Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ Passaggi Festival. Libri vista mare Fri, 25 Sep 2020 18:18:57 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.5.1 https://2020.passaggifestival.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-nuovo-logo-passaggi-festival_rosso-300x300-1-32x32.jpg Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ 32 32 Elezioni regionali: buon lavoro agli eletti da Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/da-passaggi-buon-lavoro-agli-eletti-nelle-marche/ Mon, 21 Sep 2020 22:00:36 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75722   La direzione di Passaggi Festival si complimenta e augura buon lavoro ai consiglieri regionali fanesi eletti Marta Ruggeri, Luca Serfilippi, Mirco Carloni. L’auspicio: un dialogo fattivo tra Passaggi e i candidati eletti Con Ruggeri c’è già un rapporto positivo avviato da qualche anno; con Carloni e Serfilippi, quest’ultimo fra i candidati che hanno risposto […]

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La direzione di Passaggi Festival si complimenta e augura buon lavoro ai consiglieri regionali fanesi eletti Marta Ruggeri, Luca Serfilippi, Mirco Carloni.

L’auspicio: un dialogo fattivo tra Passaggi e i candidati eletti

Con Ruggeri c’è già un rapporto positivo avviato da qualche anno; con Carloni e Serfilippi, quest’ultimo fra i candidati che hanno risposto all’appello pre-elettorale di Passaggi, auspichiamo che possa instaurarsi un dialogo fattivo, tale da garantire al festival l’adeguato sostegno da parte della Regione Marche.

Un grazie al candidato uscente Renato Claudio Minardi

Al consigliere regionale uscente Renato Claudio Minardi rivolgiamo il nostro grazie per l’impegno e la serietà con cui ha sostenuto Passaggi Festival nell’ultima legislatura, garantendo alla manifestazione le risorse necessarie, inserite ogni anno nel Piano Cultura della Regione, e per aver proposto e fatto approvare la legge regionale a favore del libro e della lettura.

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Il Resto del Carlino – Passaggi Festival scrive ai candidati per sensibilizzarli a sostenere la manifestazione https://2020.passaggifestival.it/il-resto-del-carlino-passaggi-festival-scrive-ai-candidati-per-sensibilizzarli-a-sostenere-la-manifestazione/ Fri, 18 Sep 2020 22:00:56 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75686  

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Il Resto del Carlino.it – Passaggi Festival scrive ai candidati per sensibilizzarli a sostenere la manifestazione https://2020.passaggifestival.it/il-resto-del-carlino-it-passaggi-festival-scrive-ai-candidati-per-sensibilizzarli-a-sostenere-la-manifestazione/ Fri, 18 Sep 2020 22:00:41 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75690  

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Elezioni regionali: lettera aperta a candidati consiglieri e presidenti https://2020.passaggifestival.it/elezioni-regionali-lettera-aperta-a-candidati-consiglieri-e-presidenti/ Fri, 18 Sep 2020 09:05:13 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75642 Passaggi ai candidati regionali: un appello a sostenere il Festival e a credere nella cultura come strumento di rinascita e sviluppo

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elezioni regionali Marche 2020Passaggi Festival scrive ai candidati regionali per sensibilizzarli a sostenere la manifestazione che, in sole otto edizioni, ha raggiunto l’importanza ed il livello delle più quotate rassegne italiane dedicate al libro.
La richiesta è firmata dal presidente del festival Cesare Carnaroli e dal direttore e ideatore Giovanni Belfiori e indirizzata ai candidati alla presidenza ed al consiglio della Regione Marche in vista dell’imminente tornata elettorale.

Elezioni regionali Marche, appello ai candidati

Nel testo si sottolinea la qualità dell’evento che dal 2013 ad oggi ha visto la partecipazione dei più grandi nomi della cultura, dell’editoria e del giornalismo e le positive ricadute in termini economici, turistici e di immagine che il festival ha determinato negli anni non soltanto per la città di Fano, ma per tutto il territorio regionale.

