Meredith e i mancati colpevoli
Non la solita inchiesta di cronaca nera, ma una riflessione sulle incongruità del sistema giudiziario italiano
Meredith Kercher è stata assassinata la sera del 1º novembre 2007 nell’appartamento che condivideva con altre tre ragazze, una statunitense e due italiane. Da allora i nomi di Amanda Knox, Raffaele Sollecito, Patrick Lumumba, Rudy Guede sono rimbalzati per anni su telegiornali e articoli di giornale che seguivano i vari gradi del processo. Rudy Guede, che ha optato per il rito abbreviato, è stato definitivamente condannato per concorso in omicidio e violenza sessuale il 16 dicembre 2010. Raffaele Sollecito e Amanda Knox nel 27 marzo 2015 vengono assolti dalla Suprema Corte dall’accusa di omicidio «per non aver commesso il fatto», giustificando questa assoluzione senza rinvio con una sostanziale mancanza di indizi sufficienti a supportare la loro colpevolezza. La legge italiana prevede, per i delitti in concorso, che se uno o più dei concorrenti viene assolto, il rimanente o i rimanenti restino comunque colpevoli.
“Roberta Bruzzone, psicologa forense, criminologa investigativa ed esperta in Criminalistica applicata all’analisi della scena del crimine, docente di Criminologia, Psicologia investigativa e Scienze forensi presso l’Università LUM Jean Monnet di Bari, svolge da anni attività di docenza sulle forme criminali emergenti con particolare riferimento ai rischi che si corrono online. È consulente tecnico nell’ambito di procedimenti penali, civili e minorili e si è occupata di molti tra i principali delitti avvenuti in Italia. È presidente dell’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi (AISF – www.accademiascienzeforensi.it) e docente accreditato presso gli istituti di formazione della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. È vicepresidente dell’Associazione “La caramella buona ONLUS”, che si occupa di sostenere le vittime di pedofilia. Svolge inoltre attività di docenza specialistica in numerosi master e corsi di perfezionamento universitari. Nel 2016, con l’avvocato Emanuele Florindi, ha scritto Il lato oscuro dei social media.”