di Dagmara Bastianelli
Non si sapeva più che vento tirasse, se Grecale, Levante o Libeccio.
Si vedevano solo le chiome degli alberi danzare.
Le strade, rese luccicanti da un sole primaverile che sembrava ridere della condizione umana, erano deserte come se fosse notte. Vivaci gazze e giovani cinciallegre osservavano incuriosite uomini e donne sui balconi e alle finestre. Le loro espressioni sfuggevoli lasciavano intravedere emozioni complesse.
In alcuni occhi regnava la paura, in altri la sua sorella rabbia. In altri ancora profonda rassegnazione.
Pochi erano gli occhi capaci di trovare, forse in fondo al cuore, la forza per essere pazienti e resistere.
Il sole di marzo baciava i vetri delle finestre e le dure pietre dei balconi. E quando arrivava la sera, si tirava sempre un sospiro di sollievo, consci che un’altra giornata fosse giunta al termine.
Lo chiamavano Corona Virus, ma il suo portamento non era regale. Era piuttosto un tiranno capace di spargere paura e separazione. Il suo desiderio di sopravvivere aveva già mietuto vittime in tutto il mondo. Vittime inutili come quelle delle guerre scatenate da altri tiranni.
Cos’avrebbe ottenuto il virus dalla morte degli umani? Una vittoria? La consapevolezza di aver vinto? Un premio? Un applauso? Un’esistenza più felice? Niente di tutto ciò. La sua battaglia era inutile.
Lui agiva meccanicamente, seguendo il suo egoismo, che lo portava a desiderare di sopravvivere a scapito di altri. Abbatteva, dunque, vittime senza uno scopo preciso. E lasciava gli umani piangenti, senza nemmeno la possibilità di salutare i propri cari o concedersi un abbraccio.
Dolore, paura e sofferenza costellarono così quel marzo. Ma non solo. Il virus non riuscì ad avere come alleato l’egoismo di tutti gli uomini della terra. Le persone si chiusero in casa, non solo per paura ma, soprattutto, consapevoli di avere un compito: proteggere la vita di chi non conoscevano. Di fratelli, nonni, nonne, sorelle, padri e madri, che potevano essere loro ma non lo erano.
Fu questo a decretare la sconfitta di Corona Virus: l’unione degli esseri umani. E i canti sui balconi, e gli sguardi verso il sole, e le video chiamate, e la beneficenza, e le lezioni online, e lo spirito di sacrificio, e l’energia dei cuori che tifavano per medici, infermiere e tutti quei lavoratori che garantivano loro cibo in tavola e oggetti di prima necessità.
Accerchiato dal bene e dalla solidarietà, l’egoismo del virus non resistette e lentamente il tiranno si spense.
Gli umani, feriti, appesantiti e consapevoli di nuove sfide future, ripartirono da un abbraccio. Questa volta reale.
Dagmara Bastianelli è nata in Polonia, 37 anni fa. Dall’età di cinque anni vivo nelle Marche. Lavora in un’agenzia di comunicazione digitale come copywriter e, più di ogni altra cosa, ama leggere e scrivere. “Mi nutro di parole – ci scrive – e mi emoziono quando mi trovo al cospetto di quei fedeli compagni di vita che sono i libri. Ho collaborato con diversi blog di moda e cultura, tra cui Radio Pereira (http://www.radiopereira.it/), e dato vita a un blog personale dedicato a recensioni di libri (http://librodopolibro.blogspot.com/). Attualmente parlo di libri su Instagram e sul blog readandplay”.