L’appello rivolto ai candidati regionali è quindi quello di continuare a credere nel festival ed anzi di rinnovare l’impegno ad un sostegno ancora più significativo in vista di un progetto culturale che si pone l’obiettivo, nei prossimi anni, di crescere ulteriormente.

Gli eventuali riscontri ottenuti dai candidati saranno pubblicati on line sul sito di Passaggi (tranne le parti di appello diretto al voto).

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Viverefano – Passaggi ai candidati regionali: un appello a sostenere il Festival https://2020.passaggifestival.it/viverefano-passaggi-ai-candidati-regionali-un-appello-a-sostenere-il-festival/ Wed, 16 Sep 2020 22:00:58 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75698  

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Pesaronotizie.com – Passaggi ai candidati regionali: un appello a sostenere il Festival https://2020.passaggifestival.it/pesaronotizie-com-passaggi-ai-candidati-regionali-un-appello-a-sostenere-il-festival/ Wed, 16 Sep 2020 22:00:50 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75694  

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Open – “Il paese si è rotto”. Così Corrado Stajano lascia il Corriere della Sera https://2020.passaggifestival.it/open-il-paese-si-e-rotto-cosi-corrado-stajano-lascia-il-corriere-della-sera/ Thu, 10 Sep 2020 16:17:37 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75702  

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Costanza Rizzacasa D’Orsogna: un romanzo crudo e autentico https://2020.passaggifestival.it/romanzo-crudo-costanza-rizzacasa-dorsogna/ Thu, 10 Sep 2020 10:03:14 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75556 Nella seconda giornata di Passaggi Festival si è tenuto l’incontro della Rassegna di Saggistica (e non solo), che ha visto protagonista Costanza Rizzacasa D’Orsogna autrice di Non superare le dosi consigliate (Guanda). La scrittrice ha conversato con Flavia Fratello, giornalista di La 7 e Tiziana Ragni, alias Meri Pop, di Repubblica Live, rinominate “Le signore […]

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Nella seconda giornata di Passaggi Festival si è tenuto l’incontro della Rassegna di Saggistica (e non solo), che ha visto protagonista Costanza Rizzacasa D’Orsogna autrice di Non superare le dosi consigliate (Guanda). La scrittrice ha conversato con Flavia Fratello, giornalista di La 7 e Tiziana Ragni, alias Meri Pop, di Repubblica Live, rinominate “Le signore della San Francesco”.

Il primo romanzo: la forza di Matilde

Costanza Rizzacasa D’Orsogna scrive sul Corriere della Sera e sul supplemento La Lettura. Non superare le dosi consigliate (Guanda) è il suo primo romanzo e prende a piene mani dalla sua autobiografia, che ha molto da condividere con la protagonista Matilde. Anche lei infatti da piccola prendeva il lassativo Dulcolax per i suoi problemi di peso, su indicazione della madre bulimica.
Matilde è una bambina sovrappeso, presa in giro da tutti. A diciotto anni, per una forma di ribellione, rifiuta il cibo e da 80 kg passa a 40 kg. Poi per una serie di vicende, tra cui una relazione amorosa tossica, arriva a 130 kg, anzi 131 kg. Questo romanzo è una storia cruda, senza un lieto fine, ma durante il percorso mette a confronto noi stessi con certi fantasmi, perché ognuno di noi ha avuto a che fare con l’accettazione di sé e degli altri. Ogni pagina arriva come un pugno diritto allo stomaco. Non è detto che il lieto fine sia quello che ci aspettiamo, forse c’è comunque, ma diverso. Non ci sono eroi, né vincitori ma tutto il romanzo ha una grandissima forza, che permea ogni riga e che emerge quando Matilde sembra avere toccato il fondo ma qualcuno le scava ancora più a fondo.

