Da quando è intervenuto a Passaggi Festival nel 2016, in occasione della consegna del Premio Andrea Barbato per il giornalismo e della presentazione del suo saggio Le ultime 18 ore di Gesù, con una lectio magistralis sulla figura storica e umana di Cristo, Corrado Augias ha scritto già altri due libri: un’esplorazione colta dell’antica Bisanzio (I segreti di Istanbul. Storie, luoghi e leggende di una capitale, Einaudi, 2016) e una lettera d’amore, tra passione civile e personalissima nostalgia, alla sua patria (Questa nostra Italia. Luoghi del cuore e della memoria, Einaudi 2017).
Prolifico e instancabile come sempre, oggi questo volto noto della tv e grande intellettuale italiano compie 84 anni, la maggior parte dei quali spesi a servizio di una riflessione continua sulla nostra società e della divulgazione culturale, quest’ultima puntualmente affrontata con estremo garbo e straordinaria chiarezza espositiva.
Nato a Roma in una famiglia di origini ebraiche, Augias comincia, non ancora trentenne, a scrivere per il teatro d’avanguardia, per poi passare, alla fine degli anni Sessanta, alla carta stampata. Dopo aver raccontato, su Panorama, i cambiamenti sociali seguiti alla rivoluzione del Sessantotto, viene scelto come corrispondente dagli Stati Uniti per la nascente redazione del quotidiano La Repubblica, nel 1976.
Il suo debutto televisivo avviene, con notevole consenso di pubblico, nel 1987 con Telefono giallo, un format importato dalla televisione tedesca incentrato su casi di cronaca nera rimasti irrisolti. Tra i suoi numerosi programmi radicati nel nostro immaginario, tutti rigorosamente in onda su Rai Tre, ricordiamo I Visionari, dedicato ai pensatori e agli scienziati che hanno cambiato la Storia, e il più recente Quante Storie, che vede la partecipazione, in qualità di critica letteraria, di Michela Murgia. Lo scorso dicembre Augias ha debuttato con Città segrete, rielaborazione per la tv dei suoi saggi dedicati ai segreti delle più importanti città del mondo (tra queste, Londra, Parigi, Roma).
Come autore di gialli, Augias ha inventato, insieme alla moglie Daniela Pasti, il personaggio del detective Giovanni Sperelli, fratello di quell’Andrea di dannunziana memoria e protagonista di una trilogia (Quel treno a Vienna–Il fazzoletto azzurro-L’ultima primavera) di grande successo, più volte ripubblicata da Mondadori e Rizzoli.
Pur essendo ateo, Augias ha da sempre nutrito enorme interesse per lo studio delle religioni, in particolare per le figure di Gesù e Maria, alle quali ha dedicato due inchieste che hanno suscitato divisione e ammirazione in ugual misura. Insieme a Remo Cacitti, docente dell’Università di Milano, ha scritto Inchiesta sul Cristianesimo. Come si costruisce una religione (2008), sull’evoluzione della storia cristiana, e insieme e a Vito Mancuso Disputa su Dio e dintorni (2010) intorno al rapporto, di insolubile complessità, tra potere spirituale e potere temporale.
A Fano, Augias ricevette il Premio Barbato dalle mani da Nicola Barbato, figlio dell’indimenticato giornalista di Rai 3 scomparso nel 1996: furono proiettate nel maxischermo di piazza delle belle immagini di vita familiare e professionale di Andrea Barbato, molte delle quali insieme ad Augias, di cui era collega e amico.