Tre storie appassionanti di tre donne appassionate. Una la passione in comune: la scienza.
Così è cominciato l’incontro organizzato dall’Università di Camerino, il cui scopo era appunto quello di ricordare le storie di tre donne che si sono sapute distinguere nell’ambito scientifico. Una storia per ricordare, una per comprendere ed una per costruire.
Le ricerche ci mostrano come solo il 28% dei ricercatori mondiali di oggi sia donna. Un numero che fa riflettere e che deve essere aumentato, soprattutto lavorando sulla valorizzazione del merito. Non si tratterebbe di una manovra positiva solamente per le donne impegnate in campo scientifico, ma sarebbe un ricavo ed una spinta per l’economia mondiale. I dati ci dicono che questa percentuale è destinata a mutare nei prossimi centootto anni e ciò ci porterà a colmare il gap che si cela dietro questo 28%. Non si possono però attendere centootto anni: dobbiamo superare lo stereotipo che ci porta ad affermare con assoluta certezza che la scienza non sia donna e che le donne non possano dunque fare ricerca. Il fisico ed il chimico non sono lavori prettamente maschili, così come la maestra non è un’occupazione esclusivamente femminile.
Gli stessi Stati Uniti d’America nella loro lista dei diciassette obiettivi da raggiungere per lo sviluppo sostenibile hanno inserito l’aumento dell’occupazione femminile.
Per ricordare
La prima storia è quella di una donna a cui non venne riconosciuto il merito dovuto: Rosalind Franklin.
Rosalind nasce a Londra nel 1920 da una famiglia ebraica. Appassionata di scienze, chimica e matematica fin da giovane riesce a vincere diverse borse di studio fino a quando accede all’università di Cambridge ed inizia ad interessarsi alla struttura dei cristalli.
Presto si inserisce in un gruppo di ricerca insieme ai noti Watson e Crick che però la vedono solo come un’assistente. Nasce un doloroso rapporto-scontro con i colleghi uomini, soprattutto con Watson, dovuto al desiderio maschile di prevalere. Quando si arriva alla pubblicazione della scoperta della doppia elica del DNA (che valse un Nobel ai colleghi Watson e Crick) il riconoscimento che le si sarebbe dovuto attribuire purtroppo non venne ed anzi, a causa delle radiazioni pericolose delle ricerche effettuate Rosalind si ammalò di cancro e morì alla giovanissima età di trentotto anni. Quello di Rosalind fu un amore viscerale e disinteressato per la scienza, tanto che ella continuò a lavorare anche dopo che le fu diagnosticato il cancro. La sua storia va ricordata perché ci insegna a non darsi per vinti anche quando tutto sembra remarci contro e soprattutto ci insegna che in campo scientifico non esiste un sesso migliore dell’altro: la conoscenza e la competenza vanno riconosciute per quello che sono.
Per comprendere
La seconda è invece la storia di una grande informatica: Margaret Hamilton. Grazie a lei è stato possibile rendere reale quello che sembrava essere solo un grande sogno, l’atterraggio sulla luna. Armstrong stesso in un’intervista ha detto che senza lei l’allunaggio non sarebbe stato possibile. Il 20 luglio del 1969 la navicella di Neil Armstrong ebbe qualche problema tecnico durante la fase d’atterraggio: l’intervento di Margaret non solo permise di portare a termine la missione, ma ha anche contribuito allo sviluppo dei moderni sistemi operativi. Il contributo che Margaret Hamilton ha dato alla scienza a portato alla nascita della cosiddetta “ingegneria del software”. Il 22 Novembre del 2016 Margaret Hamilton ha ricevuto dall’allora Presidente degli Stati Uniti Barak Obama, la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza che possa essere data ad un civile americano, per il suo fondamentale contributo nelle missioni Apollo.
Per costruire
L’ultima storia è quella di Serena, ex studentessa dell’Università di Camerino. Da sempre interessata all’ambito della tecnologia, Serena ha potuto fare un’esperienza in azienda arrivando a toccare con mano il mondo dell’energia. Ha affermato di “studiare cose che non esistono”, poiché la scienza dà la possibilità di guardare oltre il confine, di immaginare soluzioni che oggi non ci sono. Il suo interesse è rivolto principalmente agli algoritmi applicati all’ottimizzazione energetica.
Serena ora si trova in Belgio dove ha vinto una borsa di studio per completare il suo dottorato. L’augurio che Passaggi le fa, ed in generale l’augurio dell’intero mondo della scienza, è che possa non perdere mai la sua passione e dare vita a qualcosa di utile e unico di cui si continuerà a parlare nel corso del tempo.