Le differenze tra autrice e protagonista

Spesso non c’è nella vita un momento in cui si dice basta, anzi si va avanti senza rendersi conto di quanto si è forti. Costanza e Matilde sono vicine da bambine, poi da adulte hanno alcune cose simili ma le reazioni sono diverse perché nell’autrice c’è una certa presa di coscienza. A Matilde infatti manca quel fervore analitico di studiare ogni aspetto oppure la ricchezza di essere bilingue, che sono aspetti che hanno aiutato Costanza. Matilde è più persa nella sua condizione reale, annaspa e nemmeno si rende conto di essere forte.

Un romanzo “il più autentico possibile”

Costanza Rizzacasa D’Orsogna voleva creare un romanzo il più autentico possibile, dicendo tutto su ciò che prova una bambina a cui si dà il Dulcorax e che di notte va in bagno quindici volte. Per farlo aveva degli strumenti in più rispetto ad altre persone, ad esempio una madre bulimica. Al tempo della madre tali disturbi dell’alimentazione non erano riconosciuti, non avevano nemmeno un nome. Se non si sa nemmeno di cosa si soffre non si ha nemmeno un punto di partenza per guarire, né un piano d’azione.
Il romanzo rispecchia a pieno l’idea dell’autrice, cioè di narrare ciò che si prova quando si ha un peso di 131 kg. L’idea principale non è quindi quella di fare l’attivista o di promuovere certe tematiche come il body shaming, però questa parte ha preso un po’ il sopravvento sul suo intento letterario, sulla poesia che voleva creare, anche citando autori americani poco diffusi.

I problemi alimentari: la ribellione

Il libro non ha un finale positivo perché i disturbi alimentari sono qualcosa che rimane tutta la vita, cioè anche se si guarisce e si migliora il rapporto con il cibo, si rimane vulnerabili. Eppure la forza ad un certo punto arriva. Costanza tiene sull’inserto settimanale Sette del Corriere della Sera una rubrica che si chiama “anyBody- Ogni corpo vale”. Ogni settimana le scrivono tante persone, che gridano di avere un problema e di volerlo esternare senza vergognarsene. Questo capita a chi è stanco di essere discriminato e a chi è stato rinchiuso per tanto tempo e finisce con il non poterne più. Perché sarebbe bello che le persone non si rinchiudessero o nascondessero, ma convivessero con il loro problema magari cercando di risolverlo, ma non rinunciando alla vita sociale.
Questa voglia di ribellione si manifesta in diversi modi: persone che non usano più filtri nelle foto su Instagram, oppure il movimento #METOO che è un nuovo femminismo, volto a dire basta ad una serie di comportamenti inaccettabili di violenza sessuale e sopruso. Di questa tipologia sono anche alcuni movimenti diffusi negli USA come la Body Acceptance o Fat Acceptance. Sono tra l’altro movimenti che entrano nel romanzo quando Matilde attraversa la fase in cui è 131 kg.

Alcuni dati

In una ricerca condotta da Harvard, si è stimato che negli ultimi dieci anni i pregiudizi contro gli omosessuali e la razza sono diminuiti o rimasti uguali, mentre quelli contro le persone grasse sono aumentati. Spesso vi è una sorta di ultima spiaggia, che è quella in cui la persona consiglia come dimagrire alla persona grassa e poi si supera il limite e certe parole diventano invalidanti.
La stessa medicina a volte confondono il disturbo delle abbuffate incontrollate (Binge Eating Disorder) con l’obesità, ma quest’ultima è solo un sintomo, il cibo è solo uno strumento.

