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La notizia della decisione presa mercoledì scorso dalla prefettura di Milano di assegnare una scorta di due uomini alla Senatrice Liliana Segre, è stata accolta con sgomento dall’opinione pubblica e ha suscitato numerose manifestazioni di solidarietà da parte sia delle più alte cariche istituzionali sia della gente comune.
La Segre, divenuta poco meno di due anni fa Senatrice a vita per precisa volontà del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (il quale motivò la scelta sottolineando i suoi «altissimi meriti nel campo sociale»), riceve quotidianamente centinaia di messaggi a contenuto antisemita, insulti e minacce alla sua incolumità: è per questa ragione che si è reso necessario attuare misure concrete volte alla sua tutela.
Una vita spesa per la memoria e per la libertà
Orfana di una madre persa ancor prima di compiere un anno di vita, Liliana Segre, ebrea di famiglia laica, fu espulsa da scuola a causa delle leggi razziali nel 1938, quando aveva appena otto anni.
Offesa dall’indifferenza di compagni e insegnanti, dovette, qualche anno dopo, affrontare la deportazione e la perdita del padre Alberto che morì nell’aprile del 1944 ad Auschwitz.
Sopravvissuta all’esperienza concentrazionaria, una fra soli venticinque reduci dei 776 bambini e ragazzini italiani deportati, ha dedicato la sua vita a trasformare la ferita, terrifica e non rimarginabile, della Shoah in instancabile testimonianza a prevenzione del ricorso storico, della ricomparsa del baratro morale.
Liliana Segre, Premio Passaggi 2018
L’anno scorso la senatrice è intervenuta al festival Passaggi per ricevere il Premio Passaggi 2018, riconoscimento che ogni anno il comitato scientifico riserva a personalità meritorie per l’integrità personale e per il significato assunto dalla loro attività di promozione dei valori di umanità e giustizia sociale.
In quell’occasione Liliana Segre aveva conversato con Bianca Berlinguer sul suo passato di bambina discriminata e sul suo presente di donna impegnata nella conservazione della memoria calpestata dal tempo e nella costruzione di una società libera da chiusure e razzismi.
La solidarietà di Passaggi Festival a Liliana Segre
Giovanni Belfiori, direttore di Passaggi, appresa la notizia della decisione della prefettura di metterla sotto scorta, ha inviato alla Senatrice un messaggio di solidarietà, anche a nome del comitato scientifico e dello staff del festival: «Cara Liliana, mi permetto di scriverti per dirti che il nostro bene, il bene dell’Italia e dell’Europa intere, e anche il grande bene del piccolo gruppo di Passaggi Festival, saranno la vera barriera contro l’odio e soprattutto la stupidità di chi si sente “grande” minacciando te».
A queste parole è affidata l’affettuosa gratitudine che ci lega all’esempio di dignità che Liliana Segre ha sempre incarnato per il nostro Paese e alla lezione di coraggio che ha condiviso con il pubblico del nostro festival una notte di fine giugno di un anno fa.