Mostre | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ Passaggi Festival. Libri vista mare Wed, 12 Aug 2020 10:43:19 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.5.1 https://2020.passaggifestival.it/wp-content/uploads/2020/03/cropped-nuovo-logo-passaggi-festival_rosso-300x300-1-32x32.jpg Mostre | Fano – Passaggi Festival https://2020.passaggifestival.it/ 32 32 L’Arte in Mostra a Passaggi Festival 2020 https://2020.passaggifestival.it/arte-mostre-passaggi-festival-2020/ Wed, 12 Aug 2020 10:43:19 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?p=74035 L’ottava edizione di Passaggi Festival si svolgerà a Fano dal 26 al 30 agosto 2020. Ad accompagnare la rassegna di Libri vista mare, vi sarà una Rassegna d’Arte con tre differenti mostre, che saranno visitabili dal 26 agosto al 27 settembre 2020. Non solo saggistica, ma anche attenzione all’arte nelle sue varie sfaccettature: dal fumetto […]

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Immagine della giornata di inaugurazione delle Mostre della scorsa edizione

L’ottava edizione di Passaggi Festival si svolgerà a Fano dal 26 al 30 agosto 2020. Ad accompagnare la rassegna di Libri vista mare, vi sarà una Rassegna dArte con tre differenti mostre, che saranno visitabili dal 26 agosto al 27 settembre 2020.
Non solo saggistica, ma anche attenzione all’arte nelle sue varie sfaccettature: dal fumetto alla fotografia, passando per la pittura.
La Mediateca Montanari Memo ospiterà “Strip o no?”, mostra di fumetti di Giacinto Gaudenzi.
A Centraledicola si svolgerà Postille”, mostra di fotografia organizzata dall’Associazione Centrale Fotografia.
Infine all’Enoteca Terra si terràIdentità mascherata” , mostra di pittura di Veronica Chessa con un sorprendente lavoro inedito.

La curatrice delle tre mostre è Paola Gennari, Visual Art Manager, laureata in architettura, che da diversi anni si occupa di arte contemporanea.

“Strip o no?”: Il fumetto di Giacinto Gaudenzi

“Strip o no?” è la mostra dedicata al maestro del fumetto Giacinto Gaudenzi.  Nato a Cattolica nel 1945 e formatosi alla Scuola d’Arte di Urbino, è diventato un vero e proprio “artigiano dell’immagine” che ha istruito diversi artisti divenuti a loro volta famosi. La cura per i dettagli e la maestria nel disegno sono caratteristiche fondamentali delle sue opere, come sarà possibile vedere nelle tavole eseguite tra gli anni Settanta e Novanta, selezionate ed esposte alla Mediateca Montanari Memo dal 26 agosto al 27 settembre 2020.
(Ingresso libero. Orari: dal 1 agosto al 15 settembre – lunedì, martedì e venerdì 15- 20 / mercoledì 9-13; 15-20 / giovedì: 15-23 / sabato: 9-13. Aperture straordinarie: sabato 29 agosto 15-20 / domenica 30 agosto: 15-20. Dal 16 al 27 settembre: martedì, mercoledì e domenica 15-19 / giovedì, venerdì e sabato 10-19 – lunedì chiuso).

Giacinto Gaudenzi non è solo fumettista, ma anche cartoonist, incisore ed animatore. Ha iniziato la carriera occupandosi di cortometraggi e spot pubblicitari a Roma e Genova. Dal 1975 ha abbracciato il fumetto, pubblicando nel 1983 per L’Eternauta Storie di un altro Evo sulla rivista “Sgt. Kirk”. Nel 1989, per lo Scarabeo, chiude un ciclo molto importante con L’Eterico Mutante.
Un lavoro che lo ha reso noto è stato quello di illustrate la Storia d’Italia a fumetti di Enzo Biagi, pubblicato da Mondadori a fine anni Settanta. A questo libro hanno partecipato anche Milo Manara e Hugo Pratt.
Fu un’opera di grande impatto, che entrò nelle case di tutti gli italiani e fu ristampata in diverse edizioni e formati.

