di Emanuele Palazzi
C’è qualche cosa di strano nell’aria, non nell’aria che respiriamo. Quella è contaminata da ogni
nostro eccesso, da ogni nostro impulso, da ogni nostro gesto. Ci affanniamo a rincorrere il tempo e
le cose che tiene dentro, avidi e scattanti per sfamare ogni morso. Bocche aperte, salive pronte,
mani leste, affamati e folli di bisogno in bisogno.
Eppure c’è qualche cosa di strano nell’aria, non nell’aria che respiriamo, ma in quell’aria che è quasi
spirito, che aleggia fresca e tiepida in una stagione di sole e di luce, di giornate viste dalla finestra,
di un mondo che appare fuori così lontano e così perduto.
Siamo qui, come non lo siamo mai stati da tempo. Siamo fermi, come non avremmo mai creduto.
Siamo da soli, siamo con noi e ci dobbiamo restare. Siamo agli specchi, ognuno vede il suo.
Che ci piaccia o no, che ci piacciamo o no, non ci resta che guardare quello che accade momento per
momento, il riflesso di quello che siamo momento per momento. Siamo in attesa e non sappiamo di cosa, non vediamo la fine e ci sembra già di aver sopportato abbastanza. I nostri mondi si sono infranti e le schegge di uno sono negli occhi dell’altro, tra dolori e pianti, tra sospiri e speranze, tra canti e disincanti.
Eppure siamo qui, in una vita che non ci ricordavamo di avere, una vita diversa, fatta di ore e non di
cose da fare, di tempi morti che non sappiamo vivere, di vuoti da colmare in qualche modo e se
vogliamo nel modo che ci pare. Una libertà mentale che dobbiamo capire e riconquistare,
un’ampiezza di cuori lenti e battiti da governare, un letargo tardivo, ma naturale che prima o poi
doveva arrivare. Ci sarà una primavera, non questa e non adesso, ma ci sarà una primavera da cui
ricominciare, con nuove forze e con nuovi scopi, con nuovi sogni e ritrovati bisogni, con nuovi
modi di crescere e di fiorire.
Emanuele Palazzi ha 42 anni e abita a Fano (PU), lavora in una casa editrice. Tra i suoi interessi ci sono la scrittura, la poesia, l’arte e la musica.