insonnia-storia-dede

di Paola Dedè

 

Tra 5 minuti stasera dormirò. Non ci sono quelle voci feroci laggiù, sotto le mie finestre. C’è solo un quieto mormorio. L’altra sera invece le ho dovute sopportare fino alle 1.40. Ad alto volume.
Volevo morire. Non chiamo più i carabinieri, nella questione non servono a nulla. Mi rimane l’urlo. Cerco di non abusarne per essere abbastanza credibile. Della serie ‘quando ce vò ce vò‘. Ma l’altra sera non ne ho avuto comunque il coraggio. Eppure per ben tre volte mi ci sono alzata dal letto, diretta alla finestra. Troppo rapidamente, roba che svengo ogni volta per la pressione bassa. Ma nel tempo di riprendermi appoggiata al davanzale, sento bene i discorsi, che si facevano sempre più fitti. Allontanavo la tapparella… desistevo e tornavo a letto. No non è il momento mi dicevo.

C’è un ragazzo che si lamenta con un compagno, che chiamerò Voce Autorevole, per essere da lui continuamente deriso. Il Ragazzo ha una voce stridula e nervosa, si sentiva Ferito.
V.A. gli risponde con tono pacato e drammatico, altisonante. “Ah tu ti senti solo? E pensi di essere l’unico? Anche lui è solo, anche lui è solo, anche lui”. (Ma che ha la lista dei soli?). “Sì ma…” (e non capisco che dice Ragazzo Ferito). “Ah sì? Ma ne sei sicuro? Eh? Ne sei proprio certo? Sai cosa dice Tizia di te? Che sei un fulminato”. “Sì, sono un fulminato, allora?”. “E sai cosa dice di te Unaltratizia col Suotipo?” (e qui abbassa la voce, non si sente nulla).
Ragazzo Ferito però balbetta qualcosa. V.A. riprende: “Almeno io ti sfotto davanti… ti derido ma lo faccio con te. Ma sai perché? Perché io ti ho accettato. Ti ho accettato così come sei”. (Santo cielo ma qui sta avvenendo un dramma umano, non posso fare un urlo e stroncare sti momenti verità, tutte a me capitano… cheppalle! ritorno a letto-stanotte non si dorme-domani lavoro-la sveglia-non ce la farò…).

Però, tra il mancato sonno e la sua causa vengo attanagliata da una profonda tristezza. Da una parte bello che si parlino, a cuore aperto. Chi reclama attenzione e rispetto, chi si difende e giustifica, anche a scapito degli assenti, veramente. Ma dall’altra… quanto manca in giro l’amore, quanto… ma dov’è. Forse non è neanche dove lo metteresti per definizione, intendo nella famiglia.
L’amore non è una teoria, l’amore se c’è lo respiri, lo tocchi con azioni compiute e ricevute. Tutti i giorni. È rassicurante. È forza. Non è possibile che queste anime solinghe si sbaglino così. Sarà l’età difficile, i tempi complicati? Eravamo anche noi così… non mi sembra. O forse si, ma non ci facevo caso. O forse le situazioni sono sempre le stesse, in tutte le generazioni, ma a macchia di leopardo. E che mina vagante può rappresentare un ragazzo adolescente molto infelice, che non si sente amato, che nemmeno fra gli amici trova la sua tana. Una mina vagante, soprattutto per se stesso.

Più ci ripensavo e più arrivavo alla conclusione che Ragazzo Ferito era quello della cornacchia sgozzata dell’altra notte alle 3. Che gridava il suo richiamo, la sua richiesta di attenzione, simbolo del reclamo rivolto alla sua mamma disattenta di un’imbeccata d’amore. Ho capito, nel tempo, che la mancanza d’amore può manifestarsi in rappresentazioni simili alla pazzia. O questo benedetto amore è sopravvalutato?

E mentre mi faccio i miei soliti film, i pensieri si confondono con le voci che si diluiscono sempre più nel profondo della notte… E poi suona la sveglia, di già. E il primo pensiero… l’amore dove sta, Ragazzo Ferito lo sta cercando. Guardo di sotto, così…
Le chiome dei tigli, illuminate dal primo sole, respirano di un vento leggero.

 


Paola Dedé vive nella provincia di Ancona. “Qui il mare è a portata di mano -ci racconta- e, guarda caso, io lo amo, visceralmente. In tutte le sue versioni. E come su un’onda oscillo di continuo, tra stupore e dolore, azione e astrazione, gioia della moltitudine e della solitudine, ricerca della pura verità e del sogno incantato…
Finora non ho mai conosciuto la noia”. 
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