Indice
- 1 La felicità come condivisione
- 2 La felicità e la filosofia
- 3 I consigli del Dalai Lama per la Giornata internazionale della felicità
- 4 Il parere delle scienze della persona
- 5 Il diritto alla Felicità
- 6 La classifica mondiale della Felicità (prima del coronavirus)
- 7 E la Giornata internazionale della felicità oggi?
Consapevole che la ricerca delle felicità è scopo fondamentale dell’umanità […] l’Assemblea generale decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità e invita tutti gli stati membri a celebrare la ricorrenza in maniera appropriata anche attraverso attività educative di crescita nella consapevolezza pubblica.
Nel 2012 l’Organizzazione delle Nazione Unite ha deciso di proclamare il 20 marzo di ogni anno Giornata internazionale della felicità.
Oggi potrebbe sembrare assurdo festeggiarla: il mondo intero sta vivendo giorni tragici, con migliaia e migliaia di morti causati dalla pandemia da coronavirus. C’è ben poco da essere felici.
Ma forse è proprio ora, in momenti di lutto, di paura, di sconforto, che dobbiamo chiederci cosa significa essere ‘felici’.
Questo tempo così pieno di incertezza e di angoscia, questo tempo che ci costringe all’isolamento è il tempo anche della riflessione su una parola che, fino a ieri, forse ritenevamo banale o scontata.
La felicità come condivisione
Ma cosa è la felicità? Definirla come serenità e realizzazione è troppo riduttivo: nella stanza della lingua, resta la più bella chimera. Essere felici è una condizione che deve innanzitutto partire dall’interiorità di ciascuno: come dice un proverbio tibetano, cercare la felicità fuori di noi è come aspettare il sorgere del sole in una grotta rivolta a nord.
Scegliere di essere felici è già il primo passo sulla lunga strada che ha come ambita meta la felicità. Il tutto parte dai nostri atteggiamenti e da come decidiamo di rapportarci con chi ci sta accanto.
Non si può, tuttavia, negare il valore inscindibile di legami quali l’amicizia, l’amore, la parentela… Le persone che scegliamo di far entrare nella nostra vita ci condizionano profondamente e la nostra felicità dipende anche da loro.
Condividere la propria felicità ne aumenta il valore e tutti noi, lungo il corso della vita, abbiamo la fortuna immensa di incontrare chi, a volte per sempre o solo per un periodo, ha la capacità di illuminare le nostre giornate.
Come ci ricorda Marcel Proust: “Dobbiamo essere grati alle persone che ci rendono felici, sono gli affascinanti giardinieri che rendono la nostra anima un fiore”.
La felicità e la filosofia
Per i filosofi antichi, quali Socrate e Platone, la felicità era una forma di virtù; per i filosofi successivi è una “ad ventura”, un avanzare verso cose future, come invece afferma Aristotele.
È proprio in ambito filosofico che nasce il concetto di eudaimonia (dal greco eu ‘buono’ e daimon ‘genio, demone’), felicità intesa come scopo fondamentale della vita e come fondamento dell’etica. In altri termini è una felicità a cui viene dato un ruolo preciso nell’indirizzare la propria condotta, base e faro – senza che resti una condizione contingente che emerge e scompare come il bel tempo.
Anche coloro che apparentemente non se ne interessano e addirittura la negano, non possono prescindere dal concetto di felicità. È il caso del filosofo tedesco Schopenhauer con “L’arte di essere felici”, una raccolta di cinquanta aforismi formulati nel corso del tempo e resi noti postumi.
Egli dice che la felicità di cui si discorre non è che un eufemismo, arrivando alla conclusione che vivere felici significa solo vivere il meno infelicemente possibile. Con le sue parole, Schopenhauer ci consegna una cauta e diffidente guida ad una felicità non illusoria ma che corrisponde alla vera esistenza dell’uomo.
I consigli del Dalai Lama per la Giornata internazionale della felicità
Un contributo alla ricerca del benessere emotivo ci arriva anche dal Dalai Lama con “L’arte della felicità in un mondo in crisi”, scritto con il contributo di Howard C. Cuttler.
Questi i tre ingredienti per una vita felice: gentilezza, generosità e tolleranza, coltivati tramite una disciplina e metodi interiori che ci aiutino ad allontanare rabbia, odio ed avidità.
Il segreto della felicità è la conquista e l’esercizio di una pratica quotidiana, ovvero conoscere se stessi (γνῶθι σεαυτόν, come diceva Socrate), capire le ragioni degli altri, aprirsi al diverso e guardare le cose in modo nuovo.
Il parere delle scienze della persona
Paolo Crepet, noto psichiatra ospite di Passaggi 2019, nel suo saggio Passioni, afferma che per lui tutto parta dalla ricerca della felicità e per questo egli è convinto che la psichiatria sia “l’arte di rimuovere gli ostacoli alla felicità”. Appassionarsi vuol dire essere felici.
Nel suo saggio precedente, Impara ad essere felice, ci aiuta a comprendere la differenza tra gioia effimera e uno stato permanente di soddisfazione. La felicità diventa un esercizio quotidiano per affrontare le piccole avversità con uno spirito positivo.
Il diritto alla Felicità
La dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, redatta dal Presidente Thomas Jefferson, difende la ricerca della felicità come diritto inalienabile dell’uomo, al fianco della tutela della vita e della libertà.
Nella Costituzione italiana, invece, non si parla esplicitamente di felicità, benché sia presente un riferimento implicito nell’articolo 3 della Costituzione, quando si parla di “sviluppo della persona umana”, riferendosi al diritto di libertà e di uguaglianza, dall’ambito giuridico quanto a quello lavorativo.
Secondo il World Happiness Report, una classifica dei 156 paesi valutati in base alla percezione della felicità dei propri cittadini, la Finlandia è il paese più felice, seguita da Danimarca e Norvegia (come si può osservare il podio è tutto scandinavo).
L’ Italia è trentaseiesima. Per fattori di benessere si intendono reddito, salute, istruzione, lavoro, aspettative di vita, stato sociale e anche dati negativi come la corruzione e, dal 2018, è inclusa anche la felicità degli immigrati.
E la Giornata internazionale della felicità oggi?
Le circostanze attuali sembrino volerci impedire di trascorrere la Giornata internazionale della Felicità nel migliore dei modi: abbiamo intorno malattia, lutti, e la nostra felicità sembra, anzi è, messa in discussione.
Allora ricorriamo alle nostre emozioni e alla nostra riserva di pensiero positivo per riflettere sul senso dei nostri giorni, sull’affetto di chi ci sta intorno, sulla prospettiva futura che certamente ci cambierà. Non saremo felici, ma forse impareremo dalle nostre emozioni a essere più saggi, ed è anche questa una strada verso la felicità.