Come afferma Paola Gennari, curatrice della mostra:

“La mano di Giacinto Gaudenzi è attenta, precisa, scrupolosa estremamente creativa e libera nello spazio-tempo passando da opere a colori a quelle in bianco e nero dal risultato sempre fortemente espressivo e suggestivo. Tutto il suo lavoro è caratterizzato da una accurata ricerca della perfezione del dettaglio dell’immagine: le forme, le scenografie, i personaggi più che disegnati sembrano dipinti assumendo aspetti molto vicini alla realtà. I colori spesso vengono utilizzati per risaltare caratteristiche emotive e sentimentali; alcuni volti assumono i colori deformati dell’ambiente portando il soggetto ad un pathos espressivo molto elevato.”

“Postille”: la fotografia di Alessandro Santi

A Centraledicola si terrà la mostra “Postille”. Si tratta di una mostra fotografica con gli scatti di Alessandro Santi, i testi di Massimo Bini, curata da Marcello Sparaventi e organizzata dall’Associazione “Centrale Fotografia” con AF News.
L’Associazione Culturale Centrale Fotografia, ideata da Marcello Sparaventi, promuove e divulga la cultura fotografica organizzando iniziative per il grande pubblico e per chi ama la fotografia.
Quest’anno rinnova per la quinta volta il sodalizio con Passaggi Festival, con la mostra “Postille”. Il progetto intende valorizzare le opere pittoriche del Museo Civico di Fano,  come quelle de “Il Guercino” o di Giovanni Francesco Guerrieri. Questi pittori hanno ispirato il fotografo Alessandro Santi  verso l’attenzione per il dettaglio, la meraviglia per le piccole cose come mani, piedi, oggetti, vestiti, ali. Gli scatti rivelano l’identità del soggetto attraverso il singolo elemento estrapolato dal suo intero. Si tratta di elementi riuniti che guidano l’occhio dell’osservatore alla curiosità e allo stupore, lasciando spazio alle possibili realtà e dimensioni che ispirano i singoli scatti.
Inoltre “Centrale Fotografia” collabora  con il geografo Massimo Bini, che scrive testi su ogni singola immagine, creando un sodalizio tra arte figurativa e parole.

Alessandro Santi è un fotografo fanese, nato nel 1992. Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico a Fano, ha conseguito la Laurea Triennale in Architettura a Torino. Ha  poi proseguito la sua formazione con un Master di Fotografia di Architettura e Interni presso Spazio Labò a Bologna, tenuto dal Prof. L.Capuano e conseguito nel luglio 2017.

“Identità mascherate”: la pittura di Veronica Chessa

L’Enoteca Terra ospiterà  la mostra di pittura “Identità Mascherata”, della pittrice Veronica Chessa. A fare da protagonista è un lavoro inedito, ambientato a Fano, incentrato sulla figura di Cecilia Gallerini, una nobildonna resa celebre dal ritratto che ne fece Leonardo da Vinci nel quadro “La dama con l’ermellino”.  Nel progetto di Veronica Chessa il soggetto, ovvero Cecilia Gallerini, si trasforma ogni volta pur mantenendo la stessa posa. Il lavoro inedito la vede ritratta nella città di Fano: si intravedono alle spalle l’Arco d’Augusto e il Pincio.

Veronica Chessa, nata a Orbetello nel 1975, si è formata tra Liceo Artistico di Grosseto e Accademia  delle Belle Arti di Firenze (sezione pittura). Dal 2004 vive a Fano.
Attualmente collabora con 3B Gallery, Contatto Gallery e Galleria Afnakafna di Roma. Collabora con “Piscina comunale spazio d’arte in copisteria”, realtà milanese che promuove artisti emergenti. Ha tenuto mostre personali e collettive in tutta Italia, tra cui la personale dedicata a Leonardo da Vinci a Villa Medici del Vascello (CR). Nelle Marche ha collaborato con l’associazione culturale Sponge arte contemporanea, per alcune collettive e personali, tra cui una bipersonale al Palazzo Mochi Zamperoli di Cagli, dove in seguito è tornata ad esporre con una personale, invitata dalla direttrice del “Dance Immersion Festival”.