La diversa visione dell’anoressia

Una persona magra, che ha problemi a mangiare viene identificata come una persona in difficoltà e suscita un sentimento di pena. Chi è obeso invece suscita repulsione e non ha la giusta attenzione.
Le percentuali di persone anoressiche sono le stesse in Italia e in America, ma nel nostro paese è diventato una moda, quasi uno stile di vita, visto con benevolenza. Questo crea il doppio nel male nella persona che ne soffre.
A volte comunque vi è discriminazione anche per le persone troppo magre, come nel caso di Elodie a Sanremo. L’eccessiva magrezza resta però un ideale, mentre l’obesità non lo sarà mai.
L’eccezione è la Mauritania dove le giovani promesse spose vengono fatte ingrassare, però con serie conseguenze sulla propria salute, perché rimpinguate di cibo nei mesi precedenti il matrimonio.

Gli uomini di Matilde

Meri Pop, blogger dei cuori infranti, si è soffermata sulla tipologia di uomini incontrati dalla protagonista del libro, Matilde. Ad un certo punto ci si chiede se è una sfortuna incontrare certe persone o se sono le stesse donne che si svalutano così tanto da accettare tutto, chiunque rivolga un accenno. D’altronde il cibo è solo un mezzo per saziare una fame d’amore. L’amore che la famiglia opprimente di Matilde, che la indirizza verso la carriera, non le sa dare. Su di lei si riversano le aspettative che i genitori non hanno realizzato. Una mamma che non riesce a dirle ti voglio bene, ma la chiama cretina e che solo una volta per mail, quando è in America, le manda una dimostrazione d’affetto che però non può sanare anni ed anni di un rapporto di critica.
Questo affetto non ricevuto dalla famiglia lo richiede agli uomini che incontra. Molti di questi sono narcisisti patologici, concentrati su di sé e con il desiderio di distruggerla. Sono persone che nei momenti di soddisfazione vogliono buttarla giù. Ma tanti altri sono uomini comuni che semplicemente non riescono a darle il tipo di amore di cui lei ha bisogno e fuggono, ma senza cattiveria.

La visione della madre

Nonostante la madre sia un peso terribile nella vita di Matilde, lei la capisce. Capisce che è una donna che ha rinunciato al suo sogno di fare la scrittrice accontentandosi di un lavoro in banca, una donna che soffre e verso cui Matilde non prova odio o rancore. C’è una sorta di volontà di perdonare e comprendere chi le fa del male volontariamente. Anche Costanza, scrivendo le prime pagine del romanzo, ha provato queste sensazioni. Le ha scritte di getto, 75 pagine che equivalgono ad una seduta psicoanalitica liberatoria, frutto quindi di ricordi di bambina ma che ha potuto sviscerare a fondo grazie al tempo trascorso. Sua madre era una donna che stava male, ma all’epoca non si sapeva nemmeno cosa fosse la bulimia. A 14 anni come figlia si sentiva colpa della rovina di sua madre. Il tempo le ha permesso di trovare la pace, la non rabbia e una maggior consapevolezza. Per anni non ha capito la madre, ma dopo molto tempo è riuscita a capire la sua sofferenza. Si è vergognata quindi di ciò che provava e ha cambiato il suo punto di vista.

Gli Stati Uniti: un mondo che offre a tutti delle possibilità

Vivendo per tanto tempo negli Stati Uniti Costanza si è resa conto del diverso modo di intendere l’istruzione. Negli Usa ogni persona è libera e trova il suo posto e soprattutto ogni aspetto della persona deve essere nutrito: la matematica è importante per uno scrittore e la letteratura è fondamentale per un fisico o un matematico. Questo tipo di rapporto con le varie discipline non esiste in Italia, non si nutre in toto la persona. Noi idealizziamo il talento e pensiamo che solo possedendolo si possa raggiungere qualcosa. Invece in America c’è la concezione che se ci si impegna si può ottenere tutto.

