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I lettori accaniti lo sanno: la lettura è un atto d’amore. I libri ci regalano storie che entrano a fare parte del nostro vissuto, ci insegnano lezioni importanti e ci permettono di visitare tutti i paesi del mondo, pur rimanendo spaparanzati sul divano di casa.
Se una storia ci prende, allora iniziamo a provare empatia per i personaggi. Supportiamo il nostro eroe o la nostra eroina e pilotiamo il nostro odio verso l’antagonista.
Il meglio poi arriva quando cominciamo a intavolare discorsi su discorsi con i personaggi che sentiamo più vicini a noi.
Lettura, realtà e fantasia si fondono
Il segreto è che non siamo solo noi a immergerci nella lettura è anche la lettura stessa che sceglie di entrare prepotentemente nelle nostre vite.
I personaggi che hanno lasciato in noi un segno indelebile non scompaiono quando si esauriscono le pagine materiali di un libro, ma continueranno sempre a fare parte del nostro vissuto.
È stato lo scrittore e psicologo Charles Fernyhough a coniare l’espressione di experiential crossing, un fenomeno scientificamente accertato che ci spiega proprio tutti quei dialoghi che hanno luogo tra noi e i nostri personaggi del cuore.
È una tendenza innata dell’uomo a trasfigurare nel reale figure che appartengono all’universo della finzione letteraria.
Lettura: emozioni su emozioni
A chi di noi non è mai capitato di non volersi avviare verso la fine della lettura di un romanzo perché ci siamo sentiti ormai parte integrante di quella storia?
Quanti hanno interrotto la lettura di un libro solo perché non volevano che la storia finisse?
E ancora, quanti hanno versato calde lacrime totalmente persi nella tempesta emotiva che solo una buona storia può suscitare?
Tra i tanti momenti toccanti che ci hanno donato le letture, si pensi, ad esempio, alla morte del tenero cagnolino di Auggie in ‘Wonder’ di R.J. Palacio, alla dolorosissima sconfitta di Augustus nella battaglia contro il cancro in ‘Colpa delle stelle’ di John Green, alla scomparsa della dolce Beth in ‘Piccole Donne’ di Louisa May Alcott e ancora, alla morte del giovanissimo Nemecsek ne ‘I ragazzi della via Pal’ di Ferenc Molnàr.
Il valore inestimabile delle parole
Una buona storia ci costringe a immaginare le reali fattezze di un personaggio, tant’è che alle volte si rimane delusi quando si assiste alla trasposizione su grande schermo di un romanzo particolarmente amato.
Pochi sono gli adattamenti cinematografici che hanno saputo rendere giustizia alla bellezza senza tempo delle parole su carta.
La vera magia nasce nel momento in cui la voce dei nostri beniamini rimane con noi per un tempo molto lungo che supera quello impiegato per la lettura del libro.
Come ci ha spiegato Charles Fernyhough, si tratta di un fenomeno che può originarsi unicamente dall’approccio alla lettura, poiché essa riporta in modo concreto quella che è l’interiorità dei personaggi, esercitando sulle persone un’influenza importantissima.
La contemporaneità dell’antico
Come è stato possibile che opere letterarie di migliaia di anni fa siano sopravvissute fino ad arrivare alla nostra modernità?
Perché ancora oggi continuiamo a leggere le avventure epiche dei mitici Achille e Odisseo provando per loro lo stesso senso di ammirazione ed invidia che provano gli antichi greci?
Come ci dice Italo Calvino:” Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. È questo il segreto dell’Iliade, dell’Odissea e di tantissimi altri scritti che noi oggi consideriamo “classici”.
Essi non hanno smesso di trasmettere il loro messaggio con la morte di Omero (ammettendo che egli sia esistito veramente) o quando l’età ellenistica ha soppiantato l’età della Grecia classica.
Il loro contenuto ha valore proprio perché i personaggi che fanno parte di queste storie sono capaci di instaurare un dialogo anche con l’uomo del XXI secolo.
Il fenomeno dell’experiential crossing dunque, ci aiuta a serbare il valore di queste opere così che possano costituire una ricchezza anche per chi si riserba la fortuna di leggerle in un futuro più o meno prossimo.