 

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Instabili, le fotografie di Natascia Rocchi al Caffè Centrale https://2020.passaggifestival.it/instabili-natascia-rocchi/ Wed, 06 Jun 2018 07:23:11 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?page_id=60602 Per Passaggi Festival 2018, le fotografie di Natascia Rocchi in mostra al Caffè Centrale: un viaggio emozionante tra composizioni raffinate ed eleganti

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La nobile arte dei collage vanta origini antichissime, il termine deriva dal francese coller, incollare, e consiste nel produrre opere su differenziati supporti. Ebbe il suo momento di massimo splendore agli inizi del Novecento, con gli artisti Cubisti, i quali avevano dato lustro al collage inserendolo nel proprio linguaggio espressivo.

Attualmente molti artisti hanno proseguito su questa strada, realizzando collage fotografici. Anche Natascia Rocchi usa questo metodo per i propri lavori artistici. Interpreta l’architettura del corpo, soprattutto quello femminile, mettendolo in confronto con alcune caratteristiche della realtà sociale, come conoscere se stessi.

Sfogliando le pagine di riviste patinate della moda, apparentemente insignificanti, l’artista ritaglia e strappa immagini di rilievo visivo e concettuale, andando poi ad assemblare questi frammenti fra di loro o con fotografie, dove la stessa artista compare. Il risultato che ne deriva è molto complesso e ampio: si creano nuove figure, nuove persone o personalità, a volte surreali, a volte, divise fra immagini del passato e del presente e a volte divise fra uomo e donna, una sorta di androgino contemporaneo. Queste immagini, una volta assemblate, vengono fotografate e quindi, da separate che erano, vengono riunite in un’unica immagine visiva. Nascono, così, nuove identità, nuovi esseri, nuovi antropomorfi, corpi instabili in cerca di una propria identità. Attraverso la sua specifica capacità di saper cogliere il dettaglio di un’immagine da estrapolare dal suo contesto classico e con una spiccata sensibilità e valore estetico, la Rocchi ci porta ad una dimensione altra di noi stessi. La frammentazione delle immagini sembra alludere alla frammentazione esistenziale, portandoci a confrontarci con quella parte intima e profonda, il nostro lato oscuro che Jung amava definire ombra, una parte significativa e ben radicata dentro ognuno di
noi.

Ogni fotografia è un racconto intimo che parla del nostro rapporto con la parte più nascosta e profonda della nostra interiorità. La Rocchi porta lo spettatore a fare un viaggio emozionale alla scoperta del mondo sommerso al di sotto della coscienza, che deve essere portato alla luce, attraverso la consapevolezza delle nostre paure, insicurezze, fragilità, pensieri ed emozioni negative. Accettare tutto questo significherebbe accettare la nostra realtà, senza eliminarla, ma vivendola per non esserne dominati. L’artista crea composizioni raffinate ed eleganti, dove il dettaglio, l’immagine, lo strappo, sono lacerazioni, cicatrici, emozioni, sensazioni, stati d’animo che fanno parte dell’identità dell’uomo. Egli dovrà imparare a superarli o a conviverci, anche perché solo chi ha veramente sofferto può essere felice.

Paola Gennari

Instabili di Natascia Rocchi, informazioni utili

Mostra fotografica
Caffè Centrale, Corso G. Matteotti, 104, Fano
Periodo: dal 27 giugno al 29 luglio
Orari: tutti i giorni dalle ore 6 alle ore 24
Ingresso libero

 

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Animae Mundi, le emozioni scolpite da Sabina Feroci https://2020.passaggifestival.it/animae-mundi-sabina-feroci/ Tue, 05 Jun 2018 21:57:33 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?page_id=60621 Nella navata centrale di San Pietro in Valle sono collocate le sculture di Sabina Feroci: figure umane senza età, senza tempo, universali

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Sabina Feroci a Passaggi Festival 2018

L’arte di Sabina Feroci è quella di scolpire le emozioni.
Le sue sculture vengono plasmate a mano dall’artista attraverso un uso sapiente di pochi materiali: ferro, carta, colore. Crea delle figure umane, senza età, senza tempo, universali; creature uniche nel loro genere che a volte sono sole e altre volte in compagnia fra loro. Comunicano attraverso uno specifico linguaggio: quello del corpo e quello dell’anima. Il primo, in alcuni momenti è fisso, statuario, immobile e altri è libero, sciolto, tanto che l’artista crea dei movimenti cinetici portando il soggetto al limite massimo delle sue potenzialità fisiche. In tutto ciò vi è la ricerca di un linguaggio del corpo esterno che rispecchia il linguaggio del corpo interno.