L’autrice ha concluso l’incontro leggendo alcune pagine del suo libro, dalle quali emerge lo stile del romanzo:

“Non c’è un problema che un farmaco non curi, mamma lo dice sempre. A casa nostra non si parla, si prendono medicine. Così lei mi dà il Dulcolax ogni sera perché sono una bambina grassa. Due compresse, quattro, otto. E io non so che legame ci sia tra il Dulcolax e una bambina grassa, visto che non dimagrisco, tra i lassativi e la bulimia di mia madre, che è magra scarna e il Dulcolax lo sgrana direttamente in bocca, due-tre blister al mattino, e mangia tutto ciò che vuole, e poi va a vomitare. Due dita in gola, finché non torna su, ma a lei ritorna subito. Due dita in gola, è così facile, mi dice. M’incoraggia. Non mi ha insegnato a truccarmi, ma mi ha insegnato a vomitare.”

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Ritanna Armeni: Mara, il simbolo delle donne nell’Italia fascista https://2020.passaggifestival.it/ritanna-armeni-rivoluzione-silenziosa-donne-durante-fascismo/ Thu, 10 Sep 2020 10:01:47 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75458 Venerdì 28 Agosto, all’interno della Chiesa di San Francesco, la giornalista e scrittrice Ritanna Armeni ha presentato il suo ultimo romanzo: Mara. Una donna del Novecento, edito da Ponte alle Grazie. L’autrice ha conversato con Flavia Fratello (La7) e Tiziana Ragni (Repubblica Live). Una narrazione diversa La genesi di questo libro per tanti aspetti geniale, […]

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Venerdì 28 Agosto, all’interno della Chiesa di San Francesco, la giornalista e scrittrice Ritanna Armeni ha presentato il suo ultimo romanzo: Mara. Una donna del Novecento, edito da Ponte alle Grazie. L’autrice ha conversato con Flavia Fratello (La7) e Tiziana Ragni (Repubblica Live).

Una narrazione diversa

La genesi di questo libro per tanti aspetti geniale, un romanzo di formazione alternato a pagine di puro saggio storico, deriva da una riflessione della stessa autrice: “la storia delle donne spesso si incrocia ma non coincide mai con quella degli uomini, degli stati e dei popoli”. Questa idea nasce dall’esperienza di Ritanna Armeni in tanti anni passati a lottare per le pari opportunità, varie letture, e soprattutto, dall’ascolto dei racconti di donne anziane che hanno vissuto, spesso anche da protagoniste, l’esperienza fascista. La storiografia ci ha spesso mostrato lo stereotipo della donna in epoca fascista: donne sottomesse, “madri fattrici” che dovevano stare in casa a prendersi cura della casa e dei tantissimi figli. Le storie raccontate in prima persona da queste donne, invece, nascondevano una certa nostalgia, l’idea di aver vissuto un momento particolare.

Il sogno di Mara

La protagonista di questa storia è, come suggerisce il titolo, Mara, una ragazzina che nel 1933, all’apice del periodo fascista, ha tredici anni e che seguiamo crescere fino all’età di venticinque anni. Come tante donne e ragazzine del tempo, Mara è innamorata della figura del Duce e come la sua migliore amica, Nadia, è una fascista convinta. Nonostante questo, però, Mara ha dei sogni, coltiva delle ambizioni, vuole studiare e fare l’università, desideri che non si addicono all’immagine della donna fascista. Questa però, non è una storia di ribellione ma è una storia comune a quella di molte donne dell’epoca, che non solo subiscono la fascinazione del fascismo, ma nel fascismo, in parte, trovano una possibilità di crescita ed emancipazione.

La contraddizione del fascismo

Il regime fascista punisce le donne, le umilia. Le donne venivano viste come cittadine di serie B, dotate di poca intelligenza e quindi non dovevano studiare, insegnare e nemmeno fare sport poiché dovevano preservare il proprio corpo per non compromettere la fertilità. Mussolini avvia un programma di crescita demografica spingendo le donne a fare sempre più figli. Il regime definisce addirittura le misure delle donne per questo scopo. La donna ideale fascista era la madre, la donna fedele, la vedova inconsolabile, la vestale del fascio ecc.. Da un’altra parte però, il fascismo esaltava la figura della donna indipendente, che aveva il controllo del proprio corpo e del proprio fisico. Le donne venivano addirittura sollecitate a fare ginnastica, indossando calzoncini e maglie aderenti, e a partecipare alle manifestazioni. Il regime, inoltre, si preoccupava del consenso delle donne, a differenza dei padri del rinascimento, per cui la donna non esisteva affatto.

