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Pianista provetto e personaggio poco conosciuto, Theodor L. Wiesengrund nacque a Francoforte sul Meno l’11 settembre del 1903 figlio unico di Oscar Alexander, un commerciante di vini, e di Maria Cavelli-Adorno della Piana, cantante lirica e pianista corsa.

Oltre agli studi sociologici, fu proprio il pianoforte lo strumento che lo accompagnerà per tutta la vita e che lo fece legare in amicizia ad Arnold Schönberg, che Adorno additerà come uno dei più grandi compositori del Novecento.

La Scuola di Francoforte

Nel 1921, a diciott’anni, si iscrive all’Università di Francoforte seguendo i corsi di sociologia, filosofia e musica, ambiti che lo coinvolgeranno per tutta la vita e lo renderanno celebre presso i posteri dopo la morte. Lì conosce filosofi del calibro di Max Horkheimer, Friedrich Pollock e Walter Benjamin con i quali stringe un legame di amicizia e forma la cosiddetta Scuola di Francoforte, un cenacolo sociologico e filosofico in cui i membri erano accomunati dalla critica verso la società presente allontanandosi ideologicamente dal pensiero di Karl Marx, il quale non aveva previsto le evoluzioni socio-economiche come la nascita della grande potenza tedesca, infatti il compito che si propugnavano gli stessi membri consisteva nel fornire una risposta a quanto avvenuto dopo la rivoluzione bolscevica considerata da Adorno e dai suoi colleghi come rivoluzione fallita.

Dopo il quinquennio universitario il suo operato intellettuale non termina, poiché tra il 1928 e il 1932 lo troviamo frequentare i circoli marxisti alternativi di Berlino dove tra i tanti influenti membri conosce il grande letterato e drammaturgo Bertold Brecht, inoltre nel 1931 consegue l’abilitazione all’insegnamento grazie al saggio filosofico Kierkegaard.

Gli anni bui del Nazismo

Tutto questo attivismo intellettuale che caratterizzò la vita dello studioso di Francoforte sarà presto spazzato via dalla venuta del Nazismo, con la salita al potere di Hitler, infatti Adorno assisterà inerme alla chiusura della Scuola di Francoforte.

Sono anni di terrore per il giovane professore, il quale era di origini ebraiche e per scampare alle persecuzioni naziste decise di cambiare il proprio cognome, assumendo quello materno, da Wiesengrund ad Adorno, tuttavia questo non gli fu sufficiente e dovette emigrare a New York nel 1938 dove poté continuare i propri studi e collaborare con l’istituto per la ricerca sociale.

Ritornerà a Francoforte nel 1949 dove muore, a causa di un arresto cardiaco, il 6 agosto 1969 a Visp.

Una dialettica tra compositori

Tra i tanti saggi usciti dal genio di Adorno ricordiamo in particolar modo Filosofia della Musica Moderna, testo complesso in cui ambiti come la sociologia, la filosofia e la musica vanno a stretto contatto, ma per descrivere l’opera al meglio è necessario fare un passo indietro.

Ci troviamo in un Novecento in cui dopo il genio di Richard Wagner si stagliano sulla scena vari compositori di musica classica e leggera, ecco che in questo mare Adorno ci segnala gli unici due veri compositori del secolo, Schönberg e Stravinskij.

La scelta non è casuale e l’ideologia che la giustifica è quella della dialettica di stampo hegeliano, la quale vede porre in netto contrasto i due autori: da una parte troviamo Schönberg e il suo distacco completo con l’intera tradizione musicale precedente avvenuta mediante la tecnica della Dodecafonia; dall’altra parte abbiamo invece un ritorno al passato attraverso l’opera stravijnskiana la quale viene considerata dallo stesso sociologo come neoclassica.

L’analisi di Adorno non si ferma solo all’aspetto musicologico, bensì approfondisce tematiche sociologiche che il filosofo trova espresse nelle opere dei due compositori: in Die Glückliche Hand (La Mano felice) di Schönberg, Adorno denota lo scontro e la sopraffazione da parte dei nuovi modi di produzione tipici del Capitalismo rispetto alla produzione pre-capitalista ormai giunta all’estinzione.

Nelle opere di Stravinskij, invece, emerge l’idea di un Antico che è piuttosto antecedente del passato dionisiaco e di quello germanico proposto l’uno da Nietzsche e l’altro da Wagner: ci troviamo infatti di fronte ad una dimensione tribale in cui l’uomo viene recuperato nella sua selvaggia purezza, non sono esenti sulla scena, quindi, scene di cannibalismo o l’uso di vestiti che si rifanno alle principali culture africane sub-sahariane.

Sulle tracce di Adorno

Per chi abbia voglia approfondire ed esplorare il mondo filosofico-sociologico di Theodor Adorno, consigliamo la lettura delle opere Dialettica negativa, Filosofia della Musica Moderna e Dialettica dell’Illuminismo disponibili presso la casa editrice Einaudi.

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