Alcune sculture della Feroci esprimono leggerezza, ironia, hanno la sfrontatezza di
guardarci diritto negli occhi, di mettersi le dita nel naso, di fare il broncio altre esprimono melanconia, tristezza, attesa, silenzio, metafisica, solitudine, serenità. C’è nell’artista la meravigliosa e unica capacità di rappresentare i sentimenti più nobili e inconsueti. L’osservatore non è abituato a vedere tanta armonia di forme e di pensieri tutti insieme; ai tempi dei Greci le sculture dovevano rappresentare la bellezza attraverso l’armonia e la proporzione delle forme, poi si è arrivati all’espressività e al dinamismo fisico, fino a giungere a descrivere il disagio e il malessere interiore attraverso la deformazione del corpo. Le sculture di Sabina Feroci, sono prive di punte e di spigoli, non sono aggressive, angosciose, sofferenti, sono consapevoli di una propria realtà altra, sublime che va oltre i dolori e le sofferenze dell’esistenza, che pur conoscendoli vengono superati sia dalla dolcezza dei lineamenti, delle forme, morbide e sinuose del corpo, che attraverso i sentimenti, come l’amore, la tenerezza, l’affettuosità, la comprensione, uniti, a volte, ad atteggiamenti frivoli, stizzosi, come l’essere capricciosi, un po’ maleducati, irrispettosi. Questo denota che le creature di Sabina, sono essenzialmente libere, emancipate, svincolate dalle regole sociali, ma sono anche delicate e forti insieme, sicure e determinate, ognuna con la propria storia, la propria personalità.

Dopo l’atto dello scolpire, avviene l’atto del dipingere. Le sculture di carta vengono colorate con tonalità chiare, leggere, delicate che hanno il peso delle emozioni, dei sentimenti, rendendo l’opera evanescente, immanente, sospesa in un aurea sognante, dove l’immaterialità supera l’oggettività.

Paola Gennari

Sabina Feroci a Fano 2018Animae mundi di Sabina Feroci, informazioni utili

Mostra di scultura
San Pietro in Valle – Navata centrale, Via Nolfi (all’altezza di Via San Francesco d’Assisi)
Periodo: dal 27 giugno al 15 luglio
Orari: dal 27 al 1 luglio: dalle ore 18 alle ore 23, sabato e domenica: dalle ore 10.30 alle ore 12.30; dalle ore 18 alle ore 23.
Dal 2 al 15 luglio: martedì dalle ore 21 alle ore 23; venerdì: dalle ore 17 alle ore 20, sabato e domenica: dalle 10.30 alle 12.30; dalle ore 17 alle ore 20.
Ingresso libero

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A San Pietro in Valle, Essenza di Elfrida Gubbini https://2020.passaggifestival.it/san-pietro-essenza-elfrida-gubbini/ Tue, 05 Jun 2018 21:52:46 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?page_id=60612 Le cappelle laterali e l'altare di San Pietro in Valle ospiteranno le opere pittoriche dell'artista Elfrida Cuppini: opere uniche sia nel formato delle tavole sia nella colorazione

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L’arte di Elfrida Gubbini indaga sulla vera essenza dell’essere umano, studia gli stadi più profondi e primordiali dell’individuo. I corpi dipinti sono leggeri, appena accennati, eterei, sono la rappresentazione di uno stato altro dell’uomo, anime che vagano alla ricerca della propria condizione umana. Nelle opere della Gubbini percepiamo il tempo, il dolore, la gioia, la luce, il movimento, il vuoto, tutti elementi che
caratterizzano la nostra realtà materica in cui ci siamo rinchiusi, ma che deve essere superata attraverso la vera conoscenza della natura dell’individuo.

