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L’anno scorso ha celebrato i suoi novant’anni e riottenuto, dopo quaranta, la cittadinanza ceca che gli era stata sottratta per le sue posizioni antigovernative; oggi, presumibilmente in isolamento nel suo appartamento parigino, Milan Kundera aggiunge una candelina alla sua torta di compleanno.
Scrittore bilingue, sospeso tra il ceco natio e il francese conquistato in esilio, nato poeta e prestato per un breve periodo alla drammaturgia.
Milan Kundera ha fatto soprattutto la storia del romanzo europeo, di cui è stato fino alla fine del secolo scorso indiscusso protagonista e pioniere di piccole rivoluzioni stilistiche, prima fra tutte quella che ha aperto la strada alla contaminazione fra narrativa e saggistica, fra racconto di finzione e meditazione sulle costanti dell’umano.
Lo scherzo, il romanzo rivelatore di Milan Kundera
Poco più che trentenne scrive Lo scherzo, storia di uno studente che invia a una ragazza una cartolina in cui prende in giro bonariamente il socialismo, ma l’incapacità di ironizzare su di sé è il primo sintomo di oppressione totalitaria e il povero studente sconterà le conseguenze del suo gesto umoristico per tutta la vita.
Dopo averlo finito, aspettò sei anni prima di vederlo pubblicato in Cecoslovacchia (allora non era ancora la Repubblica Ceca): è il 1967, l’anno dopo il testo è già stato ritirato. Diversa la sorte del romanzo in Francia, paese che Milan Kundera sceglie per esiliarsi.
La nascita di un autore è lì salutata dallo stupore per un’abilità di scrittura che fa della misura il suo perno e che intreccia con fili tanto sapienti perché invisibili l’amara satira politica con una riflessione esistenzialista dalla vocazione universale.
L’insostenibile leggerezza dell’essere, un capolavoro letterario
La consacrazione avviene più di un decennio dopo, nel 1984, con L’insostenibile leggerezza dell’essere.
Un romanzo scolpito nell’immaginario non solo letterario della cultura europea (grazie anche al film con protagonisti Juliette Binoche e Daniel Day-Lewis e, nel nostro paese, a una canzone di Antonello Venditti) per il modo in cui dialogano le vicende dei quattro protagonisti, Tomáš, Teresa, Sabina e Franz, fra tensioni erotiche private e grandi drammi storici.
La temperatura della scrittura è tiepida, l’andamento fluido, la tonalità di fondo malinconica e lieve: dal padre musicista, Milan Kundera eredita il talento per la composizione armonica, in cui melodia e ritmo si fondono senza prevaricazioni in una tessitura che cela dietro un’elegante ‘sprezzatura’ la fatica dell’equilibrio.
Le ultime prove romanzesche di Milan Kundera
Negli anni la levità kunderiana, affidata non più all’idioma materno ma al francese, diviene sempre più eterea, quasi inconsistente.
Le sue ultime prove romanzesche sono brevi, fluttuano in atmosfere sospese e metafisiche: L’ignoranza, L’identità, La lentezza si insinuano nel diaframma che separa i diversi capitoli di esistenze sradicate, in cui recuperare la memoria è tanto impossibile quanto essenziale per continuare a sopravvivere, e spesso basta un lampo, un’epifania, per ritornare a sperare.
L’invenzione kunderiana del saggio-romanzo
Nei romanzi, Milan Kundera ha abbattuto i confini tra narrativa e teatro e tra narrativa e saggio, alternando allo storytelling le polifonie proprie del dramma e le speculazioni dell’essai colto alla francese.
Nei suoi saggi (due memorabili: I testamenti traditi e L’arte del romanzo) ha fatto danzare le idee come nei suoi romanzi faceva danzare i personaggi, tutti presi com’erano dai loro amori e dai loro odi, dai sempre repentini cambi di umori e pensieri perché niente è definitivo nella vita come nell’arte.