Il terzo incontro della rassegna Europa/Mediterraneo ha ospitato Zdravka Evtimova, una scrittrice bulgara. Aiutata dalla traduttrice Clara Nubile, ha presentato in inglese il suo libro “La donna che mangiava poesie” (Besa Editore). È intervenuta anche Katia Migliori, critica letteraria. L’incontro si è svolto sabato 29 giugno alla Chiesa di San Francesco.
Il commento di Katia Migliori
“La donna che mangiava poesie” si articola in undici racconti, ambientati in Bulgaria. La prima a prendere la parola è stata Katia Migliori, che ha introdotto il libro con un suo breve commento. Ha spiegato che quella della Bulgaria è una dimensione fatata e miserabile. Spiccano il giallo feroce dei campi e il colore della polvere. Vige un senso di contraddizione e di opposizione. Si tratta di una sorta di “realismo magico in chiave bulgara” in cui prevale l’uso dell’ironia e del sarcasmo. Katia Migliori ha definito la scrittura dell’autrice potente, scarna e ruvida. Ha aggiunto che due elementi molto presenti sono la sensualità femminile e la fatalità. L’evento è visto come accadimento improvviso e imprevedibile. Ha concluso affermando “Ѐ una magia che corrode il corpo e il cuore”.
C’è bisogno di felicità
È poi intervenuta l’autrice. Ha iniziato alzandosi in piedi, in segno di rispetto. Sin dalle prime parole, ha ricevuto calorosi applausi dal pubblico. Ha raccontato il suo mestiere. Lavora dieci ore al giorno traducendo dal bulgaro all’inglese o viceversa. Per lei scrivere è respirare, non può farne a meno. Crede che la missione della scrittura sia dire la verità in modo onesto. Quando scrive, lo fa con amore. Prova questo sentimento per tutti i personaggi, anche i più odiosi. C’è anche un dolore nel raccontarli. Sostiene che il compito dello scrittore sia quello di restringere il territorio della sofferenza e ampliare quello della felicità. Infatti, spiega, nel mondo c’è tanta sofferenza e tanto bisogno di felicità. Scrive dunque con uno scopo ben preciso: rendere i suoi lettori più consapevoli e più felici. La sofferenza, secondo lei, è transitoria. È solo una fase, un passaggio necessario al raggiungimento della felicità.
L’autrice racconta la Bulgaria
La vita in Bulgaria è più difficile di quella in Italia. Zdravka Evtimova era insegnante di inglese in una scuola di ragazzini zingari, poco interessati allo studio. Ha deciso allora di proporre loro il teatro. Nessuno credeva che sarebbero riusciti a rappresentare un’opera di Shakespeare. In realtà sono stati molto ispirati e hanno recitato in lingua inglese. All’inizio non capivano ciò che stavano dicendo, poi lei ha tradotto in bulgaro per loro. Hanno recitato con il cuore. Alla fine dello spettacolo tutti i genitori erano entusiasti. Le hanno detto che per lei avrebbero rubato qualsiasi cosa. Lei, buttandosi in ginocchio, li ha pregati di non rubare e di educare bene i loro figli. L’autrice ha spiegato che la Bulgaria è un paese bellissimo e gli abitanti sono persone buone, anche se spesso sono arrabbiati. L’incontro si è concluso con la lettura di un brano tratto dal libro e con un fragoroso applauso del pubblico.