La Gubbini attraverso il proprio linguaggio artistico ci vuole far capire che dobbiamo imparare a vedere la realtà sottile che noi stessi modifichiamo in ogni istante della vita e dove l’io, di cui siamo così
infatuati, è una manifestazione in continuo cambiamento. Con questa consapevolezza possiamo cercare di emergere dall’egoismo e così dalla sofferenza. Accettare la vita significa accettare l’impermanenza, di cui è costituita e l’assenza di un sé, ossia la comprensione che non c’è nascita né morte, né creazione né distruzione, né uno né molti, né dentro né fuori, né grande né piccolo, né puro né impuro. Sono tutte false distinzioni create dalla mente, dall’intelletto. Sia per il significato profondo che per la scelta dei soggetti; corpi appena accennati o cancellati, paesaggi silenti, vascelli, sia per il tipo di stesura di vari strati di colore materico dato a pennello, a spatola, graffiato, il linguaggio che ne deriva è di tipo immaginifico, onirico, spirituale.

Ogni opera è unica sia nel formato delle tavole che nella colorazione unicamente creata dall’artista. Il suo lavoro è sempre stato di fattura artigianale: attinge dalla natura per la ricerca di materiali semplici e poveri,
come il legno, per realizzare tavole da dipingere, utilizza pigmenti in polvere di colore puro, tempera, gesso, sabbia, cera, che vengono sapientemente mescolati con acrilici e colori fluorescenti. Utilizza
colorazioni tenui e delicate: giallo, azzurro, oro, blu, verde, bianco che attraverso il segno personale dell’artista risultano a volte sfumati, attenuate, accostate con velata tensione e flussi di energia ritmici che emergono quasi fossero la voce delle anime, dei paesaggi e dei luoghi
rappresentati.

L’arte della Gubbini è eterea e immanente, occorre osservarla con attenzione per la colorazione, i dettagli e le simbologie scelte, che permettono allo spettatore di soffermarsi, di immergersi e di meditare, per
trovarsi in una condizione rilassata, dove finalmente l’uomo può prendere conoscenza di sé, liberandosi dalle barriere, sciogliendo le tensioni, per arrivare alla perfetta corrispondenza di corpo, voce e mente, ovvero l’autentica presenza, l’autentica essenza di sé.

Paola Gennari

Essenza di Elfrida Gubbini, informazioni utili

Mostra di Pittura
San Pietro in Valle – Cappelle laterali e Altare, Via Nolfi (all’altezza di Via San Francesco d’Assisi)
Periodo: dal 27 giugno al 15 luglio
Orari: dal 27 al 1 luglio: dalle ore 18 alle ore 23, sabato e domenica: dalle ore 10.30 alle ore 12.30; dalle ore 18 alle ore 23.
Dal 2 al 15 luglio: martedì dalle ore 21 alle ore 23; venerdì: dalle ore 17 alle ore 20, sabato e domenica: dalle 10.30 alle 12.30; dalle ore 17 alle ore 20.
Ingresso libero

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Cosmogonie femminili di Elisa Talentino https://2020.passaggifestival.it/cosmogonie-femminili-elisa-talentino/ Mon, 04 Jun 2018 18:42:02 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?page_id=60575 La Mediateca Montanari ospita dal 27 giugno al 29 luglio Cosmogonie femminili, la mostra illustrazione di Elisa Talentino. 

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Nelle illustrazioni di Elisa Talentino compare quasi sempre la figura femminile, sia terrena che ultraterrena. Tre sono i colori fondamentali che utilizza: il bianco, il rosso e il nero, attraverso queste sole tinte riesce a raccontare il suo mondo fantastico, visionario dove l’immagine femminile primeggia come protagonista, quasi fosse solo lei l’unico essere umano al mondo.

La sua è una donna cosmogonica: viene rappresentata attraverso pochi ed essenziali segni, spesso sola, nuda o con abiti semplici a gonna larga che nascondono calze autoreggenti e niente altro. Evanescente, determinata, forte, a volte fragile, bellissima, sensuale, erotica, senza età, senza orpelli e limiti, è una donna finalmente libera da costruzioni oggettive, sociali, politiche, è una donna altra che può permettersi di volare fino allo spazio infinito, vicino ai pianeti, alle stelle, alle nebulose e poi scendere sulla terra per accarezzare la natura: piante, fiori e animali, come uccelli, serpenti, lumache, lupi, orsi.

