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Il 28 Luglio 2004 ci lasciava, all’età di sessantasei anni, Tiziano Terzani, uno dei giornalisti e scrittori più noti in Italia, che con il suo sguardo indagatore e il suo amore per il viaggio ha descritto gli orrori della guerra in Vietnam, la dissoluzione della Russia sovietica, l’occidentalizzazione dell’Asia e infine il suo ultimo viaggio, la ricerca di un rimedio ad un male incurabile che si trasformerà in una profonda indagine interiore.

Tiziano Terzani nasce a Firenze il 14 Settembre 1938. Nonostante i problemi economici della famiglia, riesce a diplomarsi al Liceo Classico, collaborando nel frattempo con un giornale come cronista sportivo. Laureatosi in Giurisprudenza a pieni voti nel 1961, viene assunto dalla Olivetti e decide di sposare Angela Staude, con cui condividerà tutta la sua vita ed i suo innumerevoli viaggi.

L’impiego alla Olivetti lo porterà a viaggiare prima in Europa, poi in Asia e infine in Sud Africa dove realizzerà il suo primo reportage, sulla politica di Apartheid, scrivendo per l’Astrolabio di Ferruccio Parri. Lasciato il lavoro in azienda, Terzani ottiene una borsa di studio per la Columbia University di New York in Affari internazionali. Contemporaneamente egli continua a scrivere per l’Astrolabio, raccontando le lotte civili in America e le proteste contro la guerra in Vietnam. In
America Terzani inizia a studiare la lingua cinese e ad interessarsi alla Cina maoista, tornato in Europa riesce a farsi assumere come corrispondente dal giornale tedesco Der Spiegel, grazie al quale può realizzare il suo sogno di vivere in Asia, dove trascorrerà quasi trent’anni della sua vita, finché non tornerà in Italia, nella sua casa in Orsigna (Pistoia), per compiere il suo ultimo viaggio.

“Più ci si guarda attorno, più ci si rende conto che il nostro modo di vivere si fa sempre più insensato. Tutti corrono, ma verso dove? Perché? Molti sentono che questo correre non ci si addice e che ci fa perdere tanti vecchi piaceri. Ma chi ha ormai il coraggio di dire: «Fermi! Cambiamo strada»? Eppure, se fossimo spersi in una foresta o in un deserto, ci daremmo da fare per cercare una via d’uscita! Perché non far lo stesso con questo benedetto progresso che ci allunga la vita, ci rende più ricchi, più sani, più belli, ma in fondo ci fa anche sempre meno felici? Non c’è da meravigliarsi che la depressione sia diventata un male tanto comune. È quasi rincuorante. È un segno che dentro la gente resta un desiderio di umanità.”

Un indovino mi disse: cronaca di un viaggio insolito

Una delle maggiori opere per cui viene ricordato Tiziano Terzani, è senza dubbio Un indovino mi disse, pubblicato a Milano nel 1995. Questo libro nasce come racconto dell’anno (il 1993), in cui il giornalista toscano ha viaggiato per tutto il sud est asiatico, partendo dalla sua casa in Thailandia, fino in Europa e viceversa, senza prendere alcun volo, a causa della profezia di un indovino di Hong Kong, che lo aveva messo in guardia dal prendere aerei per tutta la durata dell’anno.

Il viaggio che decide di intraprendere Terzani non nasce solamente dalla volontà dello scrittore di non sfidare la sorte, ma si rivela anche un’occasione per rompere la monotonia di una vita abituata alle comodità che offre la tecnologia odierna. Un’opportunità di cambiare la prospettiva, conoscere aspetti dell’Asia, del popolo asiatico ma anche di sé che la vita sempre più frenetica non aveva permesso di cogliere. Il contesto in cui avviene ciò è quello dei primi anni ’90, il periodo in cui il fenomeno della globalizzazione vede l’inizio di un’intensificazione che continua tutt’ora, l’epoca dei boom economici in Asia (fino alla crisi del 1997) e della corsa verso la modernità.

Terzani viaggia attraverso la Thailandia, il Vietnam, la Cambogia, la Mongolia, la Cina, il Laos e la Birmania, documentando con il proprio sguardo e la propria penna la corsa frenetica verso l’occidentalizzazione asiatica, le contraddizioni di società passate attraverso il colonialismo, le guerre e le rivoluzioni, che hanno provocato la perdita inesorabile delle tradizioni, soppiantate da un desiderio di rivalsa e ricchezza.

Lo scrittore quasi per gioco, decide di visitare in ogni paese un indovino, utilizzando questi incontri come uno specchio per descrivere quei luoghi in cui, nonostante il “buio” portato dalla modernità, sopravvivono ancora oggi flebili tracce di riti e superstizioni che accompagnano e spesso condizionano la vita delle popolazioni asiatiche, sospese tra tradizione e modernità.

“Fu una splendida decisione e l’anno 1993 è finito per essere uno dei più straordinari che io abbia passato: avrei dovuto morire e sono rinato. Quella che pareva una maledizione s’è dimostrata una vera benedizione.”

Il turismo lento

Attraverso la sua scelta, Terzani ha riscoperto le distanze, l’importanza del tempo e soprattutto scorci di vita che spesso vengono ignorati nei viaggi convenzionali, dove ciò che importa è la meta e non il percorso. Oggigiorno la pratica del turismo lento o “slow travel”, sta tornando di moda anche in Italia, permettendo ai viaggiatori di muoversi con maggiore libertà, avere meno impatto negativo sull’ambiente e scoprire borghi e luoghi non colpiti dal turismo di massa, favorendo così la crescita dell’economia locale.

Seguendo l’esempio di Tiziano Terzani, oggi è persino possibile muoversi tra continenti in modo “lento” poiché il fenomeno si sta diffondendo in tutto il mondo, offrendo la possibilità ai viaggiatori di vivere appieno l’esperienza del viaggio e di entrare in contatto con la cultura locale, cambiando la prospettiva del proprio sguardo, riscoprendo il mondo e sé stessi.

 

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