La rivoluzione silenziosa

Mara e tutte queste donne ricevono, perciò, tanti messaggi contraddittori e la loro risposta a queste sollecitazioni è quella di avviare una rivoluzione silenziosa, che non nasce dalla voglia di disobbedire e di ribellarsi al regime, ma proprio da queste due immagini contraddittorie di donna che il fascismo propugnava. Mara non si sente una ribelle, si sente soltanto parte di un flusso. Le donne non potevano fare sport, eppure proprio durante il fascismo, Trebisonda Valli (detta Ondina) è la prima donna a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Mussolini è costretto a riceverla, poiché per le donne, Ondina era il simbolo, l’incarnazione della donna fascista. La donna non era adatta a studiare, eppure le iscritte alle università di tutta Italia triplicarono. Tutti gli sforzi di Mussolini per la crescita demografica del popolo italiano fallirono in modo clamoroso. Il Duce addirittura sarà costretto ad ammettere questo fallimento dovuto a «problemi morali», le donne indipendenti avevano scelto di fare meno figli.

La guerra e la fine del regime

L’esperienza disastrosa della guerra e la fine del regime vengono vissute in maniera molto attiva ed intensa dalle donne. Queste vedono prima di altri il fallimento del regime, anzi, secondo Ritanna Armeni il fascismo finisce proprio quando le donne capiscono che è finita. Si rompe il sentimento di fiducia e di amore che le donne provavano per il Duce. Quest’ultimo non voleva che le donne lavorassero, eppure ora le donne erano costrette sia a lavorare che a badare alla casa. Le donne sono quelle che hanno retto l’Italia in quegli anni, lavorando e badando ai figli, combattendo la fame e la miseria. Esse attendono invano il ritorno dei propri figli, li vedono perseguitati dai propri compatrioti e dai tedeschi, vivono in prima persona la crisi dell’economia domestica e la delusione della speranza che il fascismo avrebbe portato un futuro straordinario.

“ Il racconto di Mara è il racconto di una ragazza normale, non un’eroina, è quello del novantacinque per cento delle donne italiane: tutte abbiamo avuto una mamma, una nonna che era contenta di uscire il sabato e sfuggire dal controllo del nonno. Mara rappresenta tutte.”

Riflettere sul presente

Lo scopo di Ritanna Armeni nello scrivere il libro non è stato quello di una rivalutazione storica o di una conversione ideologica di una donna di sinistra. La chiave di lettura del romanzo sta proprio nella particolarità della storia delle donne, che in questo caso si intreccia con quella del fascismo in Italia ma non coincide con essa. Il 25 Aprile le donne, fino ad allora oppresse, sono diventate il simbolo dell’Italia che nasceva. Tesi poco credibile secondo Ritanna Armeni. La democrazia ha dato spazio al chiasso delle donne ma non è stato un cammino così fulgido come spesso la storiografia lo descrive. Tante leggi ineguali e spesso disumane sono rimaste in vita ben oltre la date della liberazione d’Italia, penalizzando e spesso umiliando le donne. Questo romanzo perciò, mira anche a far riflettere riguardo il presente e il ruolo della donna nella società odierna, soprattutto in questo momento particolare di pandemia, dove chi si è dovuto maggiormente sacrificare e restare in casa sono state proprio le donne.

 

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Il Resto del Carlino – Gaudenzi e l’arte di meravigliare https://2020.passaggifestival.it/il-resto-del-carlino-gaudenzi-e-larte-di-meravigliare-2/ Wed, 09 Sep 2020 22:00:43 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=75587  

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