Talentino tramite questa immagine della donna, così pura e molto femminile, sembra voler rappresentare una Dea, divisa fra cielo e terra, tanto è sinuosa e delicata, sia negli atteggiamenti che nei comportamenti, dai capelli spesso rossi e vestita di bianco, come se i colori volessero sottolineare il loro valore simbolico: fuoco, passione e purezza, spiritualità.
La Talentino, attraverso un rapporto cromatico armonioso ed equilibrato, riesce a restituire l’idea o la suggestione di una determinata cosa, all’interno di una apparente semplicità di rappresentazione.

Nel suo lavoro non aggiunge, ma toglie il più possibile, fino a raggiungere una forma di comunicazione diretta ed immediata. Le immagini che ne derivano sono poetiche, sensuali, delicate, evocative accentuate da una spiccata femminilità e simbolismo. La Talentino immagina un mondo senza distinzione fra l’essere umano e la natura, come se fossero un’unica cosa, un unico essere vivente, il rapporto fra la parte umana e quella animale diventa simbiotica: una donna che vede attraverso gli occhi di un gufo, oppure occhi che si trasformano in foglie, che cavalca tranquillamente un grande orso, o che al posto della bocca ha una lumachina, o che tiene in braccio un serpente trasformandosi in esso. L’artista nelle illustrazioni rappresenta la donna in tutte le sue qualità archetipiche: intuizione, immaginazione, sensibilità, femminilità, creatività, forza, morbidezza, accoglienza e ricettività. A tutto questo Elisa Talentino ha aggiunto un valore poetico alle immagini con la rappresentazione dell’amore incondizionato e rispettoso verso la natura terrena e verso la natura celeste.

Paola Gennari

Cosmogonie femminili, informazioni utili

Cosmogonie femminili di Elisa Talentino
Mediateca Montanari Memo, piazza Pier Maria Amiani, Fano
Periodo: dal 27 giugno al 29 luglio
Orari: 27 giugno: 19-20 / 28 e 29 giugno: 15-23 / 30 giugno: 9-13; 15-20 / 1 luglio: 15-20
dal 2 al 29 luglio: lunedì, martedì, venerdì: 15 -20; mercoledì: 9-13 / 15 – 20; giovedì: 15–23; sabato: 9–13; domenica: chiuso
Ingresso libero

 

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Necessaire di Beatrice Pasquali https://2020.passaggifestival.it/necessaire-di-beatrice-pasquali/ Sun, 03 Jun 2018 21:36:52 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?page_id=60554   L’arte di Beatrice Pasquali è ancestrale, atavica, riconducibile al mondo dei nostri antenati, rappresenta archetipi di un’antichità, come quella archeologica, greca ed etrusca valorizzandone la forza, la purezza formale, il significato simbolico, la bellezza classica. La Pasquali sia nei disegni, che in pittura e in scultura utilizza essenzialmente la storia, quindi il tempo, dà […]

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L’arte di Beatrice Pasquali è ancestrale, atavica, riconducibile al mondo dei nostri antenati, rappresenta archetipi di un’antichità, come quella archeologica, greca ed etrusca valorizzandone la forza, la purezza formale, il significato simbolico, la bellezza classica.

La Pasquali sia nei disegni, che in pittura e in scultura utilizza essenzialmente la storia, quindi il tempo, dà forma a pensieri poetanti, guarda il passato attraverso una acuta sensibilità sommando un lavoro di fattura artigianale ad un’emozione lirica. L’artista ha una visione artistica astratta-concettuale-formale, dove il segno, l’impronta definiscono un dialogo simbiotico tra passato e presente, tra realtà e fantasia, tra visioni terrene e ultraterrene.

Lo spirito creativo, affidato all’intuizione, ai sentimenti, all’immaginazione, ha permesso all’artista di scegliere il luogo della sacrestia nella chiesa di San Pietro in Valle, come spazio espositivo ed evocativo. La Pasquali ha pensato di realizzare sia un corredo formato da opercoli, coperchi, due monili, figurine ispirati all’arte archeologica, che una specie di officina costituita da fiale, flaconi, bottiglie, boccette, oggetti appartenenti al mondo antico delle farmacie e dei laboratori medico-scientifici.

