assuefazione ai quei diritti per i quali si è tanto combattuto.

Walter Veltroni e la Presidente delle Librerie Coop Nicoletta Bencivenni

Walter Veltroni e la Presidente delle Librerie Coop Nicoletta Bencivenni

L’idea di girare tale film nasce dall’incontro con un ragazzo down durante la registrazione del suo precedente lungometraggio “I bambini sanno”.
“ Futuro è una parola bellissima” risponde il giovane interrogato sul significato di tale termine. Il futuro, come Veltroni sottolinea nei primi minuti del suo film con immagini forti e crude di stragi presenti e passate, dalle Torri ai terremoti del centro Italia, è oggi fin troppo spesso sinonimo di incertezza e paura.
“È possibile essere felici in questo tempo? ”
Noi viviamo nella pace, viviamo più a lungo, stiamo meglio, sappiamo di più, abbiamo grandi possibilità, ma nonostante ciò non siamo la generazione più felice perché la nostra esistenza è segnata da una cupezza suscitata dalla mancanza di fiducia nel futuro e dalla mancanza di speranza, sentimento che, paradossalmente, è più forte in coloro che si trovano in situazioni umanamente più difficili rispetto alla nostra.
“E che cos’è la felicità?”
“La felicità è una conquista non impossibile che si raggiunge con tenacia e determinazione, nel rapporto con gli altri, i quali ci aiutano a percepirla da prospettive diverse dalla nostra.
In un mondo pervaso da odio e timore l’ascolto della vita altrui è una “meravigliosa epifania” che spezza la monotonia grigia della nostra esistenza arricchendola di colori perché “ogni persona è una sorpresa.” Le sue parole sembrano adattarsi perfettamente allo slogan di Passaggi, l’amore al tempo dell’odio è possibile, soprattutto grazie ad un’unione che non va temuta ma perseguita.
Infatti conditio sine qua non della felicità è la libertà. Quest’ultima va necessariamente garantita dallo Stato attraverso pari opportunità che permettano a tutti di investire nella speranza di felicità.
Veltroni, sebbene “alzi l’ambizione” scegliendo di trattare un argomento così delicato, molto umilmente abbassa il proprio sguardo ponendosi in ascolto delle persone intervistate che raccontano la loro vita colta nei suoi momenti migliori.
Dal lungometraggio si comprende come la felicità vanti migliaia di sfaccettature, ognuna diversa dall’altra: riabbracciare il proprio padre dopo anni di prigionia, guarire da un tumore, volare con un’aquila, trovare la particella di Dio, sposarsi, vivere nel silenzio di Monte Giove. Per Veltroni è un monito di saggezza: accogli e rispetta l’altro e viceversa.
Da uno dei tanti protagonisti del film è emerso che la felicità sia condivisione. In effetti la felicità esiste solo se condivisa ed è difficile da raggiungere da soli.
La felicità è un istante o uno stato dell’esistenza? Per Veltroni questo è il suo film sul presente come sottolinea il giornalista Marino Sinibaldi, mentre “I bambini sanno” era uno sguardo al futuro e “Quando c’era Berlinguer” al passato. La felicità infatti va ricercata nell’oggi dove la coscienza che essa possa esistere è un’idea innovativa ed eversiva, sembra quasi una favola per bambini. Ma per Veltroni una luce in fondo al tunnel c’è e ci sarà sempre: “è necessario agire su cuore e cervello delle persone e non sul fegato: questa è la sfida e della società e della politica del nostro tempo.”

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Testo di Martina Broccoli, Veronica Orciari

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