Mercoledì 26 Agosto, nella magica cornice dell’Ex Chiesa di San Francesco, si è conclusa la prima serata del festival con la pièce teatrale La caduta della luna: una pièce intorno a Leopardi e Fellini, soggetto e sceneggiatura di Carolina Iacucci, regia di Carolina Iacucci e Sebastiano Valentini con Irene Guidi, Sebastiano Valentini e Tommaso Rizzitelli. Si tratta  della prima opera prodotta da Passaggi.

Il provincialismo in Leopardi e Fellini

Lo spettacolo, sin dalle prime battute, offre degli spunti di riflessione interessanti su svariati temi che accomunano due grandi personaggi della storia italiana: Leopardi e Fellini. Attraverso un brillante monologo viene affrontato il tema del provincialismo, incarnato dalla città di Rimini e di Recanati. Sia il regista romagnolo che il poeta marchigiano, annoiati dal proprio luogo di origine hanno deciso di abbandonarlo, ma hanno forse continuato a portare dentro di sé quella sorta di immobilismo tipico delle piccole province, seppur ad un livello più astratto.

La luna e/o la sfera onirica

Con il tema dell’immobilismo, viene presentato il terzo protagonista dei quest’opera: la luna. Due giovani estimatori, l’uno di Fellini e l’altra di Leopardi, dialogano proprio sul restare immobili, come la luna che non cambia mai. Sia il regista che il poeta sono due scrutatori di luna che non vogliono essere svegliati. Entrambi amano la sfera del sogno, di tutto ciò che è lontano e irreale, perciò amano la luna, che rimanendo fissa in cielo diventa “altro”, un testimone con cui confrontarsi ma che non può e non deve rispondere. Leopardi sa che essa non può comunicare, eppure la interroga poiché non è altro che lo specchio di sé. Egli arriva addirittura a prendersela con lei, come fosse una donna che lo respinge, una madre da cui egli vorrebbe tornare, per conoscere l’origine della propria esistenza.

Esistenzialismo e fuga dal reale

Nel film La voce della luna, Fellini descrive la cattura della luna in un paese completamente inventato. Un paesano coglie l’occasione per interrogare la luna riguardo l’origine della propria esistenza, come un figlio farebbe con la propria “madre lunatica”. Leopardi addirittura fa dialogare la terra e la luna nelle sue Operette morali, il trionfo dell’incomunicabilità in cui la luna schernisce la terra per le sue domande esistenziali: «Se hai caro d’intrattenerti in ciance, e non trovi altre materie che queste; in cambio di voltarti a me, che non ti posso intendere, sarà meglio che ti facci fabbricare dagli uomini un altro pianeta da girartisi intorno, che sia composto e abitato alla tua maniera.». Come Fellini inoltre, anche il poeta marchigiano aveva già raccontato della caduta della luna, nella sua opera Odi, Melisso. La caduta ovviamente avviene solo in sogno, anzi un incubo spaventoso, poiché la sfera che prima appariva bella e perfetta, avvicinandosi diventa sempre più grande e imperfetta, insomma reale. Il regista e il poeta sfuggono quindi dalla realtà, vogliono rimanere bambini e continuare a sognare. Proprio nel mondo onirico infatti, essi trovano il loro spazio, poiché «i desideri devono restare in cielo, lontani da noi, guai ad imprigionare la luna in un secchio.»

Conclusioni

Per concludere, il numeroso pubblico presente all’interno dell’ex Chiesa di San Francesco ha potuto apprezzare l’originalità dell’opera e la bravura degli attori che con estrema naturalezza hanno affrontato temi complessi come quelli presentati. Si può parlare di un grande successo insomma per Carolina Iacucci, che ne ha curato la regia insieme a Sebastiano Valentini, sul palco con Irene Guidi e Tommaso Rizzitelli. l’opera teatrale avevano già ottenuto il prestigioso patrocinio da parte di Fellini 100.

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