Questi oggetti verranno accuratamente sigillati dall’artista attraverso dei tappi, da lei creati, aventi scolpite alla sommità delle teste umane. Sono un completamento, un chiudere qualcosa, l’ultimo atto creativo dell’artista che, dopo aver dato vita all’opere se ne appropria, una sorta di possedimento assoluto, una morte che sancisce la fine di una vita e di un percorso. La Pasquali si lascia sospingere da visioni di oggetti che si possono comporre in un continuo divenire: ripiegabili, riavvolgibili, accatastabili, in un luogo oppure in una scatola, boite, come fossero dei kit, dei necessaire indispensabili in cui emotivamente, concretamente e dialetticamente c’è tutto.

Prima la mano, poi il forno, imporranno una nuova identità plastica all’oggetto, una scultura altra, fantasmi, visioni del passato svelati in segni contemporanei. La materia funge da substrato della forma, essa di per sé ha potenzialità indeterminate, prende forma, attraverso un gesto distintivo, un atto, chiamato anche entelechìa, essere in atto.

La figura umana è al centro della sua ricerca artistica: volti, mani, gambe, oppure corpi non finiti, abbozzati, tagliati, è come se fossero in continua elaborazione, in un infinito germoglio, una nascita e rinascita, dove luce e materia si confondono alternando momenti di vita e di morte, divisi fra sogno, visione e oggettività.
Cera, ceramica, legno, terre, colori ad olio, tessuti, sono alcuni dei materiali che la Pasquali utilizza per raccontare un mondo immaginifico fatto da animali, vegetali, umani, parti anatomiche, solidi platonici e geometrici, tratti da bestiari, erbari, libri antichi di anatomia e storia naturale.

Tutti questi elementi convivono insieme a formare l’immaginario collettivo di forme archetipiche, diverse per natura ma unite dalla stessa entità atemporale e provenienti dalla stessa origine di vita, dal Cosmo, dall’Universo e quindi dall’Uno. I filosofi greci consideravano l’Uno, come un elemento che Tutto contiene: nelle opere d’arte della Pasquali, vi sono storia, memorie, natura, materia, forma, geometria, energia. Elementi fondamentali che l’artista elabora spontaneamente, attraverso una sua specifica purezza della forma del pensiero che, insieme all’atto creativo, costituisce la causa, il senso e il fine di un’opera d’arte.

Paola Gennari

 

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Cronache di volti di Centrale Fotografia https://2020.passaggifestival.it/cronache-volti/ Sun, 03 Jun 2018 21:22:39 +0000 https://2020.passaggifestival.it/?page_id=60528 Cronache di Volti è la mostra che propone Centrale Fotografia nello pazio Arco Borgia-Cybo di piazza XX Settembre. L'ingresso è gratuito

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FANO- Centrale fotografia propone Cronache di volti. In occasione della sesta edizione di Passaggi Festival dal tema Il Paese delle Donne, l’associazione culturale Centrale Fotografia ha deciso di evocare, attraverso l’immagine fotografica ed i testi e con la collaborazione dell’artista Mirco Belacchi e del geografo letterario Massimo Bini, la vicenda dell’artista Nori de’ Nobili (Pesaro, 1902 – Modena, 1968), a cinquant’anni dalla sua scomparsa.

Cronache di volti e Nori de’ Nobili

Nori de’ Nobili è un esempio di emancipazione femminile, fin dall’adolescenza ribelle alle imposizioni ed alla condizione spesso subalterna che la società del tempo riservava alle ragazze; molto affine alle discipline artistiche si dedica alla musica e poi, sotto la guida del pittore fanese Crespi al disegno. Impossibilitata a proseguire gli studi, per l’opposizione del padre, Nori si dedica alla pittura. Sin dagli anni ’20 iniziano a manifestarsi crisi nervose che peggiorano quando il fratello Alberto muore improvvisamente nel marzo 1933, nell’estate del ’35 riuniti i parenti ne viene decretato l’internamento in clinica: destinata a 33 anni all’emarginazione del ricovero psichiatrico muore il 2 giugno 1968 dopo 33 anni di segregazione.

