Donne, divieti e libertà
Appelli per bandire la maternità surrogata, divieto di prostituzione, pene aumentate e percorsi obbligati per uscire dalla violenza di genere: sempre più spesso in Italia, nel dibattito pubblico intorno a temi vivi e controversi come quelli che riguardano i corpi delle donne e la loro libertà, viene invocata la necessità di punire, o di aumentare le pene, per difendere la dignità femminile. Ma quando cede alla tentazione del divieto e del reato, il femminismo non fa altro che cadere a sua volta nella trappola populista e proibizionista, tradendo la propria vocazione liberatoria.
E invece può essere ancora rivoluzionario: nel mondo, in cui questa parola ha forse dato i suoi maggiori risultati, e ancora più qui, nel nostro paese, dove il sistema dei diritti – pur non perfetto – ha compiuto notevoli passi avanti, questa parola può ritrovare il suo significato, evocando il senso di libertà e di emancipazione non solo per le donne, ma anche per quegli uomini che vogliono crescere come cittadini consapevoli.
Cecilia D’Elia, assessore alle politiche sociali e sanitarie a Roma, si è da sempre interessata ai diritti delle donne, curando libri, riviste e blog sull’argomento.
Giorgia Serughetti scrive di donne, migrazioni, asilo. È autrice di Uomini che pagano le donne. Dalla strada al web, i clienti nel mercato del sesso contemporaneo (Ediesse 2013).