Il rapporto di Nori de’ Nibili con pittura, disegno e scrittura

Mai rassegnata alle costrizioni continua per tutta la vita a dedicarsi alla pittura e al disegno, cimentandosi anche con la scrittura.
Nei suoi primi quadri si avverte la nostalgia dell’infanzia, un guardarsi indietro con il desiderio di ritrovare un’atmosfera più distesa; spesso emerge il gioco contemplativo con gli animali da compagnia, il gatto tra tutti, e poi gli uccelli rappresentati in gabbia o anche liberi.
Nel periodo dell’isolamento, scorrono nella sua mente infinite immagini, una dopo l’altra, quasi un film per ripercorre la sua esistenza travagliata ma piena; eccola così di nuovo bambina, quando giocava a nascondino nelle stanze della grande Villa Centofinestre di Brugnetto: quel palazzo sulle colline delle Marche sarà la sua tana e il suo rifugio dal mondo, mentre la vicina frazione di Ripe, con l’antico castello e la piazzetta, era spesso meta delle passeggiate con la famiglia, o da sola. I suoi occhi curiosi catturavano il dolce ondulare del paesaggio, le spianate dei campi, i merli del vecchio nucleo urbano. Furono periodi lieti quelli di Ripe e della Villa Centofinestre, come pure lo furono gli anni a Firenze dove si trasferì con la famiglia e dove si realizzò, per poco, il desiderio di divenire una pittrice. Qui Nori frequenta lo studio del pittore macchiaiolo Ludovico Tommasi e conosce il critico e scrittore Aniceto del Massa, con cui instaura una travagliata relazione.

Nori de’ Nobili e gli autoritratti

La sua produzione artistica più coerente è la serie degli autoritratti, veri e propri simboli esistenziali, dove l’artista dipinge la sua immagine per interrogare la sua anima, segnata da una vita drammatica e tormentata.
Gli autoritratti sono stati interpretati da Mirco Belacchi nella sua serie “Nori, il Volto” esposta di recente al Museo dè Nobili di Ripe: attraverso specchi deformanti, effetti ottici e la sovrapposizione di più immagini, l’artista ha cercato di raffigurare ed esaltare il ritmo e le sequenza degli stati d’animo della pittrice.

I luoghi e gli ambienti di Nori in Cronache di volti

A loro volta i fotografi di Centrale Fotografia (Marco Bracci, Raffaele Cavalli, Stefania Cimarelli, Patrizia Giubilaro, Antonello Iannacci, Cristina Fori, Paolo Giommi, Antonello Iannacci, Fabio Piergiovanni e Cristian Vescovi) in Cronache di volti hanno cercato di raccontare le cronache e le atmosfere dei luoghi e degli ambienti che Nori, non poteva vedere, ma immaginava volando con la fantasia.
Le opere di Nori ci consegnano un’artista molto personale e riconoscibile, quanto sconosciuta nell’ambiente artistico, non avendo mai voluto far mostre in vita, per lei l’arte era un’avventura romantica che si affrontava come una scelta di vita, un voto, un percorso spirituale da coltivare nel proprio segreto, per la propria salvazione.

Un sentito ringraziamento al Comune di Trecastelli, al prof. Carlo Emanuele Bugatti direttore del Museo Nori de’ Nobili di Ripe Tre Castelli, a Simona Zava operatrice culturale del Centro studi sulla donna nelle arti visive contemporanee ed al Conte Giovanni Martinez Augusti del Palazzo Cento Finestre di Brugnetto.

Informazioni su Cronache di volti

Cronache di volti è curata dell’associazione culturale Centrale Fotografia
in collaborazione con l’artista Mirco Belacchi ed il geografo letterario Massimo Bini

Ideazione e cura: Marcello Sparaventi
Testi: Massimo Bini
Fotografie di: Mirco Belacchi, Francesco Bocchino, Marco Bracci, Raffaele Cavalli, Stefania Cimarelli, Cristina Fori, Paolo Giommi, Patrizia Giubilaro, Antonello Iannacci, Fabio Piergiovanni, Cristian Vescovi
Responsabile mostre di Passaggi Festival: Paola Gennari

Spazio Arco Borgia-Cybo, piazza XX Settembre, Fano
Periodo: dal 27 giugno al 13 luglio
Orario: dal 27 al 1 luglio: aperto tutti i giorni dalle 17 alle 23.
Dal 2 al 13 luglio: aperto da lunedì a venerdì, dalle ore 17 alle ore 19.
A cura di di Marcello Sparaventi
Ingresso libero

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